“Va affrontato in maniera più efficace il problema delle tante persone e famiglie in gravi difficoltà economiche per le conseguenze dell’emergenza sanitaria”.
Lo dice la Centrale sindacale unitaria, rimarcando in una nota che le misure previste nel decreto legge n. 91 sono “del tutto insufficienti”.
“Il grido d’allarme lanciato dalla Caritas pochi giorni fa – scrive il sindacato – conferma, qualora ce ne fosse stato bisogno, il sensibile aumento delle famiglie che si trovano in gravi difficoltà economiche e non riescono a far fronte a tutte le spese necessarie al loro sostentamento. L’impegno delle associazioni di volontariato è encomiabile e ci auguriamo che abbia sempre maggior vigore, ma non è accettabile che lo Stato rinunci a svolgere il proprio ruolo di tutela dei cittadini per demandarlo ad altri, altrimenti si travalica il principio di sussidiarietà”.
Per questi motivi, la Csu chiede nuovamente di “rivedere l’impianto del reddito minimo familiare affinché consenta a tutte le persone in difficoltà di far fronte a tutte le spese indifferibili”.
Inoltre, dichiara la Centrale sindacale unitaria, “chiediamo venga esteso a tutti i lavoratori del settore privato il diritto e il relativo trattamento economico, già riconosciuti ai dipendenti pubblici, di assentarsi volontariamente dal lavoro, pur condizionato al consenso del dirigente/datore di lavoro”, ad esempio “per accudire i figli che non frequentano la scuola; per far fronte a tali necessità non basta riconoscere il diritto ad assentarsi dal lavoro, ma anche la medesima indennità, pari al 50% del piede retributivo”.
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