San Marino è il Paese dalle 120 fondazioni si è detto all’indomani dello scandalo Barbaglia, rilanciato in tutta Italia da Report Rai3.
Se per le dodici banche e sessanta tra finanziarie (fiduciarie, società di gestione, compagnie
d’assicurazioni) facevano
più controlli gli enologi del consorzio vini che non la vigilanza di
BCSM‘, figurarsi per le fondazioni. Dette fondazioni servono non solo ai filibustieri esterni, qui al sicuro dopo le
depenalizzazioni
dei reati fiscali e societari degli anni Novanta, ma anche -soprattutto?-
ai furboni nostrani, che possono continuare a mostrarsi nullatenenti davanti al
fisco sammarinese anche nella prospettiva
della riforma fiscale in corso di approvazione, tanto che è stata lasciata
cadere la richiesta di un condono
fiscale tombale.
In prossimità di un esame Moneyval era stato promesso un intervento si è scritto nell’articolo La paura Moneyval a San Marino fa 40 anzi 120, con promesse solenni a livello di Patto per San Marino. In effetti sono rimaste pressoché intonse a mo’ di trust casarecci.
Il 15 maggio scorso Il Segretario di Stato all’Industria Marco
Arzilli, in una conferenza stampa tenuta a nome del Congresso
di Stato, presente anche il Segretario di Stato agli Interni, Valeria
Ciavatta, aveva assicurato che il numero delle Fondazioni attive erano sceso a 82, anche se, sulla carta, ce n’erano ancora 105 cui: 11 sono in liquidazione volontaria, 10 in liquidazione coatta e 2 sono
commissariate.
E’ di ieri la notizia di uno scandalo relativo a una fondazione in cui sarebbe impelagato addirittura un Segretario di Stato. E detto Segretario di Stato non ha avuto il buon senso di uscire allo scoperto, dire come, a suo parere, stanno veramente le cose, benché pressato dal Presidente del Partito Democratico Cristiano Sammarinese, Teodoro Lonfernini, fulcro della coalizione Patto per San Marino, maggioranza in Consiglio Grande e Generale.
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