San Marino. Dichiarazione dei patrimoni posseduti all’estero, Anis: “Sanzioni sproporzionate”

San Marino. Dichiarazione dei patrimoni posseduti all’estero, Anis: “Sanzioni sproporzionate”

“La dichiarazione delle attività patrimoniali, finanziarie e quote societarie possedute all’estero (DAPEF) – ha la mera funzione dichiaratoria e non prevede imposte su questi patrimoni. Se il fine è dunque quello di un monitoraggio, risulta abnorme e del tutto sproporzionata la possibile azione sanzionatoria verso chi, anche in buona fede, ometta o dimentichi di dichiarare di possedere alcune di queste attività all’estero”.

Ad esprimere queste considerazioni, in una nota, è l’Anis, che aggiunge: “Più precisamente l’omessa dichiarazione e la dichiarazione infedele sono assoggettate alla sanzione pecuniaria amministrativa pari al 20% dell’ammontare degli importi non dichiarati, con un minimo di euro 1.000”, e per gli importi non dichiarati, superiori a euro 100.000 o euro 500.000 se riferiti a beni immobili, si applica la sanzione pecuniaria amministrativa del 30% sulla parte eccedente dei predetti valori: un livello dieci volte più alto di quello previsto in Italia, per citare uno Stato a noi vicino”.

Ecco allora che “Questo intervento sta generando un impatto molto negativo sul sistema economico sammarinese, perché palesa – nuovamente, purtroppo – un atteggiamento contro l’impresa, sia nei confronti di quanti già operano in territorio, sia per quanto riguarda l’attrattività verso nuovi imprenditori e investitori. È la stessa visione che riscontriamo anche in altri ambiti, come quando un’impresa ha la necessità di crescere e di fronte alla richiesta di ampliare gli stabilimenti produttivi si trova un pregiudizio quasi ideologico che ne frena lo sviluppo”.

Anis evidenzia quindi come “Questa norma è in netta contraddizione con quelle volte ad agevolare l’ottenimento della residenza da parte di soggetti esterni o quella allo studio per favorire il rientro dei capitali dall’estero.

È un atteggiamento che San Marino non può permettersi, soprattutto in una fase come quella attuale dove la nostra economia va tutelata e lo sviluppo è sostenuto con le nostre sole, limitate forze, non potendo fruire di risorse aggiuntive come invece hanno altri Paesi, ad esempio quelli dell’Unione Europea”.

Ed aggiunge: “Già durante questa estate, di fronte all’intervento di modifica che ha portato all’ingiustificato inasprimento di queste sanzioni, la nostra Associazione insieme ad altre categorie compresi i professionisti, aveva caldamente sollecitato il Governo per riequilibrare la norma. Purtroppo prendiamo atto che il Congresso di Stato ha adottato il Decreto Delegato n.196 del 7 dicembre 2021, che non ha recepito le nostre istanze. A questo punto chiediamo a gran voce che in sede di ratifica il Consiglio Grande e Generale ascolti le richieste che provengono da categorie economiche e professionali, apportando i giusti correttivi”.

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