San Marino. Graziano Villa e le immagini della ‘Grandeur di Parigi’

San Marino. Graziano Villa e le immagini della ‘Grandeur di Parigi’

SAN MARINO. Sabato 30 luglio alle 19.00 a Palazzo Graziani in San Marino Città si terrà l’inaugurazione della mostra fotografica di Graziano Villa “La grandeur di Parigi”.


Louvre

Introduzione della mostra a cura di Lorenza Bravetta

Parigi : Capitale della Fotografia.

 

L’inscindibile e fecondo legame tra la Ville Lumière e la fotografia è storicamente noto.
Culla dell’invenzione fotografica, Parigi ha coltivato, per oltre un secolo e mezzo, l’immaginario visivo di
cittadini di tutto il mondo, offrendosi come scenario perfetto per le prime sperimentazioni di vedute fotografiche.
Le sue strutture architettoniche sono state, fin dagli esordi della tecnica fotografica, un soggetto
ideale da riprendere, sia per la loro bellezza maestosa, sia perché rispondevano al requisito,
inizialmente indispensabile, dell’immobilità richiesta dal lungo tempo di posa.
Tra i primissimi risultati di Louis Daguerre vi è la fotografia scattata al Boulevard du Temple di
Parigi, un dagherrotipo del 1838, ricordata anche come la prima veduta urbana capace di fermare
sulla lastra fotosensibile una figura umana – il cliente di un lustrascarpe – arrestatasi sul trottoir per
diversi minuti. Qualche anno più tardi, William Fox Talbot pubblicava una serie di calotipi che
ritraevano architetture e vedute dei boulevards parigini (nel suo ‘The Pencil of Nature’, 1844).
In un’ottica di documentazione del patrimonio architettonico francese nasceva, negli anni
Cinquanta dell’Ottocento, la prima grande campagna fotografica di committenza pubblica;
l’Administration des Beaux-Arts-Commission des Monument Historiques incaricava Édouard
Baldus, Gustave Le Gray, Hippolyte Bayard, J.L.Henri Le Secq e Auguste Mestral di riprendere, su
specifici itinerari concordati, una lista di monumenti parigini per evidenziarne lo stato di
conservazione al fine di un loro eventuale restauro. Ma è nella seconda metà del XIX secolo, con il
piano rinnovamento urbanistico dei centri storici delle principali città europee, che la capitale
francese diviene oggetto di ampie rilevazioni fotografiche, compiute con lo scopo di preservare la
memoria della vieille ville. Di lì a poco, infatti, Parigi avrebbe cambiato volto diventando la moderna
metropoli dei monumentali edifici pubblici, parchi e giardini, ‘grands boulevards’.
Con l’affinarsi delle tecniche fotografiche e il diffondersi del mezzo, la possibilità di documentare la
città e di riportarne una visione personale diventava, a cavallo del secolo, un’opportunità.
Eugène Atget scattò migliaia di fotografie della sua amata Parigi, privilegiando un approccio lento
e riflessivo, scegliendo come soggetti gli edifici storici e i loro dettagli. Fotografò serialmente le
inferriate dei palazzi, le fontane e le statue dei parchi e delle chiese medievali, producendone
stampe che vendette a musei, biblioteche – fra cui la Biblioteca Nazionale di Francia – e altre
istituzioni pubbliche. Ma anche vetrine di negozi, vetture in piccoli vicoli, umili venditori con carretti
erano oggetto privilegiato dello sguardo di Atget. La sua ricerca diventerà un enorme archivio sulla
città, descrivendone ‘monumenti e aspetti’, così come recitava l’insegna fuori dal suo studio.
Parigi è rimasta, per tutto il Novecento, oggetto di innumerevoli omaggi da parte di grandi fotografi,
che ne hanno celebrato la bellezza e maestosità delle architetture. Spesso sullo sfondo di scene di
vita quotidiana.
George Brassaï si abbandonava alla Parigi notturna, rovesciandone la visione acquisita di Ville
Lumière. Le sue riprese partivano dal reale per perdersi nel surreale, trasformando il rigore
classico dell’architettura parigina – Place de la Concorde, Notre Dame e così via – in apparizioni
della città. Per Robert Doisneau, la città diventava il luogo prediletto di ricerca dell’intima affinità tra ambiente e uomo. Nonostante il suo sguardo fosse prevalentemente umanistico, la presenza della città e dei
suoi edifici, talvolta enormi palazzi periferici, ritornava con costanza nelle sue fotografie. Il Bacio de
l’Hotel de Ville, del1950, non sarebbe stato lo stesso senza l’’edificio tipicamente parigino che ne
fa da quinta. La capacità di Parigi, e delle sue architetture grandiose, di prestarsi ad uno sviluppo linguistico del mezzo espressivo ne ha fatto, e ne fa tuttora, la metropoli europea privilegiata dalla fotografia.
Graziano Villa ce ne propone una nuova visione, inattesa e del tutto personale, capace di
un’indiscussa soggettività e di una forte tensione all’astrazione. Una visione grafica, modulare e
insieme complessa, onirica e destabilizzante. Così è la Grandeur de Paris. 

Lorenza Bravetta

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