Antonio Fabbri – L’Informazione di San Marino: Fatture false: “se Bmc fosse in Italia
non avremmo fatto questo servizio” / Inchiesta chalet, il console Colombelli nelle intercettazioni sottolinea la “peculiarità” del Titano. Ieri l’interrogatorio di Baita e Buson che si avvalgono della facoltà di non rispondere
Il “servizio” reso dalla Bmc alla Mantovani spa è stato possibile soltanto perché la società del console William Colombelli si trovava a San Marino. E’ lui stesso a dirlo ed emerge da una intercettazione, acclusa all’ordinanza del Gip con la quale viene disposta la custodia cautelare degli indagati, nella quale Colombelli parla con Baita, preoccupato perché il cerchio dei controlli si comincia a stringere anche per la posizione in black list del Titano. C’è un passaggio interessante nel quale Colombelli, visti i controlli e la stretta della guardia di finanza, è preoccupato perché la sua società ha smesso di lavorare. Allora il console propone a Baita di prendere la Bmc sotto l’ala del gruppo Mantovani, facendola comprare o comunque assorbire. La risposta di Baita è indicativa: “Io non posso come gruppo prendere nel gruppo una società che produce carta, è pericoloso”. Una frase che secondo gli inquirenti è “rivelatrice della perfetta consapevolezza da parte del Baita della natura di cartiera della società del Colombelli”. Una “pericolosità” della quale si era reso conto lo stesso console Colombelli che nella conversazione che risale al 2010 rispondeva all’ipotesi del Baita in maniera eloquente, quando questi si chiedeva che funzione avrebbe avuto la Bmc se fosse stata in Italia. (…)
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