San Marino. Appropriazione indebita, in ballo oltre un miliardo di vecchie lire

San Marino. Appropriazione indebita, in ballo oltre un miliardo di vecchie lire

Appropriazione indebita, in ballo oltre un miliardo di vecchie lire

ANTONIO FABBRI – La vicenda è complessa e in ballo c’è oltre un miliardo di vecchie lire, milioni di euro. Una diatriba giudiziaria che ha già visto dei passaggi davanti alla Corte per il Trust, e pure la trattazione della vicenda davanti al Collegio Garante. Ieri il caso è approdato, per la seconda udienza, anche in sede penale, davanti al Commissario della legge Simon Luca Morsiani.

In sostanza l’ex amministratore, un ingegnere, della Camif, Società per azioni sammarinese, ha effettuato nei primi mesi del 2018, una serie di prelievi di denaro in contanti per importi considerevoli. Poi, una volta andato in pensione, è stato sostituito da un nuovo amministratore. L’ex amministratore, inoltre, ha rivendicato nei confronti della società il pagamento di ulteriori somme in funzione di un accordo, una scrittura datata 1995, secondo la quale l’amministratore delegato titolare dell’epoca della società, per fidelizzare la professionalità dell’ingegnere poi divenuto egli stesso amministratore, aveva firmato quel contratto. Ebbene, in tale scrittura emergeva che la società si impegnava a liquidare all’ingegnere somme per oltre un miliardo di vecchie lire. Somme dovute, secondo l’ex amministratore, che ha giustificato i prelievi fatti, proprio presentando tale documento, rilanciando, anzi, di dover avere ancora dei soldi. Non così per il nuovo amministratore che, per contro, ha sporto denuncia per appropriazione indebita. Da tale denuncia si è innescata una indagine e si è arrivati, dunque, al rinvio a giudizio. Ieri le questioni preliminari e le richieste istruttorie.

Gli avvocati di parte civile – Gian Luca Micheloni, Gian Nicola Berti ed Emanuele Nicolini – hanno depositato un documento, ad integrazione di quelli già agli atti, dal quale risulta un ricovero dall’amministratore che firmò l’atto del 1995. Il Procuratore del fisco, Roberto Cesarini, ha dal canto suo chiesto la possibilità di sentire il commercialista dell’epoca, per vedere se dalla contabilità o dalle assemblee di allora emergesse già quanto stabilito dall’atto attorno al quale ruota la giustificazione dei prelievi da parte dell’imputato.

Si è opposta a questa richiesta la parte civile, sostenendo che vi siano già agli atti i verbali delle assemblee. La difesa – con gli avvocati Massimiliano Rosti, Filippo Tosti e Lorenzo Tizi del foro di Spoleto – ha depositato ulteriore documentazione a sostegno della posizione del proprio assistito e chiesto l’audizione di due ulteriori testimoni. Ammesso il deposito dei documenti, mentre per gli ulteriori testimoni richiesti il Commissario Morsiani si è riservato di decidere.

Il processo è stato aggiornato al 30 gennaio 2023.

 

Articolo tratto da L’informazione di San Marino pubblicato integralmente dopo le 23

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