San Marino. Garanti ai legali della minoranza

San Marino. Garanti ai legali della minoranza

L’informazione di San Mari

“Atteggiamento sostanzialmente lesivo del buon funzionamento della vita costituzionale del Paese”

Antonio Fabbri

Non è la prima volta che nei propri ricorsi davanti al Collegio Garante, e in questo caso nella replica ad un ricorso, l’opposizione, tramite i propri legali, mette in discussione la legittimazione dell’organo giudicante. Già a luglio i Garanti avevano rigettato il ricorso delle opposizioni sulla questione della prorogatio della composizione del Collegio, necessaria per garantirne il funzionamento, viste le non ancora intervenute nomine.

Una questione che, tramite i legali Gian Nicola Berti e Tania Ercolani, è stata riproposta anche in premessa della memoria di risposta al ricorso dei Capigruppo di maggioranza su tutt’altra materia.

A tale questione, comunque, i Garanti hanno nuovamente risposto – dedicando 7 delle 14 pagine della sentenza sulla vicenda dei verbali (vedi sopra) – richiamando nel dettaglio tutte le norme e l’interpretazione sistematica su cui si fonda la legittimazione del Collegio Garante e della sua costituzione. Ma non basta. I Saggi hanno, questa volta esprimendosi in maniera molto diretta, usato parole pesanti che fanno riflettere, anche perché il Collegio aveva già avuto modo di invitare altre volte ad evitare di usare  le sedi giurisdizionali per scopi politici. “Profili di criticità possono derivare da un uso strumentale di istituti giuridici”, avevano detto quando hanno rigettato il sindacato della Reggenza Carattoni-Fiorini.

Evidentemente, però, il messaggio non è stato recepito, mettendo in discussione pure la legittimazione a decidere del Collegio, che però ha chiaramente spiegato: “Va rigettata ogni richiesta che fosse indirizzata a ottenere dal giudice adito o dinnanzi al quale, come in questo caso, si resiste, le giustificazioni del suo potere giurisdizionale , ovvero fondamenti della sua legittimazione, pena la paralisi stessa del sistema della tutela dei diritti. Tanto più se questo giudice è una corte di rango costituzionale, qual è questo Collegio: continuare a metterne in dubbio la concreta legittimazione a giudicare sulle questioni delle quali è investito, non può non essere considerato come un atteggiamento sostanzialmente lesivo del buon funzionamento della vita costituzionale del Paese e non si vede quale beneficio possa scaturire da un contegno di questa indole”.

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