San Marino. CSdL: “La sentenza nel processo per Banca Cis, primo passo per conoscere chi ha creato tutti i dissesti bancari”

San Marino. CSdL: “La sentenza nel processo per Banca Cis, primo passo per conoscere chi ha creato tutti i dissesti bancari”

La CSdL chiede alla Segreteria Finanze di sbloccare gli stipendi congelati dei dipendenti della ex Tamagnini Infissi.

“Nei giorni scorsi – ricorda in un comunicato la CSdL -,  è stata resa nota la sentenza di primo grado relativa al processo per Banca CIS. Per i giudici si è trattato di una vera e propria truffa che ha coinvolto i fondi pensionistici investiti in questa banca. L’argomento è stato affrontato dal Segretario Confederale William Santi nell’ultima puntata di “CSdL Informa“.

“La truffa ai danni del fondo pensioni e in generale la cattiva gestione di Banca CIS – ha affermato –  hanno prodotto un ammanco di circa 300 milioni, che andranno ad aumentare ulteriormente il già colossale debito pubblico accumulato dallo Stato, con il rischio che si finirà per chiedere alla popolazione di fare altri sacrifici per rientrare anche di queste somme.

Da parte del Giudice di primo grado la responsabilità della truffa è stata attribuita all’ex Direttore Daniele Guidi, che ha subito una condanna a 5 anni e 10 mesi di prigionia: le motivazioni della sentenza non sono ancora note, ma pare che i titoli sottostanti agli investimenti dei fondi pensione fossero stati dati in garanzia anche ad altri investitori. In ogni caso, si è trattato di un grave reato penale.

Oltre ad avere accertato questo illecito con la sentenza di primo grado, è ora che si sappia anche chi ha creato tutti i dissesti delle banche, ovvero le responsabilità di chi ha concesso prestiti con troppa leggerezza ed individuando chi non li ha restituiti.

Sappiamo da molto tempo che la grandissima parte di debito pubblico che il nostro paese ha sulla groppa è determinato dai dissesti bancari; un debito che produce anche una enorme mole di interessi, in particolare quello contratto con i titoli di debito esteri. Basti pensare che il Governo si accinge a rifinanziare questo debito con una previsione di spesa, solo per tutti gli interessi da corrispondere, di oltre 30 milioni di euro in un anno. La sentenza di primo grado nel processo per Banca CIS deve essere solo il primo passo nella ricerca della verità, rispetto a chi ha finito per mettere un cappio al collo ai cittadini onesti del nostro paese.”

All’interno della situazione di Banca CIS, si colloca anche la vicenda dei crediti maturati dagli allora dipendenti della ex Tamagnini Infissi, sulla quale si è soffermato il Segretario della FULI-CSdL Agostino D’Antonio.

Dopo il fallimento della stessa azienda, l’immobile e i beni aziendali sono stati venduti dal curatore fallimentare e le somme ricavate erano state a suo tempo depositate in Banca CIS, tra le quali le retribuzioni non percepite dai lavoratori ex dipendenti. Queste risorse ora sono congelate, e quindi non sono nella disponibilità dei lavoratori che ne avrebbero diritto, e di cui hanno forte necessità. Ancora non è dato a sapere se queste risorse saranno smobilizzate nel 2027, oppure svincolate addirittura nel 2032.

“Su Banca CIS – ha commentato Agostino D’Antonio – i riflettori sono puntati anche da oltre confine. Se ne parla ad esempio sul sito di Milano Finanza, che qualche giorno fa in un comunicato stampa ha ripreso l’impegno assunto dal Segretario di Stato per le Finanze di iniziare ad erogare una parte di queste risorse bloccate entro i primi di giugno. Questa attenzione anche dall’esterno rende questa pagina ancora più preoccupante e lesiva dell’immagine per il nostro paese.

Noi chiediamo un impegno alla stessa Segreteria di Stato alle Finanze affinché, attraverso uno specifico provvedimento, consenta in tempi brevi l’erogazione delle somme che spettano a questi lavoratori.

Da parte nostra esprimiamo solidarietà, oltre che ai lavoratori della ex Tamagnini Infissi per il loro diritto di precedenza ancora non riconosciuto, anche ai correntisti di banca CIS, in particolare i piccoli risparmiatori che versano in stato di difficoltà e non hanno altre risorse a cui attingere per le loro necessità essenziali.

In questo contesto va ricordato il ruolo fondamentale che svolge il Fondo Servizi Sociali che, grazie al contratto del settore industriale firmato nel 1998, ha iniziato ad erogare ai lavoratori che sono incappati in fallimenti aziendali una parte delle retribuzioni non percepite, svolgendo una importante funzione di sussidiarietà.

Dal 2003 e per gli anni successivi, la sezione industria del FSS ha erogato circa 3 milioni di euro ai lavoratori, di cui circa 2 milioni e 200 mila euro ai dipendenti le cui aziende sono fallite dall’inizio della crisi del 2008.

All’inizio era un fondo che cresceva, in quanto i fallimenti erano pochi; poi con il passare degli anni è notevolmente aumentato il numero delle imprese fallite, e questo ha avuto un certo impatto sulle risorse del FSS, tanto che i successivi contratti hanno dovuto prevedere stanziamenti straordinari. È una grande conquista ed un sistema che funziona, che va implementato e ulteriormente rafforzato.”

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