San Marino. Editoriale di Antonio Fabbri: ‘Scialle e Chalet’. L’Informazione di San Marino

San Marino. Editoriale di Antonio Fabbri: ‘Scialle e Chalet’. L’Informazione di San Marino

Antonio Fabbri – L’Informazione di San Marino: Scialle e Chalet

(…) La nuova politica è quella che non mette le mani dappertutto, ma che sa stare al suo posto e sa affrontare i problemi facendo quello che deve fare: le leggi, i regolamenti, i dibattiti e detta gli indirizzi in tutti gli ambiti, ma non li invade per volontà di onnipotenza, men che meno per tornaconto personale o di parte. Diversamente può succedere come a quell’asino che per sembrare forte aveva indossato, a mo’ di scialle, la pelle del leone. Quando la volpe gli chiese di far sentire il suo ruggito, ragliò e non ingannò più nessuno. Anzi, venne deriso ed etichettato come sciocco. Ecco perché nel caso “Chalet” non è bene che ci si metta lo “scialle” degli altri. Non è bene che le parole – a proposito di Mazzini il riferimento per analogia di cognome a quelle della canzone della signora Mina è inevitabile – surclassino gli atti del palazzo di giustizia. Non che la commissione di inchiesta non si debba fare. Però non la si dovrebbe fare adesso. Certo, il tema è caldo e la rabbia avvampa le guance e bene fanno i partiti a intervenire, anche perché le responsabilità politiche ci sono eccome e, per indicarle, la commissione di inchiesta potrebbe anche non servire. Ma andare ad indagare, acquisire carte, estratti conto, libretti al portatore, sentire testimoni sugli stessi fatti sui quali sta contemporaneamente operando il Tribunale, rischia di fare giungere a risultati mediocri nell’uno e nell’altro ambito. Intanto
si creerebbe da subito una sorta di conflitto tra poteri dello stato. Si darebbe l’impressione che la politica avochi a sé fascicoli della magistratura perché non si fida di chi conduce le indagini. Invece le cose che sono emerse attestano che
il tribunale sta lavorando. E se sta lavorando produrrà degli atti, siano essi un rinvio a giudizio o un decreto di archiviazione. A quel punto la commissione di inchiesta ci sta tutta. Il compito della politica, adesso, è lavorare. Lavorare soprattutto nella Commissione antimafia, che invece verrebbe gravata dei poteri di inchiesta dismessi meno di sei mesi fa. Si deve dar da fare per fornire alla magistratura gli strumenti adeguati per operare, mettendola al riparo dalle ingerenze e dalle pressioni che inevitabilmente subirà. Il compito della politica è mettere in campo le leggi anticorruzione che il Greco ha chiesto, è ripulire il corpo diplomatico da soggetti sui quali si possa avere anche solo il sospetto che invece di fare gli interessi della Repubblica facciano i propri.
(…)

 

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