San Marino. Dopo gli scandali, giro di vite del Governo per consoli e ambasciatori. L’Informazione di San Marino

San Marino. Dopo gli scandali, giro di vite del Governo per consoli e ambasciatori. L’Informazione di San Marino

L’Informazione di San Marino: Corpo diplomatico dopo gli scandali arriva il giro di vite del governo / Direttive per consoli e ambasciatori, maggiore attenzione nelle nomine e stop a interessi privati

Binomio ambasciatori finanziarie, messo in luce proprio su queste pagine. Casi di membri del corpo diplomatico sammarinese finiti in inchieste giudiziarie, ultima in ordine di tempo quella del caso Chalet con il console William Colombelli che emetteva fatture false e approfittava del suo status per movimentare con facilità denaro. Poi i casi di Achilleas Kallakis, ex ambasciatore in Brunei, Grecia e Thailandia, condannato in appello a Londra a 11 anni di carcere, fino a Enrico Maria Pasquini, ex ambasciatore in Spagna, coinvolto in indagini per riciclaggio. Quindi i casi di Gianluca Bruscoli coinvolto nelle vicende Pradofin, Fin project, fino a Giuseppe Roberti, ambasciatore a disposizione entrato nel caso Bcs, e Lucio Amati Presidente del credito sammarinese e Ambasciatore sul quale pende la vicenda Decollo Ter. Sono solo alcuni dei casi di questi anni. Casi che, finalmente, hanno indotto il governo ad assumere un decreto che detti le linee guida per gli incarichi di ambasciatori e consoli. Tra i criteri quello che, a vederlo parrebbe scontato ma valutando quanto accaduto evidentemente non era così, che l’incarico diplomatico è conferito nell’interesse del paese e non nell’interesse di chi l’incarico assume.
Sta di fatto che in primo luogo, “i titolari di sedi consolari, non appartenenti alla carriera diplomatica, sono di norma residenti nel luogo d’accredito; qualora, in via eccezionale, non siano in grado di garantire tale residenza, devono
creare le condizioni affinché l’amministrazione sammarinese, l’utenza e le Istituzioni del Paese d’’accredito possano rivolgersi loro per ottenere assistenza”.
Il corpo diplomatico dovrà poi “tenersi aggiornato sulle iniziative di politica estera” e conoscere la lingua italiana, almeno attraverso il ricorso a collaboratori.
(…)


 

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