San Marino. Difesa Podeschi e Baruca: “Non ci sono né associazione a delinquere né riciclaggio …”

San Marino. Difesa Podeschi e Baruca: “Non ci sono né associazione a delinquere né riciclaggio …”

L’informazione di San Marino

Ieri le arringhe degli avvocati Stefano Pagliai e Achille Campagna. Oggi tocca all’avvocato Massimiliano Annetta

Difesa Podeschi e Baruca: “Non ci sono né associazione a delinquere né riciclaggio. Chiediamo l’assoluzione”  “In questo processo si è arrivati in fondo con molti dubbi e molti punti oscuri I reati contestati non sono provati anzi, il dibattimento li ha esclusi”

“Il reato presupposto non si può presumere deve essere provato e manca l’elemento psicologico della consapevolezza della provenienza illecita”

“E’ un processo politico e strumentale nel quale si sono volute addossare responsabilità collettive solo ad alcuni capri espiatori”

Antonio Fabbri

Le richieste della difesa di Claudio Podeschi e Biljana Baruca saranno formulate compiutamente oggi, ma intanto già l’avvocato Stefano Pagliai ha anticipato ieri come la conclusione da trarre, ad avviso della difesa, sia quella dell’assoluzione. Una domanda di assoluzione a fronte delle richieste di condanna a 9 anni e mezzo, più la confisca per equivalente fino a 20.158.150,73, per Podeschi, e a complessivi 4 anni e 9 mesi, più la confisca fino a 2,7 milioni, per Baruca, che sono state formulate dalla Procura fiscale la scorsa settimana. E’ toccato appunto all’avvocato Pagliai aprire le arringhe del collegio difensivo di Claudio Podeschi (su cui pendono le accuse di associazione a delinquere e riciclaggio) e Biljana Baruca (accusata di riciclaggio). Nel pomeriggio, poi, ha preso la parola l’avvocato Achille Campagna e oggi toccherà all’avvocato Massimiliano Annetta chiudere le conclusioni difensive. 

L’avvocato Stefano Pagliai “In questo processo si è arrivati in fondo con molti dubbi, con molti punti oscuri – ha detto l’avvocato Pagliai – Era interesse di Claudio Podeschi arrivare alla verità dei fatti. Perché a noi difensori basta il dubbio, ma era interesse continuare a investigare su questi punti oscuri proprio per chiarire le circostanze nei confronti di chi ha avuto una carriera politica e ruoli importanti a San Marino. Ma non ci è stato consentito. La conclusione delle parti civili e la requisitoria della procura fiscale è stata una lunga sfilza di ‘è presumibile che’. Si vuole contrabbandare quello che è verosimile con quello che è provato. Qui di verosimile ce n’è molto, ma di prove poche e ci si nasconde dietro al criterio della prova logica”, ha esordito l’avvocato Pagliai che poi ha sostenuto che il processo abbia natura “prettamente politica. Non solo per il carattere degli imputati – ha aggiunto – ma perché attraverso questo processo si è voluto in un certo qual modo anche riscrivere la storia degli ultimi vent’anni, disegnando gli imputati come una casta vorace e di potere che ha occupato negli anni San Marino. Ma quando si tenta di riscrivere la storia con i processi penali, non si fa un buon servizio. Questo processo è strumentale e politico – ha ribadito Pagliai – Nell’ordinanza del ri-arresto di Podeschi venivano riportate certe conversazioni registrate. Era un momento delicato tra il Generale Gentili e certi settori della politica, ebbene si infilano certe registrazioni nell’ordinanza di Podeschi costringendo Gentili a dimettersi. Cos’è questo se non un utilizzo politico delle carte processuali?”

Fatta la premessa, l’avvocato Pagliai è passato in rassegna ai vari capi di imputazione, partendo dal primo, la contestazione di associazione a delinquere. “Bisogna dimostrare che tra gli imputati ci sia un vincolo consapevole del sodalizio, bisogna dare dei termini alla sopravvivenza dell’associazione a delinquere. Bisogna quindi dire cosa ha fatto Tizio, cosa ha fatto Caio e quando è uscito dall’associazione. Non si può dire che non si esce mai dall’associazione quasi fosse un virus. Nel processo sono emersi solo riscontri negativi alla sussistenza dell’associazione”. Pagliai ha quindi citato alcune sentenze del giudice Emiliani e la giurisprudenza italiana per indicare i tratti distintivi del reato di associazione a delinquere. “Ebbene – sostiene la difesa – l’istruttoria dibattimentale fa emergere che un vincolo associativo non c’era. Questi signori nell’ambito della lotta politica se la davano di santa ragione. Erano soggetti che in parlamento andavano a denunciare le situazioni gli uni degli altri”. Sulle società come collegamento dell’associazione a delinquere anche Pagliai condivide la difesa di Rossano Fabbri. “Gli enti sono estinti nel 2011 e le persone ritenute membri dell’associazione se ne sono andate da San Marino. L’associazione va avanti anche se le persone se ne vanno? Allora si fa un altro artificio e si fa durare l’associazione fino al 2014. Anche gli atteggiamenti difensivi assunti dagli imputati per l’accusa sarebbero indice della condotta associativa… non è possibile”.

Poi Pagliai si riferisce alla legge antiriciclaggio: “Nel 2008 l’hanno approvata quelli che erano al governo allora. Quelli che oggi sono imputati. Ma allora era una associazione a delinquere di imbecilli se faceva approvare leggi che andavano contro i propri interessi e la propria associazione”.

L’avvocato di Podeschi e Baruca ritiene anche che ci sia stato un accanimento sul proprio assistito e richiama alcune audizioni nella fase istruttoria nelle quali gli inquirenti, nell’esame dei testimoni, hanno fatto domande specifiche sull’ex Segretario di Stato. Quindi la vicenda dei 50mila euro della “galassia Mazzini” destinati, secondo un appunto, a “Podeschi”. La parte civile ha evidenziato come quei soldi siano certamente riconducibili a Claudio Podeschi. “Questo mi fa cadere le braccia – ha detto dal canto suo l’avvocato Pagliai – perché i testimoni, Francioni e Serra, ci hanno detto che non hanno verificato se si trattasse proprio di quel ‘Podeschi’. Tra l’altro nelle vicende delle Tlc, della nuova Banca privata e della sede ci Banca Centrale, il mio assistito non compare mai, eppure è indicato come uno dei membri onorari dell’associazione. Non emerge un solo contributo attivo, di sollecitazione, di modifica delle normative. In Finproject ci andò una volta per accompagnare Baruca per un finanziamento, del quale poi non se ne fece nulla”. Sul rapporto con Roberti l’avvocato Pagliai richiama l’ormai famoso incontro tra gli allora Segretari di Stato Claudio Podeschi e Antonella Mularoni con gli esponenti di Banca Centrale, nel quale si parlò della necessità di fare dimettere Roberti dal Cda della Banca. “Per questo avremmo voluto sentire la dottoressa Mularoni. Risulta tuttavia difficile sostenere che Podeschi fosse sodale di Roberti quando, per contro, voleva farlo fuori dalla Banca”. Quindi le nomine diplomatiche. Secondo l’avvocato Pagliai “seppure vi fosse la proposta dei singoli Segretari, la decisione era collegiale e le pratiche venivano portate avanti dalla Segreteria agli Esteri. Quindi rispetto alle nomine diplomatiche gestite in questo modo, brutto o sbagliato che sia, abbiamo le dichiarazioni dei Segretari agli Esteri di quegli anni, che confermano che funzionava così. Se tutti erano consapevoli, dove è l’indice di uno sviamento dell’attività politica? Perché è Podeschi che deve fare da capro espiatorio per quelle nomine e per quella nomina?”

L’avvocato ha parlato anche dei viaggi elettorali dei cittadini all’estero, contestualizzandoli nel periodo storico e ritenendo che, anche qui, non vi siano prove per la contestazione come reato fine della contestata associazione a delinquere. Passata in rassegna anche l’attività politica di Podeschi. “Non si ravvisa nulla di illecito come nulla di illecito c’è nell’attività successiva alla cessazione del ruolo politico, ad esempio nella cessione della licenza della Ecb. Podeschi e Stolfi vanno a Banca centrale con il cappello in mano a proporre un possibile investitore. Avevano un possibile investitore in un momento in cui c’era bisogno di soldi freschi per il sistema. Una operazione che era assolutamente possibile. Dove è qui l’attività illecita?”, chiede Pagliai.

Quindi la Fondazione per la promozione economica e finanziaria sammarinese, ritenuta dall’accusa “braccio operativo” di Podeschi e a questi riconducibile. “Tutti ci dicono di non avere mai avuto a che fare con Claudio Podeschi. Quando Silva ci dice che c’era Podeschi dietro la Fondazione, viene preso come oro colato; quando ci dice il contrario invece no. Silva ha fatto addirittura una citazione contro Claudio Podeschi. Ciò detto, tuttavia, non c’è alcunché per poter affermare che i soldi passati per la Fondazione fossero di provenienza illecita”. Quindi la vicenda dei denari provenienti dalla Svizzera e dalla Black Sea Pearl, la società riconducibile a Paul Phua, il malese pokerista ex ambasciatore di San Marino in Montenegro. “Questa è la vicenda che più di tutte ha dato modo di vedere tutti i punti oscuri e le forzature di questo procedimento. I famosi 2,5 milioni dal conto in Svizzera a Clabi”. Secondo la difesa, l’archiviazione avvenuta in Svizzera, fa decadere le accuse di riciclaggio a San Marino, dove si contesta che il denaro finito alla Clabi, società di Podeschie e Baruca, proviene dalle Junkets Room di Macao. “Pf e parti civili ci dicono che quello dei Junkets è un settore delicato; basta questo per dire che quei denari erano derivanti da reato? Non abbiamo nessuna prova di questo”. E comunque, secondo Pagliai che richiama la sentenza del giudice Brunelli sul caso dell’avvocato Della Balda assolto per la vicenda e dei soldi di “Nonno Eroina” per difetto dell’elemento psicologico del reato, “anche per Podeschi in questo caso mancherebbe l’elemento psicologico del reato, il dolo. Che consapevolezza aveva, infatti, della provenienza criminosa di quei soldi?”.

La difesa di Baruca Anche per Biljana Baruca l’avvocato Pagliai ha sottolineato che non vi sia alcun collegamento con l’attività della Fondazione. “Il suo nome era rimasto in quel capo di imputazione per un errore materiale, è stato ammesso, anche se cominciano ad essere un po’ troppi questi errori materiali”. Per il capo della Daste Solar “prendendo atto della richiesta del Pf di assoluzione di Lenzi, riteniamo altrettanto debba essere per Baruca. Sul caso della Black Sea Pearl l’accusa ci ha detto che era la mente di questa operazione. Tutti i testimoni che abbiamo sentito, però, ci hanno detto che era presente accanto a Podeschi, al più come traduttrice. Che da questo si tragga che fosse la mente dell’operazione Black Sea Pearl, mi pare un po’ troppo”, ha concluso Pagliai chiedendo l’assoluzione per entrambi.

L’avvocato Achille Campagna Nel pomeriggio di ieri è toccato all’avvocato Achille Campagna che ha sostenuto come l’interpretazione del reato di riciclaggio a San Marino si in contrasto con i dettati internazionali. Ha citato vari documenti, sentenze della Cedu, richiami ai diritti dell’uomo e alle norme della Carta dei diritti, per censurare l’applicazione di logiche presuntive. “Andiamo contro le garanzie e i diritti internazionalmente riconosciuti se tendiamo a presumere una origine illecita di somme, se non proviamo in maniera compiuta la provenienza di tali somme. Quando un giudice pronuncia una condanna per riciclaggio, pronuncia una condanna anche per il reato presupposto. Per questo anche quel reato deve essere provato. Il soggetto condannato, avrà seri problemi nel suo Paese e potrà subire delle pregiudizievoli. Come è possibile, allora, pronunciare delle condanne sulla base di presunzioni? E’ assolutamente contrario ai principi enucleati anche in una sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’uomo e io credo anche in altre sentenze. Per questo sul reato presupposto il giudice ha un onere probatorio immenso, che è pari a quello per l’accertamento del riciclaggio. La giurisprudenza italiana è ormai fortemente orientata verso l’accertamento del reato presupposto. In Italia viene esclusa la prova logica, qui da noi no. Nel caso della accusa sui denari provenienti dai junkets di Macao vediamo contestato il riciclaggio, del riciclaggio, del riciclaggio, del riciclaggio. La funzione di offensività di quei passaggi di denaro, però, era già esaurita. E’ assolutamente implausibile, quindi, prevedere la punibilità per questo”, ha affermato l’avvocato Campagna che ha a sua volta chiesto l’assoluzione.

Nella giornata di oggi prosegue l’arringa difensiva della difesa di Claudio Podeschi e Biljana Baruca, con le conclusioni dell’avvocato Massimiliano Annetta. 

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