La Repubblica di San Marino col trattato con l’Italia del 26 novembre 2009 e quello con la Unione Europea sull’euro del 27 marzo 2012 , si è autoesclusa dall’istituzione europea SEPA
ovvero la Single
Euro Payments Area (Area Unica dei Pagamenti in Euro).
Ritorna sulla Repubblica l’ombra del protettorato, arrivata nel 1862 con la prima convenzione Italo-sammarinese, ed eliminata solo nel 1971, grazie a Bigi e Moro.
Fu solo dopo il discorso di Carducci (1894) che San Marino riuscì a fare capolino oltralpe, molto faticosamente. Dapprima coi trattati di estradizione dei delinquenti con alcuni Stati (1899-1903), poi con l’ingresso in qualche organismo internazionale (agricoltura, poste).
In tre anni il disastro. San Marino ha dato all’Italia, lo Stato di cui è enclave, la propria rappresentanza in organismi di primaria importanza nella società moderna come il Sepa.
Un disastro.
Vien da pensare che, al tavolo della trattativa con l’Italia e con l’Unione Europea, San Marino fosse rappresentato esclusivamente da non sammarinesi. E che le autorità sammarinesi, quegli accordi, li abbiano poi firmati e ratificati senza leggerli.
C’è altra spiegazione?
Eppure questo è un Paese che già nel Cinquecento aveva persone in grado di trattare coi papi -papi maestri di diplomazia e di spregiudicatezza- e strappare un attestato che oggi definiremmo di ‘riconoscimento di indipendenza’ (neminem superiorem recognoscentes in temporalibus).