Antonio Fabbri di L’Informazione di San Marino entra nei dettagli dello scandalo per il Mose di Venezia, sviluppo della indagine Chalet che ha visto protagonisti, Minutillo, Galan, Colombelli.
(…) Il collegamento diretto
tra i soldi sul Titano
e le tangenti a Galan
L’ultima ordinanza del Gip Scaramuzza,
con le richieste dei Pm
Paola Tonini, Stefano Ancilotto
e Stefano Buccini, collega la
creazione di questi fondi neri
alle tangenti ed evidenzia il
perché le mazzette sono state
pagate. Uno degli episodi riportati,
con tanto di riscontri degli
inquirenti negli interrogatori, è
quello raccontato da Piergiogio
Baita. Riguarda il pagamento di
900.000 euro a Giancarlo Galan,
tramite richiesta di Renato
Chisso, assessore alle grandi
opere della giunta regionale, per
l’approvazione in Commissione
di salvaguardia del progetto
definitivo del sistema Mose. E
infatti “in base ad un accordo
corruttivo”, cita l’ordinanza, fu
approvato senza ostacolo alcuno
il progetto definitivo di tutta
l’opera.
Baita in questo interrogatorio
del 28 maggio 2013 di che complessivamente
la maxitangente
fu da 1,8 milioni. 900mila li
consegnò direttamente Baita al
Consorzio Venezia Nuova in più
soluzioni e servirono per ottenere
il “Via”, il documento di valutazione
di impatto ambientale.
Poi Baita specifica che gli altri
900 mila euro sempre per Galan,
sono stati consegnati in tre fasi
ad altrettanti soggetti che all’ex
governatore del Veneto facevano
riferimento. 300mila euro
furono consegnati dallo stesso
Baita a Luciano Neri. Mentre i
restanti 600mila euro “trattandosi
di retrocessione alla Mantovani
di somme provenienti a loro
volta dalla Bmc Broker di San
Marino”, vennero consegnati da
Claudia Minutillo: 300mila a Federico
Sutto e 300mila a Renato
Chisso che, si legge nell’ordinanza,
pressava per conto del
suo governatore, per ricevere
la mazzetta che è servita per
l’approvazione definitiva senza
alcun ostacolo del Mose.