San Marino. Giovagnoli (PSD): “Accordo di associazione è un esame di maturità per il Paese”

San Marino. Giovagnoli (PSD): “Accordo di associazione è un esame di maturità per il Paese”

“Da oltre un decennio San Marino ha intrapreso la strada della trasparenza, prima mal volentieri, in maniera forzata, abbandonando quella della opacità e degli anonimati, poi convintamente e soprattutto in maniera unanime”.

Inizia così una riflessione del Segretario del PSD, Gerardo Giovagnoli, che si riallaccia all’appello alla politica lanciato in queste ore dal consigliere del Pdcs Lorenzo Bugli.

In questo tempo la politica e l’economia sammarinesi si sono abituate ad avere occhi esterni puntati, vigili ed indagatori, sulle nostre leggi antiriciclaggio, quelle anticorruzione, sulla collaborazione internazionale.

Si sono abituate ad una creazione di ricchezza, ad una suddivisione del PIL, molto più simili a quelli di un grande paese, molto lontani dal ventennio precedente e anche da diversi stati di piccole dimensioni che ancora vivono di finanza e banche.

È stato fatto un salto mentale e culturale che è rimasto però a mezz’aria: abbiamo aderito alle regole utili ad adattarci agli standard internazionali, ma non abbiamo poi deciso quale nuovo modello di sviluppo adottare, prova ne siano le decine di consulenze richieste ad esperti, da McKinsey a Nomisma, su cui mai si è riuscito a concordare ed intraprendere il percorso suggerito.

È ora di dimostrare definitivamente di sapere decidere del nostro futuro e di saper navigare in mare aperto: c’è un esame da superare, un esame di maturità.

Siamo nel momento in cui “il richiamo della foresta” può riportarci a desiderare di trovare la scorciatoia per risolvere i problemi strutturali che abbiamo, dal bilancio agli NPL, dalla vulnerabilità alle crisi esterne al nuovo cruccio del debito pubblico estero.

Soprattutto quest’ultimo deve rappresentare l’elemento di maturazione definitiva: da due anni siamo soggetti alle regole, ai vincoli, non cercati ma inevitabili per contrastare gli effetti economici prodotti del Covid, dei mercati internazionali.

Addio velleità autarchiche, addio alla malintesa sovranità economica, inutile àncora retorica del linguaggio politico, il cui significato diventa vano non appena si ammette che pure gli altri stati sono sovrani e se consideriamo che la nostra economia è fortemente improntata all’esportazione e siamo un’enclave in Italia, cioè nell’Unione Europea.

È ora quindi che le illusioni del paradiso fiscale e della sovranità intesa come “facciamo come vogliamo noi”, lascino il posto ad un più maturo ed utile realismo: siamo parte di un meccanismo più grande di noi, che ci vincola da un lato e che ci fornisce tutte le risorse che internamente non abbiamo dall’altro.

Il meccanismo più prossimo, tra i tanti in cui siamo inseriti, è quello dell’Unione Europea.

Giungo quindi alla medesima conclusione di Lorenzo Bugli: l’esame di maturità a cui accennavo è concludere l’Accordo di Associazione con l’Unione Europea che ci consentirà di entrare nel Mercato Unico e per questo serve la capacità delle forze politiche tutte di mettere da parte le disutili battaglie tattiche almeno per questo tema e non permettere che si verifichi il gettare alle ortiche l’unico grande sforzo corale e che ha attraversato le ultime tre legislature, quello dell’ottenere una maggior integrazione europea.

Già nel 2005 successe di aver lavorato per anni ad un accordo, quello con l’Italia che avrebbe introdotto lo scambio di informazioni, e per la preservazione della già descritta fraintesa sovranità la quasi totalità delle forze politiche, tranne il PSD, rigettò l’accordo.

Così iniziò l’era delle black list, delle procedure rafforzate, della catastrofe bancaria in particolare quella di Delta.

Siamo all’esame di riparazione, vediamo di passarlo stavolta.”

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