San Marino. Difesa Moretti: “Addebiti generici Nessuna responsabilità dell’architetto”

San Marino. Difesa Moretti: “Addebiti generici Nessuna responsabilità dell’architetto”

L’informazione di San Marino

Difesa Moretti: “Addebiti generici Nessuna responsabilità dell’architetto” 

Il giudice Felici ha comunicato che mercoledì entrerà in camera di consiglio e fisserà il giorno in cui leggerà la decisione. Ieri intanto le difese di Moretti, Guidi, Frisoni e Tortorella hanno rigettato gli addebiti e chiesto l’assoluzione

Antonio Fabbri 

La mattinata di udienza è stata occupata dalle arringhe dei difensori di Luigi Moretti, presente ieri in aula, gli avvocati Alfredo Nicolini e Moreno Maresi. L’avvocato Nicolini è passato in rassegna ai singoli casi di riciclaggio contestati all’architetto. A suo carico in particolare le movimentazioni di alcuni libretti e la partecipazione in Penta.

“I libretti ‘Natale’ e ‘Banca’ vengono estinti da Moretti: gli altri, ‘Mas’, ‘Arrivederci’, ‘orizzonte’, da cui secondo le ricostruzioni arrivano i fondi contestati, non sono però mai stati usati dall’architetto Moretti. In ogni caso, comunque, non c’è alcun indizio che lasci presumere una volontà di occultare alcunché da parte dell’architetto e, in ogni caso, Moretti nulla sapeva della provenienza pregressa dei denari”, ha detto l’avvocato Nicolini che ha anche rilevato come si tratti di movimentazioni di denaro “ricomprese tra i 10 e i 15 anni fa”. 

L’avvocato Nicolini ha quindi richiamato la ricostruzione fatta dall’avvocato Pierluigi Bacciocchi sulla ricostruzione del reato di riciclaggio e in particolare sulla condotta di occultamento: “Occultare non deve essere considerata una condotta permanente, ma come una condotta istantanea con effetti duraturi”. Anche l’avvocato Nicolini ha poi invitato a ragionare sulla contestualizzazione temporale delle condotte. “Esistevano società con azioni anonime, erano uno dei vanti di questa Repubblica – ha detto – Vigeva il segreto bancario, si potevano usare libretti al portatore. La consegna del libretto e, dalla controparte, la consegna dei titoli rendeva, la compravendita perfezionata”. Contestata dal legale anche la possibilità di considerare il reato di riciclaggio nella nuova formulazione e con le nuove pene escludendo, inoltre, la possibilità di contestare l’autoriciclaggio. Su un capo di imputazione, poi, l’avvocato Nicolini sottolinea che i 38.500 euro “sono stati utilizzati in maniera lecita, per il pagamento di un progetto per la casa di civile abitazione di Roberti. Di questo abbiamo portato le prove già in fase istruttoria ed è venuto in aula a confermarlo il testimone, l’ingegner Secondo Bernardi. Le chiediamo quindi – ha detto rivolgendosi al giudice – di dare una più giusta priorità logica alle prove, perché è vero che in questo caso siamo riusciti a produrre la prova a contrariis, ma questo sconfina e va al di là di quella che dovrebbe essere la normale attività della difesa”. Sul capo di Penta immobiliare l’avvocato Nicolini ha sostenuto che le somme fatte confluire da  Moretti nella società “sono di origine assolutamente lecita. Ciò testimoniato da quello che abbiamo letto nel rapporto Aif e dalla testimonianza dell’ispettore Fancioni, oltre che dall’esito della perizia del nostro consulente, Elisa Zafferani. Tutte le somme che Moretti fa confluire in Penta – oltre 764mila euro – provengono dai conti correnti dell’architetto Moretti e sono movimentati con l’ausilio di soggetti vigilati. Secondo noi è la prova inversa della ricettazione, dato che questi fondi provengono da fonte assolutamente lecita. Non solo. Ai fini di ricostruire correttamente l’atteggiamento psicologico degli agenti, dobbiamo dire si tratta di movimenti tutti tracciati. Per questo stesso riteniamo non potessero essere considerati fondi occulti”.

“Per il misfatto di riciclaggio è fondamentale che vi sia dolo”, ha aggiunto l’avvocato Nicolini citando alcune sentenze di appello… “e nel caso di Moretti manca”, ha aggiunto.

Quindi la vicenda dell’appartamento di Bologna poi finito a Pier Marino Mularoni. “Moretti partecipò al rogito presso il notaio Masi di Bologna su richiesta di Roberti. Lì ricevette l’assegno. La sorte di questo assegno viene raccontata dallo stesso Moretti all’inquirente. ‘Roberti mi chiese di sostituirlo nell’atto. Io non feci che seguire indicazioni di Roberti al quale consegnai l’assegno’. Semmai – dice quindi l’avvocato – dovrà essere ascritto alle condotte di Roberti. Questa è una condotta per la quale architetto Moretti non può avere la benché minima responsabilità”.

Poi la liquidazione di Moretti da Penta. “Vorrei inoltre sottolineare la condotta processuale del mio assistito. Quando Moretti ha appurato che i denari non provenivano da Roberti, ma da Penta, ha messo le somme in un conto a garanzia, a disposizione della giustizia che le ha poste sotto sequestro”.

L’avvocato Moreno Maresi E’ toccato all’avvocato Moreno Maresi trattare il capo di imputazione dell’associazione a delinquere, della quale anche Luigi

Moretti deve rispondere. L’avvocato Maresi ha parlato di “genericità dell’addebito”. “Nonostante Moretti, secondo l’accusa, si associ per farne di cotte e di crude, gli viene imputato solo il riciclaggio. Abbiamo questa fantomatica associazione per delinquere che si costituisce per commettere una serie predeterminata di reati e scopriamo che tutto questo preparativo esprime solo del riciclaggio? Questa è la lettura che si può ricavare del capo di imputazione ed è una spia dell’ennesima debolezza strutturale dell’addebito”.

L’avvocato Maresi ha parlato anche di mancata definizione dei ruoli interni all’associazione, con conseguente impossibilità di riconoscere i vari gradi di responsabilità. “Moretti viende definito libero professionista, collettore di tangenti e compagno d’affari degli esponenti politici. Questo non è un ruolo. Che sia libero professionista è un fatto. Sulle tangenti, la ritengo una affermazione buttata lì. Poi non mi risutla abbia fatto affari con taluno degli associati. Non mi risulta abbia mai fatto affari con Stolfi, mentre al contrario ha fatto affari leciti con mezza San Marino, con una parte rilevante dei cittadini di questa Repubblica. Mi pare che con l’espediente linguistico si cerchi di sopperire alla mancanza dell’elemento di riscontro. Eppure, nel momento in cui ci si mette in testa di contestare un reato, bisogna fare lo sforzo di dimostrarlo. E questo non è avvenuto. Inoltre è totalmente assente l’individuazione del momento costitutivo dell’associazione, che viene totalmente dimenticato. Sapere quando è iniziata e quando Tizio è entrato ha farne parte, ha un enorme rilievo”. Come è necessario sapere per l’avvocato Maresi quali siano stati i ruoli nell’associazione. “Mi si vuole dire che chi muove i fili ha la stessa responsabilità di un affiliato con altro ruolo? E allora non è importante stabilire quali sono i ruoli? In caso di condanna il capo ha la stessa responsabilità di chi esegue gli ordini? Mi sembra evidente quanto sia importante sapere questo”. Di qui anche la contestazione dell’avvocato relativamente alle richieste di condanna. 

“Ho esaminato le richieste di condanna. Ritengo ci sia violazione del concetto di proporzione e di legittimità delle richieste”, ha detto l’avvocato Maresi comparando le pene richieste per il solo primo capo di imputazione, per il quale l’accusa ha chiesto 4 anni e tre mesi per Moretti. Una richiesta che il legale ritiene non proporzionata rispetto a quelle richieste per coloro che sono ritenuti i vertici della contestata associazione a delinquere. L’avvocato Maresi ha anche sollevato la mancanza di prove sull’associazione a delinquere: “non viene detto dove e quando i sodali si vedessero, e ci viene detto nelle testimonianze dallo stesso ispettore Francioni, che su quell’aspetto non ha indagato”, rileva l’avvocato Maresi. Quindi le richieste formulate dall’avvocato Alfredo Nicolini: “Chiediamo l’assoluzione per Moretti, perché i fatti non costituiscono reato e gli addebiti a lui imputati sono stati solo genericamente descritti. In subordine perché i fatti come indicati non sono sufficientemente provati. Chiediamo respingersi integralmente le richieste delle parti civili. In ulteriore subordine si ritiene che le condotte eventualmente commesse siano prescritte. In estremo subordine, nella degnata ipotesi venisse ravvisata qualche tipo della responsabilità penale, chiediamo che si tenga conto di quanto già sequestrato per l’eventuale confisca per equivalente e che qualora si ravvisi una anche parziale responsabilità penale, vengano applicate pene nel minimo previsto”.

L’avvocato Francesco Mazza Nel pomeriggio è toccato all’avvocato Francesco Mazza, per la difesa di Marziano Guidi.

“Parliamo del cosiddetto Capo di imputazione ‘Fincompany’. Quella che viene contestata al direttore Guidi è una attività di riciclaggio di secondo livello, che segue quella posta in essere dai suoi compartecipi. Si tratta di una attività di incasso attraverso i libretti Aurora e Argentina. Si dice nell’accusa che Fincompany trasferiva e occultava fondi per 1.340.000 euro. Ora, la persona attiva è Fincompany. Che però non è imputata, mentre vediamo che altri soggetti giuridici sono imputati in questo processo. Neppure altri organi apicali della finanziaria sono a giudizio. Così abbiamo Guidi, unico esponente del mondo bancario e finanziario, fatta eccezione per Bcs e FinProject, che viene imputato in questo processo, quando, invece, abbiamo visto dal dibattimento che i denari della Fondazione sono circolati in più di un soggetto bancario e finanziario”. Quindi l’avvocato Mazza focalizza l’attenzione su una operazione contestata. “Si parla del cambio per contanti di un milione di euro. Con la sensibilità odierna deve essere motivo di allarme. Ma noi dobbiamo riavvolgere il nastro. All’epoca l’operatività per contanti fatta da Fincompany, collocandolo nella attività e nel contesto temporale della finanziaria, era normale. Così non solo non si può dire che operazioni come quella del milione di euro non si siano mai verificate, ma risulta addirittura che quella non fosse nemmeno la più importante”.

Oltre al cambio dei libretti in contanti c’è poi l’attività di leasing per l’acquisto di immobili da parte, direttamente o indirettamente, di Claudio Podeschi. “Ci si deve innanzitutto interrogare: il leasing è idoneo come attività di riciclaggio? E’ ovvio che la natura dei fondi connota il riciclaggio, ma il leasing di per

sé nasce come un debito. Quindi abbiamo un rapporto di leasing che non si capisce come possa essere mezzo di riciclaggio, dove il soggetto ipoteticamente da schermare, Podeschi, si presta invece a fare da prestanome a Silva che si era visto negare l’autorizzazione per l’acquisto dal Consiglio dei XII. E allora tutta la vicenda va calata in un meccanismo negoziale. Tra l’altro il leasing viene concesso a interessi che non sono certo di favore”. Insomma, per l’avvocato un rapporto normale di contratto di leasing, da calare nel contesto temporale nel quale è avvenuto. Di qui la richiesta di assoluzione per Marziano Guidi. Richiesta formulata anche dall’avvocato Moreno Maresi difensore anche lui dell’ex direttore della Fincompany.

La difesa di Mirella Frisoni Per Mirella Frisoni, presente in aula, è stata la volta degli avvocati Marco Ditroia del foro di Rimini e Federico Fabbri Ecolani, di San Marino.

“Era una esecutrice, si fidava di Macina e Felici, dietro i quali vedeva il partito. Se riciclaggio c’è stato, si è consumato prima che i due libretti venissero materialmente consegnati alla Frisoni. Non si può parlare di occultamento per un libretto nominativo, nulla cambia se trasferito in conto corrente sempre a lei intestato”.

Insomma, i legali hanno sostenuto l’innocenza della loro assistita, che di certo, hanno afermato, ignorava la provenienza del denaro e si è limitata a custodire i libretti come richiesto dagli esponenti del Psd.

Il caso era quello dei libretti Pippo, Palme e Stelle, dalla Frisoni custoditi per contro di Claudio Felici e Stefano Macina. Libretti sui quali transitarono 200mila euro ritenuti dall’accusa di provenienza illecita. Una provenienza illecita della quale, comunque, i legali sottolineano che la Frisoni era comunque ignara. Totale estraneità alle condotte contestate, dunque, sostenuta dai difensori di Mirella Frisoni. Gli avvocati Marco Ditroia e Federico Fabbri Ercolani hanno così chiesto l’assoluzione con formula piena per la donna e, in subordine, l’assoluzione con formula dubitativa. L’avvocato Caterina Filippi Di seguito, a oltranza e fino alle 20,20, è stata la volta dell’avvocato Caterina Filippi per la difesa di Nicola Tortorella. La avvocato Filippi ha ripercorso ogni capo di imputazione. “Mi echeggiavano in questi giorni le parole contenute nel fascicolo ‘Finproject polmone finanziario’ della associazione sé nasce come un debito. Quindi abbiamo un rapporto di leasing che non si capisce come possa essere mezzo di riciclaggio, dove il soggetto ipoteticamente da schermare, Podeschi, si presta invece a fare da prestanome a Silva che si era visto negare l’autorizzazione per l’acquisto dal Consiglio dei XII. E allora tutta la vicenda va calata in un meccanismo negoziale. Tra l’altro il leasing viene concesso a interessi che non sono certo di favore”. Insomma, per l’avvocato un rapporto normale di contratto di leasing, da calare nel contesto temporale nel quale è avvenuto. Di qui la richiesta di assoluzione per Marziano Guidi. Richiesta formulata anche dall’avvocato Moreno Maresi difensore anche lui dell’ex direttore della Fincompany.

La difesa di Mirella Frisoni Per Mirella Frisoni, presente in aula, è stata la volta degli avvocati Marco Ditroia del foro di Rimini e Federico Fabbri Ecolani, di San Marino.

“Era una esecutrice, si fidava di Macina e Felici, dietro i quali vedeva il partito. Se riciclaggio c’è stato, si è consumato prima che i due libretti venissero materialmente consegnati alla Frisoni. Non si può parlare di occultamento per un libretto nominativo, nulla cambia se trasferito in conto corrente sempre a lei intestato”.

Insomma, i legali hanno sostenuto l’innocenza della loro assistita, che di certo, hanno afermato, ignorava la provenienza del denaro e si è limitata a custodire i libretti come richiesto dagli esponenti del Psd.

Il caso era quello dei libretti Pippo, Palme e Stelle, dalla Frisoni custoditi per contro di Claudio Felici e Stefano Macina. Libretti sui quali transitarono 200mila euro ritenuti dall’accusa di provenienza illecita. Una provenienza illecita della quale, comunque, i legali sottolineano che la Frisoni era comunque ignara. Totale estraneità alle condotte contestate, dunque, sostenuta dai difensori di Mirella Frisoni. Gli avvocati Marco Ditroia e Federico Fabbri Ercolani hanno così chiesto l’assoluzione con formula piena per la donna e, in subordine, l’assoluzione con formula dubitativa.

L’avvocato Caterina Filippi Di seguito, a oltranza e fino alle 20,20, è stata la volta dell’avvocato Caterina Filippi per la difesa di Nicola Tortorella. La avvocato Filippi ha ripercorso ogni capo di imputazione. “Mi echeggiavano in questi giorni le parole contenute nel fascicolo ‘Finproject polmone finanziario’ della associazione

e ‘Tortorella riciclatore seriale’. E allora ho ripercorso ogni mandato, ogni cliente. Ebbene il dottor Tortorella chiedeva per tutti i mandati certificato penale, carichi pendenti e documentazione societaria. Quindi l’attività di compliance veniva fatta”, ha detto l’avvocato Filippi indicando gli affogliati da cui risultano nel fascicolo i documenti antiriciclaggio raccolti, “e dai certificati, tanto per i cinesi quanto per Di Lernia, nulla emerge. Cosa doveva fare di più un direttore di una finanziaria?”.

Ripercorsi dunque famosi mandati con nome di animale e quelli con i nomi di fiori.

“Tra l’altro, non è stata indagata la presunta provenienza illecita dei denari” ha detto l’avvocato Filippi che ha inoltre sostenuto come il momento consumativo del reato vada individuato nella data di apertura dei mandati fiduciari. “Va pertanto considerato il tempus commissi delicti e le norme in vigore all’epoca. Se così è, va applicata la norma più favorevole al reo e va valutata la prescrizione”.

Contestate le richieste di pena da parte della procura fiscale relative alla confisca “della quale non è calcolato il profitto o il provento o l’utilità per Tortorella, che ha percepito sempre e soltanto il suo stipendio”. Da rigettare per la difesa anche la richiesta della parte civile: “non è provato il nesso tra la richiesta di risarcimento dell’Eccellentissima Camera e la condotta del mio assistito”.

Quindi la richiesta di assoluzione. In via principale per non aver commesso il fatto o perché il fatto non costituisce reato per la contestata associazione a delinquere. Con formula piena o perché non consta abbastanza della colpevolezza per gli altri capi di imputazione legati al riciclaggio. In subordine l’avvocato Filippi ha chiesto di considerare l’intervenuta prescrizione, visto l’epoca dei fatti in cui sono stati aperti i mandati.

Sentenza prima dell’estate Potrebbe arrivare prima dell’estate la sentenza sul Conto Mazzini. Infatti il giudice Gilberto Felici ieri pomeriggio, a richiesta dell’avvocato Andrea Belluzzi, ha chiarito che “verosimilmente mercoledì, al termine delle conclusioni delle difese, mi ritirerò in camera di consiglio e indicherò un giorno e un’ora in cui convocare udienza per la lettura del dispositivo”, ha detto il Giudice Felici. Oggi intanto tocca alle difese dei due imputati greci, Papadopoulos e Balafoutis, e alle difese di Gianluca Bruscoli e Giuseppe Moretti.

 

 

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