Lo scontro giudiziario in atto fra Stati Uniti e Svizzera in merito alla richiesta da oltreoceano di informazioni su 52mila cittadini statunitensi clienti Ubs sospettati di evasione fiscale, tiene un po’ col fiato sospeso anche San Marino.
Siamo all’ultima spiaggia del
segreto bancario.
Già la decisione del governo svizzero del 13 marzo scorso, proprio sul segreto bancario, ha costretto, fra altri, anche San Marino dopo una decina di giorni a inviare una
specifica lettera all’Ocse, a ridosso del G20 di Londra.
La Svizzera, avendo accettato lo
standard Ocse, ‘ procederà all’introduzione dello scambio di informazioni anche in caso di evasione fiscale, ma solo su richiesta circostanziata. Le informazioni, cioè, potranno essere fornite soltanto su istanza scritta presentata dalle autorità fiscali di un Paese e la richiesta dovrà contenere un sospetto fondato nonché una denominazione sufficientemente precisa della persona, della banca e della fattispecie dell’evasione contestata. In nessun caso le autorità tributarie di Paesi terzi potranno chiedere automaticamente informazioni su conti o avviare azioni di ricerca indiscriminate.
Le azioni di ricerca generalizzate, ovvero le così dette ‘fishing expedition’, non saranno ammesse in quanto violano il principio di riservatezza e di privacy che contraddistingue il sistema bancario.‘ (Franco Citterio, direttore dell’Associazione bancaria ticinese)
A meno che? A meno che il 3 agosto prossimo la Ubs (cioè la Svizzera) soccomba in giudizio. Nel qual caso il tentativo di alcuni Paesi Ocse, fra cui l’Italia, di consolidare uno scambio automatico d’informazioni fiscali (il cosiddetto monitoraggio o ‘fishing expedition’) contro Paesi come San Marino, potrebbe trovare un qualche nuovo motivo per rafforzarsi.