San Marino. Ecco il Des, Distretto Economico a fiscalità Speciale: tasse al 5% in cambio di (almeno) 300 milioni di investimenti in 7 anni in turismo e commercio

San Marino. Ecco il Des, Distretto Economico a fiscalità Speciale: tasse al 5% in cambio di (almeno) 300 milioni di investimenti in 7 anni in turismo e commercio

Nel prossimo Consiglio Grande e Generale che si apre mercoledì, arriva in prima lettura un progetto di legge al centro da mesi di dibattito e polemiche: quello che istituisce a San Marino il Des, Distretto Economico a fiscalità Speciale.

Ma anche la residenza fiscale non domiciliata e il Fondo Sovrano Titano.

Una proposta quindi che se accettata potrebbe avere un profondo impatto sull’economia e sul futuro di San Marino.

Mesi di confronti e scontri

Il progetto era diventato di dominio pubblico poco prima di Ferragosto, con Libera che presentò un’interrogazione al Governo per avere informazioni lamentando “mancanza di confronto”. Qualche giorno dopo il Corriere della Sera diede ampio spazio al progetto e puntò il faro su Enrique Bañuelos de Castro, miliardario spagnolo descritto come “l’uomo chiave dell’operazione Des” che il 3 agosto ha costituito sul Titano la società San Marino District. Pochi giorni dopo il Segretario agli Esteri Luca Beccari ammise che il miliardario spagnolo si era rivolto al governo, tramite la sua segreteria, “per sondare la fattibilità di un investimento che riguardasse l’offerta di una serie di servizi integrati, in modo particolare per quanto riguarda il tema delle residenze fiscali non domiciliate, una forma di dimora ampiamente diffusa in tutta Europa e nel mondo”.
Beccari spiegò che da lì era nata l’idea di creare sul Titano un sistema che fosse “un accentratore di investimenti esteri sul nostro territorio”, da una parte infrastrutture per la ricezione, ma anche l’offerta di servizi “che possono essere complementari a quelli già presenti a San Marino”.

In questi mesi il progetto di legge predisposto dalla Segreteria di Stato per le Finanze in sinergia con quella agli Esteri è stato protagonista del confronto/scontro in maggioranza. È stato citato più volte qua e là nelle recenti sessioni del Consiglio, ultimo caso quello di fine novembre in cui si è discusso in prima lettura la legge di bilancio 2023. In una prima bozza il Des era stato inserito in un apposito articolo, per poi scomparire. “In maggioranza alcuni gruppi contrari hanno chiesto di toglierlo dalla Finanziaria” aveva spiegato l’ex consigliere di maggioranza Grazia Zafferani.

E così il testo è stato depositato settimana scorsa in Segreteria istituzionale e subito portato in prima lettura.

Cos’è il Des

Il Pdl con i suoi 8 articoli mette innanzitutto nero su bianco che cosa si intende per Des: “un insieme di imprese e attività economiche geograficamente diffuso sul territorio sammarinese”.

Nella relazione al Pdl la Segreteria alle Finanze spiega che il DES “rappresenta un nuovo modello di economia, anche fiscale, costituito da un insieme sistemico di aziende, strutture, attività economiche ricettive, turistiche, commerciali e di servizi alle imprese e alle persone”.

Cuore del distretto è il regime fiscale speciale riservato alle aziende che costituiscono il Des e anche alle persone fisiche che vi soggiornano con specifico permesso temporaneo.

“I Distretti Economici Speciali – scrive la Segreteria di Marco Gatti – rappresentano un’importante innovazione strutturale, quale piattaforma e volano per un ulteriore rilancio e sviluppo dell’economia del Paese, in particolare del settore turistico e ricettivo“.

Concretamente il Distretto è costituito da una società di gestione con lo scopo e funzione “di effettuare rilevanti investimenti in infrastrutture turistiche, ricettive e di servizio, di alto livello qualitativo” e svolgere “attività funzionali all’operatività ed alla clientela ideale del DES”.

L’idea è quella di introdurre a San Marino quelle che altrove sono le Zone Economiche Speciali, regioni geografiche dotate di una legislazione economica differente dalla legislazione in atto nella nazione di appartenenza create solitamente per attrarre maggiori investimenti stranieri. La Segreteria alle Finanze spiega che oggi “oltre 130 Paesi contano complessivamente oltre 4000 aree ZES.
Rappresentano – spiega Palazzo Begni – stimoli alla crescita industriale e commerciale e all’innovazione in quanto si tratta di aree in cui addirittura tariffe, quote, dazi, imposte, essendo diversi dal resto del territorio nazionale, offrono un maggiore appeal agli investitori e migliori possibilità di sviluppo”.

Investimenti a 11 zeri nel turismo a 5 stelle

Anche il sammarinese Des ha come obiettivo quello di attirare capitali stranieri ed incentivare gli investimenti, non a 9 ma addirittura a 11 zeri. La legge specifica infatti che a fronte di un trattamento fiscale speciale, la società di gestione del distretto dovrà effettuare in 7 anni un progetto di investimento di almeno 300 milioni di euro. In particolare si parla di “nuove infrastrutture del settore ricettivo, turistico, commerciale e servizi connessi che offrono livelli inquadrabili nelle primarie classi di categoria di settore per una clientela ideale di elevata fascia economica, quanto precede per non originare un’offerta che possa creare concorrenza diretta a quella esistente al momento dell’entrata in vigore della presente legge, garantendo almeno 1000 posti letto”. La legge inoltre spiega che dovrà essere favorito “il recupero di immobili mediante la loro riqualificazione tesa ad accrescerne la funzionalità e il valore patrimoniale, nei limiti delle disposizioni del piano regolatore generale vigente”.

Il perimetro è quindi piuttosto delineato: si parla della costruzione di (una o più) strutture ricettive a 5 stelle sfruttando immobili già esistenti. L’idea va al bando internazionale emanato nel 2020 per cercare investitori internazionali in grado di riqualificare strutture come l’ex ospedale di Città, attualmente sede della Scuola secondaria superiore, oppure l’ex Tiro a volo di Murata.

Importanti incentivi fiscali

Ma veniamo alla contropartita che San Marino mette sul piatto per questa pioggia di milioni di euro: un regime fiscale ad hoc facoltativo con un’aliquota al 5% sui redditi prodotti dalla società di gestione e dalle società aderenti con una imposta annuale minima dovuta di 10.000 euro.

Inoltre la società di gestione del DES e le sue società controllate aderenti che svolgono attività di commercio di beni al dettaglio all’interno del distretto sono soggette all’applicazione di una imposta sostitutiva dell’imposta Monofase sulle importazioni, esclusivamente sulle materie prime. Al suo posto dovranno pagare allo Stato il 17% sul valore delle vendite.

In più, per le imprese che hanno optato per il regime fiscale speciale e che svolgono attività di commercio al dettaglio all’interno del DES, la bozza di legge prevede l’applicazione del regime fiscale speciale sulle esportazioni commerciali di cui alla Legge n. 43 del 1991, che consiste nel rimborso dell’imposta Monofase per i negozi che vendono al dettaglio a soggetti stranieri mediante carte di credito.

Infine per le persone fisiche che si insedieranno nel Des con la residenza fiscale non domiciliata è prevista una aliquota proporzionale fissa del 5% sui redditi prodotti all’interno delle strutture del DES nel periodo di soggiorno.

I paletti per limitare le distorsioni

Nella bozza di legge il governo ha inserito alcuni vincoli con l’obiettivo dichiarato di prestare “la massima attenzione per non creare elementi distorsivi, e far sì che tale strumento di sviluppo non falsi, o minacci di falsare, la concorrenza, la realtà economica del territorio esterna al DES ed il comune interesse dei cittadini”.

Ad esempio su importanti aspetti è prevista l’autorizzazione della Commissione Finanze. Come sul piano industriale della società di gestione del Des, sul mantenimento dei requisiti di legge, sul passaggio di azioni del capitale sociale, sulla nomina del Presidente del Collegio Sindacale, sull’acquisto di immobili. La Commissione Finanze dà anche parere vincolante alle imprese clienti del Des. La Segreteria di Stato alle Finanze spiega che si tratta di una “golden share esterna”.

È poi previsto che le società del Des debbano essere in regime di non concorrenza con le imprese presenti e operanti nella Repubblica di San Marino.

Massima attenzione anche nei confronti dell’esterno: non è ammessa l’adesione al DES di imprese già residenti nella Repubblica di San Marino o nella Repubblica Italiana nei dieci anni precedenti qualora optino per il regime fiscale speciale.

Non è poi ammessa l’adesione al DES con l’opzione del regime fiscale speciale di imprese controllate, direttamente o indirettamente anche per interposta persona o tramite società fiduciaria, da soggetti residenti nella Repubblica di San Marino o nella Repubblica Italiana od in paesi che non applicano obblighi equivalenti previsti dalla contro il riciclaggio di denaro e finanziamento del terrorismo.

Infine le condizioni e i requisiti di legge sono verificati, anche periodicamente, dall’Ufficio Attività Economiche che poi relazione alla Commissione Finanze.

La residenza fiscale non domiciliata

La residenza fiscale non domiciliata è un permesso temporaneo di soggiorno in territorio sammarinese per un minimo di 30 giorni ed un massimo di 150 giorni durante l’anno e può essere rilasciato solo per il soggiorno di persone fisiche all’interno del Distretto Economico Speciale. Si tratta di un permesso speciale a cui non si applicano le disposizioni della Legge sulle residenze anche se sono sottoposti agli stessi vincoli in termini di onorabilità e precedenti penali.

“L’introduzione nell’ordinamento della residenza fiscale non domiciliata – spiega la Segreteria nella relazione – è stata oggetto di significativi approfondimenti. In primis questo permesso di soggiorno non deve prestarsi ad utilizzi distorsivi od elusivi. Pertanto, si è ritenuto, a differenza di altri Paesi, anche europei, che hanno nel loro ordinamento la residenza fiscale non domiciliata, contenere la permanenza in territorio al di sotto del 183 giorni che determinano la residenza fiscale con l’attrazione di tutti i redditi mondiali del soggetto. È stato pertanto previsto che questo speciale permesso consenta un soggiorno in territorio da un minimo di 30 ad un massimo di 150 giorni. Eventuali redditi prodotti in territorio sammarinese saranno pertanto tassati con il principio della tassazione territoriale. Pertanto, la dizione ” … fiscale non domiciliata” chiarisce oggettivamente e senza dubbio interpretativo che il centro di interessi famigliari ed economici del soggetto non è in territorio sammarinese”.

Per ottenere la residenza fiscale non domiciliata il soggetto non deve avere la propria residenza anagrafica nella Repubblica di San Marino o In Italia e non può essere stato fiscalmente residente a San Marino o in Italia negli ultimi sette anni precedenti alla presentazione della domanda.

Questo tipo di soggiornanti non possono accedere ad alcun tipo di rapporto di lavoro dipendente nel Settore Pubblico Allargato ed in enti che, di diritto pubblico o privato, siano partecipati dall’Eccellentissima Camera; e non hanno diritto di percepire provvidenze, contributi, assegni ed erogazioni pubbliche comunque denominati legati al possesso di residenza o soggiorno. Altresì non hanno diritto ad alcuna assistenza sanitaria gratuita erogata dall’Istituto Sicurezza Sociale; non hanno diritto di accesso alla previdenza sammarinese, non devono provvedere al versamento di alcun onere previdenziale e devono gestire in autonomia il proprio regime previdenziale; non hanno diritto di accesso a nessuno strumento di ammortizzatore e protezione sociale.

Inoltre fatto salvo quanto previsto per i redditi prodotti con le agevolazioni, i titolari di residenza fiscale non domiciliata non hanno obbligo di presentazione della dichiarazione dei redditi.

In ogni caso la produzione di redditi nel DES o in territorio sammarinese da parte dei residenti fiscali non domiciliati non costituisce presupposto per l’applicazione del World Wide Principle.

Il Fondo Sovrano Titano

Con l’articolo 7 della bozza di legge viene infine istituito il Fondo Sovrano Titano. Qui verranno trasferite le risorse provenienti dall’imposta speciale del Des ma può ricevere anche ulteriori trasferimenti operati dal Bilancio dello Stato, attività remunerate riconducibili alle finalità del Fondo, contribuzioni o donazioni da parte di soggetti privati.

Le finalità del Fondo sono molte: “contribuire alla sostenibilità delle riforme strutturali per la salvaguardia dello stato sociale; contribuire finanziariamente, anche a fondo perduto, alla realizzazione di opere pubbliche, investimenti ed infrastrutture strategiche da parte dello Stato; valorizzare il patrimonio immobiliare pubblico e delle partecipate in cui Ecc.ma Camera della Repubblica di San Marino è socio; sostenere finanziariamente progetti per lo sviluppo e l’innovazione ritenuti idonei a generare benefici per la collettività; favorire interventi tesi alla stabilità del sistema economico e finanziario sammarinese, la solidità dei conti pubblici e la liquidità dello Stato; supportare lo sviluppo del sistema economico nazionale e il suo fabbisogno finanziario e di liquidità anche con la concessione di garanzie in favore di banche, Istituzioni finanziarie nazionali e internazionali e altri soggetti abilitati all’esercizio del credito in Repubblica, per finanziamenti sotto qualsiasi forma alle imprese sammarinesi”.

Per il Governo è “quasi una strada obbligata”

Oltre che pubblicamente in Consiglio e in conferenza stampa, anche nella relazione al Pdl viene esplicitato il completo supporto del Congresso di Stato al progetto dei Des: “Il Governo tutto (una formula che sottolinea come ci sia il favore anche dei membri in Congresso del movimento Rete e di Domani Motus Liberi  i cui esponenti in maggioranza hanno invece avanzato dubbi e timori, ndr) ritiene che questo progetto di legge sia molto importante per il disegno dello sviluppo e della crescita del nostro Paese; l’evoluzione delle economie, la concorrenzialità e i mutati contesti esterni, rendono necessario che anche la nostra Repubblica, seppur mantenendo e preservando le sue caratteristiche e prerogative di autonomia ed indipendenza, debba necessariamente aprirsi a nuovi strumenti e scenari, senza timori ma con cognizione di causa e cautele appropriate, con coraggio ma anche attenzione ed è ciò che si è cercato di fare con questo progetto di legge”.

E ancora: “L’Esecutivo ritiene che uno slancio significativo ed importante per il nostro Paese il suo sistema economico non possa prescindere, anzi abbia quasi una strada obbligata, nello sviluppo ed incentivo degli investimenti esteri, e lo strumento e l’Istituto delle cosiddette Zone Economiche Speciali si ritiene che sia adeguato per raggiungere tali obiettivi, ovviamente con i necessari ed opportuni adattamenti alla nostra realtà economica e dimensionale, alla nostra caratteristica di Paese comunque votato al turismo e all’accoglienza, ed al commercio”.

Ora la palla passa al Consiglio Grande e Generale dove c’è da scommettere che la tensione salirà alle stelle.

 

Davide Giardi

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