San Marino. Giannini e Vivoli appello per caso dei 6 miliardi dal Giappone

San Marino. Giannini e Vivoli appello per caso dei 6 miliardi dal Giappone

L’Informazione di San Marino

Caso dei 6 miliardi dal Giappone, appello per Giannini e Vivoli 

La procura fiscale e le parti civili chiedono la conferma della decisione di primo grado. Le difese l’assoluzione

Antonio Fabbri  

Arriva in appello il caso dell’omessa segnalazione di una transazione da sei miliardi di dollari che portò al rinvio a giudizio dell’allora direttore di Banca Centrale, Mario Giannini, e dell’ex membro della vigilanza, Andrea Vivoli che ieri, presente al processo, ha preso la parola per la prima volta durante la vicenda giudiziaria che lo ha interessato.
Prima a parlare davanti al giudice David Brunelli, l’avvocatura dello Stato, con l’avvocato Simona Ugolini, parte civile per conto dell’Eccellentissima Camera.
L’avvocatura ha chiesto la conferma della sentenza appellata. Così anche l’avvocato Lorenzo Moretti, parte civile per conto di Bcsm. “C’era consapevolezza di agire come soggetto designato e consapevolezza di omettere la segnalazione”, ha rimarcato l’avvocato Moretti richiamandosi alle conclusioni e chiedendo l’intgrale conferma della sentenza di primo grado.
Anche il procuratore del fisco Roberto Cesarini ha chiesto a sua volta la conferma della condanna. 

Le difese rigettano le accuse e contestano la condanna di primo grado. L’avvocato Gianna Burgagni, legale di Mario Giannini, contestando la parte civile di Bcsm ha sottolineato: “non c’era rappresentazione di voler compiere questo tipo di reato da parte del dottor Giannini”. Poi l’avvocato Burgagni sottolinea come l’articolo di legge contestato nel processo sia stato modificato dal decreto 116 del 2017, che riguarda modifiche alla legge sul riciclaggio.

“Questa modifica è la prova l’articolo 36 non era chiaro altrimenti non ci sarebbe stato motivo di modificarlo”. Poi ha rilevato il disagio psicologico del suo assistito che ritiene di avere agito con correttezza e nel rispetto della legge. “Chiedo dunque di riformare la sentenza e di assolvere il dottor Gannini”, ha concluso l’avvocato Burgagni. Quindi la difesa Vivoli. L’avvocato Ermanno Cappa, richiamandosi alle memorie di appello ed ha aggiunto. “Il dottor Vivoli è l’unico che si è dato da fare, e ha fatto fin troppo, per mettre nelle condizioni chi ne aveva il compito, come l’Aif, di procedere. Chiedo l’assoluzione piena e appena possibile, perché è un uomo che non merita una condanna come quella, lo dico con grande rispetto, inflitta ingiustamente in primo grado.

Si è associato l’avvocato Gian Nicola Berti che ha a sua volta citato la modifica delle norme come indicativa della mancanza di chiarezza nell’incriminazione. “Il dottor Vivoli non doveva essere condannato per questa omissione”.

Ha preso quindi la parola nel processo per la prima volta Andrea Vivoli, che ha ricostruito i fatti ed ha sottolineato. “dopo l’incontro presso la segreteria di Stato non ho mai più avuto contatti con Matraij. Non vi fu alcuna reverena politica né volontà di favorire alcuno. Quale volontà di favorire ci può essere quando si attivano ben cinque autorità di vigilanza di cinque diversi paesi per ottenere informazioni?” Vivoli ha sottolineato come l’accusa sia nata dalla sovrapposizione di due articoli, uno relativo alla tesoreria e uno alla vigilanza. “Sovrapposizione – ha detto – che ha confuso i ruoli giungendo a conclusioni errate”. Una vicenda giudiziaria “che ha coinvolto pesantemente la mia famiglia con un costo umano altissimo”, ha aggiunto. “Spero che alla fine si possa fare chiarezza e giustizia su questa vicenda”, ha concluso. Il giudice Brunelli si è riservato di decidere entro 30 giorni.

Condividi


Per rimanere aggiornato su tutte le novità iscriviti alla newsletter

Quando invii il modulo, controlla la tua inbox per confermare l'iscrizione

Privacy Policy