San Marino. Dopo la sbornia post elettorale il popolo retino si risveglia “sposato” con la Dc

San Marino. Dopo la sbornia post elettorale il popolo retino si risveglia “sposato” con la Dc

Dopo la sbornia post elettorale il popolo retino si risveglia “sposato” con la Dc

Terminata la sbornia post elettorale, il popolo retino si risveglia con un governo fatto con la Democrazia cristiana. Dopo avere sbraitato di avere subìto – a loro dire – una campagna denigratoria ai loro danni da parte del nostro quotidiano, “L’informazione di San Marino”, adesso non si ode fiato, né da parte di coloro che autocelebravano il blasone della propria purezza, né da parte dei socialretini. Eppure non si sono lesinati gli insulti e la denigrazione verso chi indicava il consolidamento di un asse Rete-Dc, già nei fatti, dopo l’esito elettorale. Sia ben chiaro, fare un governo con la Dc è legittimo, ma evidenzia una incoerenza e una spasmodica voglia di poltrona quando, fino al giorno prima, si è spergiurato che non si sarebbe scesi a patti, prendendo nella sostanza in giro i propri elettori e sostenitori, come hanno fatto i vertici di Rete. 

Era il 4 novembre quando descrivevamo esattamente ciò che poi è accaduto. Per questa analisi politica la campagna denigratoria l’ha fatta Rete, mai replicando nel merito, ribaltando la realtà dei fatti, usando l’insulto e la delegittimazione di chi è ritenuto ostile secondo il verbo del leader. Ma non è l’unica presa in giro di Ciavatta e dei suoi che sono al governo con una Democrazia cristiana tornata potente e tutta riunita nelle sue componenti che si trovano dentro e fuori Via delle Scalette.

“L’unica certezza è la buona sintonia tra Dc e DiM, e questo ci mette al riparo da molte cose”, ha avuto modo di dire mercoledì il segretario Dc Giancarlo Venturini. Eppure, quando scrivevamo “La negoziazione porterà a consolidare l’asse Rete-Dc”, siamo stati presi a maleparole e Rete ha parlato di “fantomatico asse Rete-Dc” e di “propaganda prezzolata”. Singoli aderenti hanno continuato ad insultare il giornale, prima, durante e dopo la campagna elettorale. Perché? Perché ha scritto ciò che era chiaro, ma forse non si doveva dire. Oggi, quindi, è ancor più evidente, a chiunque voglia vedere, dove fosse e dove stia la verità.

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