San Marino. Erik Casali: ‘C’era una volta la Dc…’

San Marino. Erik Casali: ‘C’era una volta la Dc…’

Anche ai meno attenti alla politica non sarà sfuggito che tra le tante difficoltàdella politica nostrana di far quadrato, far fronte ai grandi problemi che rischiano di travolgere il nostro paese, vi é anche la perdita di identità del partito ‘numero uno’ a San Marino, storicamente laDemocrazia Cristiana. Un fatto grave per l’intera classe politica, un fatto grave per i guai che imperversano sulla Repubblica, che se la caverà solo grazie a politiche accurate, attente e lungimiranti, dotate di grande coraggio e fermezza, oltre che alla spendibilità dei politici e di chi li sostiene. Ed é questo il punto, la nota dolente, il tasto su cui si dovrà dibattere. Nell’attuale panorama politico si sente la mancanza di un punto di riferimento importante come é sempre stata la DC, dal dopo guerra fino a pochi anni fa, quando commisse l’errore di varareun governo straordinario con il Psd che ne era invece la naturale alternativa, snaturando il gioco del ricambio democratico, governo e opposizione. Quel governo così forte nei numeri e di contro così debole nei contenuti durò poco e malamente finì la sua corsa, senza intervenire, senza mettere argini ad un economia che cresceva a dismisura, con grandi numeri, in una corsa senza freni che ha lasciato detriti e macerie che oggi tutti possono vedere. Il fallimento di quel governo che vedeva figure nuove al potere, che pareva orientato verso un cambiamento, non era altro che l’inizio della perdita di identità e di rappresentatività del partito guida, il partitone, cosi detto. Il ricambio avvenuto grazie alla complicità di commissioni politiche ad personam, grazie all’immobilità del Tribunale, che pare scontenti tutti, ma senza che si intervenga in merito, ha generato una guida a piu teste, piu correnti, dove CL pare numericamente più forte, dove il giovane Gatti, segretario politico uscente, pare spaesato, specie quando dichiara che la Dc é per principio contro la tassa patrimoniale, salvo poi votarla senza indugio, mettendo un fermo alla ricrescita del Paese.

Così dicasi per il segretario Valentini, una delle menti che ha ripudiato l’intesa naturale coi socialisti, seguendo anche un vescovo che per fortuna non abbiamo più, un Valentini che pare destinato a non lasciare tracce agli Esteri, così come fu alle Finanze. Lo stesso non si può dire per Venturini e Mussoni, che lavorano alacremente, ma non riescono ad imprimere accelerazioni nell’azione di governo, un azione che viene sbertucciata quotidianamente dai comunicati di Ap e dalle più furbe e defilate posizioni del Psd, i cui uomini si avvitano sui troppi problemi, nonostante li conoscessero bene, essendo informalmente già al governo negli ultimi due anni prima del voto. Tutto questo condito dalla presenza ingombrante in casa Dc di Noi Sammarinesi che si muovono da democristiani, senza esserlo ufficialmente, ma pensando di trarne i vantaggi politici a seconda delle situazioni, sempre pronti a distanziarsi, qualora servano i distinguo del caso. Alla fine di tutto é quasi naturale pensare a quando “C’era una volta la Dc” sopratutto se ci mettiamo la pochezza delle decisioni e la titubanza al posto del coraggio, quel coraggio che pare non manchi però al giovane Lonfernini, che guida il suo dicastero con fermezza, preparandosi a fare lo stesso se guiderà la Dc dopo il Congresso. Ma non sarà la stessa cosa, non sarà facile e scontato e per niente certo, col rischio di far rimpiangere i vecchi leaders, allontanati con troppa fretta, e di pagare un prezzo alto alle prossime elezioni, se la Democrazia Cristiana non recupererà quanto prima il ruolo che gli elettori le hanno affidato, per il bene suo, anche degli avversari politici, ma sopratutto per il Paese. 

Erik Casali, Partito Socialista

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