Riceviamo e pubblichiamo una nota di Don Gabriele Mangiarotti
Il Congresso di Stato il 27 marzo di quest’anno ha deliberato la «Costituzione del Gruppo di lavoro per l’adozione di un progetto di legge in materia di procreazione medicalmente assistita» in questi termini: «Visto l’articolo 45, comma 2 della Legge 14 settembre 2022 n. 129 “Interventi a sostegno della Famiglia”, che impegna il Congresso di Stato, per il tramite delle Segreterie di Stato competenti, ad addivenire, entro sei mesi dall’entrata in vigore della legge stessa, alla redazione di un progetto di legge condiviso in materia».
E ho riflettuto su un fatto curioso: qui c’è stato un Referendum le cui intenzioni erano quelle di depenalizzare l’aborto, ed è stata l’occasione per l’introduzione dell’educazione sessuale di Stato in tutte le scuole sammarinesi. Non solo, ma anche della costituzione di un Consultorio che, per legge, non può avere al suo interno operatori pro vita (e questo, tra l’altro senza neppure un sussulto di sconcertata meraviglia, mi pare, da parte di nessun sindacato, che, per statuto, dovrebbe difendere i diritti dei lavoratori al di là delle convinzioni morali, religiose e senza esclusione di razza).
Poi leggo – e mi scuso della tardiva attenzione all’argomento, giustificata dal fatto della approvazione di tutte le forze presenti al voto – la Legge 14 settembre 2022 n. 129 “Interventi a sostegno della Famiglia” ove si afferma, nell’art. 1, «La presente legge contiene disposizioni finalizzate al sostegno della genitorialità e della famiglia all’interno della società e del mondo del lavoro. Le misure di cui alla presente legge si pongono l’obiettivo principale di contribuire a contrastare la denatalità, valorizzare la crescita armoniosa delle bambine, dei bambini e dei giovani, tutelare le lavoratrici nel periodo della gravidanza e della maternità, ed entrambi i genitori lavoratori, favorendo la conciliazione della vita familiare con il lavoro…» e nell’art. 45 «Il Congresso di Stato, per il tramite del Segretario di Stato competente, è impegnato a riferire in Commissione Consiliare Permanente Igiene e Sanità, Previdenza e Sicurezza Sociale, Politiche Sociali, Sport; Territorio, Ambiente e Agricoltura, in materia di procreazione medicalmente assistita, producendo materiale utile al confronto al fine di addivenire, entro sei mesi dall’entrata in vigore della presente legge, alla redazione di un progetto di legge condiviso in materia».
La domanda legittima credo che sia se non siamo di fronte al fenomeno che popolarmente si chiama dell’«asso pigliatutto», in cui chi ha più potere cerca di imporre la propria visione e le proprie regole a tutti, così che si apra una breccia per cui la legge diviene strumento per creare mentalità e avere potere. Sui social questa è la definizione figurata: «La caratteristica di un partito, cosiddetto pigliatutto, è quella di trattare temi che abbiano largo consenso nella popolazione…» e anche «manger à tous les râteliers».
Riflettendo sulla realtà sammarinese, sui possibili numeri di coloro che avrebbero interesse alla realizzazione di quanto previsto dalla legge, sorge spontanea una domanda: ma ne abbiamo realmente bisogno? O forse ci sono interessi economici che urgono a questa attuazione? Chi ne trarrebbe vantaggio? Soprattutto se pensiamo che la costituzione di questo gruppo di lavoro è richiesto dalla legge che è frutto di un Progetto di Legge che non aveva alcun riferimento alla Procreazione Medicalmente assistita, anzi, che nelle intenzioni dei promotori addirittura si opponeva alla pratica dell’«utero in affitto» e alla «fecondazione eterologa». Davvero interessa capire Cui prodest? dato che lo Stato ha sempre sovvenzionato le coppie che volevano ricorrere alla fecondazione assistita fuori San Marino.
P.S.: Per coloro che hanno a cuore l’identità sammarinese, che ha come fondatore e patrono un santo, rivolgo l’invito a documentarsi sui testi della Chiesa sul tema della «Procreazione medicalmente assistita» Donum Vitae (1987) e Dignitas Personae (2008).
«Compito della legge civile è assicurare il bene comune delle persone attraverso il riconoscimento e la difesa dei diritti fondamentali, la promozione della pace e della pubblica moralità. In nessun ambito di vita la legge civile può sostituirsi alla coscienza né può dettare norme su ciò che esula dalla sua competenza; essa deve talvolta tollerare in vista dell’ordine pubblico ciò che non può proibire senza che ne derivi un danno più grave. Tuttavia i diritti inalienabili della persona dovranno essere riconosciuti e rispettati da parte della società civile e dell’autorità politica; tali diritti dell’uomo non dipendono né dai singoli individui né dai genitori e neppure rappresentano una concessione della società e dello Stato: appartengono alla natura umana e sono inerenti alla persona in forza dell’atto creativo da cui ha preso origine. Fra tali diritti fondamentali bisogna a questo proposito ricordare:
- il diritto alla vita e all’integrità fisica di ogni essere umano dal momento del concepimento alla morte;
- i diritti della famiglia e del matrimonio come istituzione e, in questo ambito, il diritto per il figlio a essere concepito, messo al mondo ed educato dai suoi genitori.
[…] L’autorità politica di conseguenza non può approvare che gli esseri umani siano chiamati all’esistenza mediante procedure tali da esporli ai gravissimi rischi… Il riconoscimento eventualmente accordato dalla legge positiva e dalle autorità politiche alle tecniche di trasmissione artificiale della vita e alle sperimentazioni connesse renderebbe più ampia la breccia aperta dalla legalizzazione dell’aborto.
Difendendo l’uomo contro gli eccessi del suo potere, la Chiesa di Dio gli ricorda i titoli della sua vera nobiltà; solo in tal modo si potrà assicurare all’umanità di domani la possibilità di vivere e di amare in quella dignità e libertà che derivano dal rispetto della verità» [Donum Vitae].
E, per concludere, le parole della Dignitas Personae: «L’adempimento del [dovere di riaffermare la dignità e i diritti fondamentali e inalienabili di ogni singolo essere umano] implica il coraggio di opporsi a tutte quelle pratiche che determinano una grave e ingiusta discriminazione nei confronti degli esseri umani non ancora nati, che hanno la dignità di persona, creati anch’essi ad immagine di Dio. Dietro ogni “no” rifulge, nella fatica del discernimento tra il bene e il male, un grande “sì” al riconoscimento della dignità e del valore inalienabili di ogni singolo ed irripetibile essere umano chiamato all’esistenza.»
Gabriele Mangiarotti