San Marino. CSdl: ‘Dalla crisi si esce con politiche di sviluppo’

San Marino. CSdl: ‘Dalla crisi si esce con politiche di sviluppo’

Dalla crisi si esce con politiche di sviluppo ed equità, non con i tagli indiscriminati

di Giuliano Tamagnini – Segretario Generale CSdL

Non possiamo accettare la ricetta prescritta dalla delegazione del Fondo Monetario Internazionale, che si basa unicamente su tagli indiscriminati allo stato sociale, agli stipendi, alle pensioni. Questa ricetta, la stessa che viene propinata ai vari paesi europei e del mondo, sta portando al fallimento degli stati, al crollo delle economie, all’impoverimento di larghi strati della popolazione.

Abbassando i diritti e le condizioni socio-economiche dei lavoratori, si alimenta la recessione, riducendo la capacità di spesa dei cittadini, che è la linfa che tiene viva l’economia. Il FMI parla di tagli al bilancio pubblico per una somma stimata in circa trenta milioni di euro. Di economie nella Pubblica Amministrazione, in realtà se ne possono fare anche di più, attraverso un’azione efficace e mirata sugli sprechi e le spese ingiustificate.

Un’attenzione particolare in tal senso va rivolta agli appalti e alla assegnazione delle opere pubbliche a soggetti privati. Vi è una gestione molto allegra degli appalti, dato che sistematicamente si verificano grandi scostamenti di spesa tra i preventivi presentati in sede di assegnazione, e la spesa finale. Com’è possibile che le somme previste finiscano per raddoppiare, triplicare e via dicendo? Peraltro, vanno anche accertate le responsabilità di queste abnormi lievitazioni delle spese.

Come da copione consolidato, la ricetta del FMI prescrive anche tagli allo stato sociale. Ma se tanti cittadini riescono a reggere il violento impatto della crisi, è proprio grazie all’ombrello sociale che, a prezzo di dure lotte, è stato possibile prima conquistare e poi consolidare. È una conquista a cui non siamo assolutamente disposti a rinunciare. Anzi, lo stato sociale va ulteriormente consolidato e incrementato a favore di chi versa in maggiori difficoltà, fatta salva l’esigenza di eliminare sprechi, inefficienze e razionalizzare la spesa.

Non possiamo diminuire la democrazia sociale perché le banche hanno bruciato grandi risorse. E a questo proposito, se le banche si sono risollevate, è perché hanno usufruito di consistenti iniezioni di denaro pubblico da parte degli Stati, compreso quello sammarinese; in sostanza, i cittadini si sono fatti carico di debiti di cui non avevano e non hanno nessuna responsabilità.

Altrettanto inaccettabile è la pretesa del FMI di tagliare le pensioni. I lavoratori dipendenti hanno maturato un fondo di sicurezza che mette al riparo i fondi pensione per i prossimi anni. Con le riforme degli ultimi anni al sistema pensionistico, queste risorse andranno ulteriormente ad aumentare. Non si deve assolutamente pensare di tagliare le pensioni, che sono risorse che appartengono unicamente ai lavoratori e ai pensionati. Semmai si può pensare a ridimensionare le pensioni d’oro, che ammontano però a poche decine, ma tutte le altre non devono subire tagli. Naturalmente, resta l’esigenza di mantenere nel tempo un punto di equilibrio nel rapporto tra il numero di persone che lavorano e i pensionati, nonché fra quanto versato e quanto percepito anche per quelle categorie di lavoro autonomo che attualmente beneficiano del ripianamento da parte del bilancio pubblico e dei fondi di riserva di rischio dell’ISS. Peraltro, proprio i fondi pensioni rappresentano oltre la metà dei capitali di riserva delle banche, dato che sono depositati negli istituti di credito sammarinesi. Se le banche reggono, in sostanza, è in gran parte proprio grazie alle risorse del fondo pensioni dei lavoratori dipendenti.

La strada per uscire dalla crisi non è dunque quella dei tagli lineari. Noi crediamo nelle politiche di sviluppo, ovvero politiche attive per allargare la base economica, creando le condizioni perché imprese dell’economia reale siano incentivate ad investire a San Marino. A tale scopo, non si deve escludere l’ipotesi di un indebitamento dello Stato, a favore di un piano straordinario di investimenti, per dare lavoro a chi lo ha perso e ai giovani senza prospettive, facendo ripartire l’economia e i consumi interni. Occorre uscire dalla black list, e allargare il quadro dei rapporti internazionali, senza limitarsi ai soli rapporti l’Italia, attualmente unico partner economico-commerciale di San Marino.

Con la delegazione FMI si è parlato anche di riforma tributaria. Ricordiamo che lo scorso anno era stato raggiunto un primo testo il cui equilibrio era stato stravolto in Commissione Finanze da un blitz che l’aveva completamente sbilanciato a favore degli interessi delle categorie del lavoro autonomo. Solo con il risoluto intervento della CSU, il testo era stato riportato ad una situazione di maggiore equilibrio; ma come tutti sanno, il progetto di legge non è stato approvato, a causa della crisi di Governo poi sfociata nelle elezioni politiche dello scorso novembre. Ora, non vorremmo che nel confronto che dovrà riaprirsi sulla riforma del fisco, l’Esecutivo voglia ripartire proprio da contenuti simili a quelli usciti dalla Commissione Finanze, andando a colpire i lavoratori già profondamente provati dalla crisi e non rispondendo alla necessità di equità e giustizia sociale.

6 marzo 2013

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