San Marino. Firmo’ la ‘resa sua sponte’. Giorgio Marini, in partenza

San Marino. Firmo’ la ‘resa sua sponte’. Giorgio Marini, in partenza

In partenza dalla Repubblica di San Marino, l’Ambasciatore d’Italia Giorgio Marini, che, su incarico del  governo Berlusconi,  firmò l’Accordo di Collaborazione Finanziaria, quel 26 novembre 2009 (‘resa sua sponte‘), a Palazzo Begni.

Si era in pieno scudo fiscale.

Il Ministro Giulio Tremonti aveva bisogno di dimostrare agli italiani che la vigilanza di Banca d’Italia si sarebbe estesa alla Repubblica di San Marino, per costringerli a prosciugare i loro depositi sul Titano, indicata come la caverna di Alì Babà

A San Marino i politici (in primis Antonella Mularoni, Esteri, e Gabriele Gatti, Finanze), credendo a  Banca Centrale della Repubblica di San Marino, acconsentirono a scambiare prerogative della  sovranità  con la promessa di  un piatto di lenticchie: la possibilità per le banche e le finanziarie sammarinesi di cominciare ad operare oltreconfine entro una quindicina di giorni.

Le lenticchie non sono mai arrivate. Né arriveranno, a detta della stessa Banca Centrale.  

Rimane la ferita alla sovranità sammarinese,  sancita da parte sammarinese con la ratifica di detto accordo senza che alcuna voce fra i politici si elevasse almeno a sottolineare la gravità del fatto, paragonabile alla capitolazione sottoscritta davanti al card. Alberoni quando invase la Repubblica.

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