San Marino. “Le mafie continuano ad investire all’estero. Svizzera, Spagna, San Marino, Romania, UK”

San Marino. “Le mafie continuano ad investire all’estero. Svizzera, Spagna, San Marino, Romania, UK”

Lo riporta ItaliaOggi dando conto di quanto emerso al Salone Antiriciclaggio di Roma, inserendo il Titano tra i paesi più “gettonati” per il denaro sporco della criminalità organizzata italiana

ANTONIO FABBRI. “Le mafie italiane continuano ad investire all’estero. Svizzera, Spagna, San Marino, Romania e Regno Unito i paesi più gettonati. Il dato è emerso ieri al Salone Antiriciclaggio tenutosi a Roma e giunto alla sua tredicesima edizione”.

E’ questo l’incipit di un articolo comparso ieri su ItaliaOggi, il noto quotidiano economico di oltre confine, che dà conto del “Salone Antiriciclaggio”, svoltosi giusto il 19 aprile scorso.

Una considerazione che fa il paio con quanto raccomandato dalla Commissione antimafia sammarinese sull’adozione di presidi più stringenti, che però hanno visto, come rilevato in questi giorni anche dalla Csdl, il ritardo del governo nonostante fosse stato adottato a febbraio dello scorso anno un odg per chiedere provvedimenti in merito.

Non si può poi trascurare l’effetto di depotenziamento nella lotta al riciclaggio avutosi con l’interpretazione – che come noto ha influito sul “Mazzini” ma più in generale ha affievolito la forza del presidio antiriciclaggio – che ha “trasformato” il reato di riciclaggio per occultamento da permanente a condotta a consumazione istantanea. Non si può far finta di niente sul fatto che un processo a un soggetto notoriamente legato a un clan camorristico, già al vaglio del primo grado, non si sa che fine abbia fatto e, probabilmente, quando sarà ricalendarizzato si avvierà verso la prescrizione. Come non si sa che fine abbia fatto, è emerso in un recente processo, la maxi indagine per il riciclaggio internazionale del denaro azero, fondi neri destinati, secondo le prospettazioni dell’accusa, alla corruzione di membri dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa. Una fetta di quella imponente mole di denaro era finita in una banca sammarinese. Indagine sulla quale hanno indagato le procure di mezzo mondo e che sul Titano si è “smarrita”. Tutte circostanze su cui forse delle riflessioni approfondite andrebbero fatte, e che potrebbero pure loro a fare indicare ancora oggi il Titano tra i paesi “più gettonati” per il riciclaggio.

L’analisi del Salone Antiriciclaggio, così come riportata da ItaliaOggi, indica anche gli ambiti di rischio per gli appetiti del denaro di provenienza illecita. “La cessione di crediti e le cartolarizzazioni (il cui utilizzo è significativamente aumentato grazie alle normative di questi ultimi anni che ne hanno incentivato l’uso, superbonus su tutte) rappresentano il più frequente schema di infiltrazione della criminalità organizzata e di riciclaggio di denaro – si legge nell’articolo di ItaliaOggi a firma di Fabrizio Vedana – Risultano anche aumentati i casi di coinvolgimento in schemi di cartolarizzazione di crediti derivanti da contratti con amministrazioni pubbliche (aziende sanitarie in primis) o da contratti con stazioni appaltanti”.

Sempre in linea generale più focalizzato sulla realtà italiana ma con aspetti che riguardano in maniera più ampia la lotta al riciclaggio, dal “Salone Antiriciclggio” è emerso che “particolare attenzione andrebbe dedicata al profilo del portafoglio dei crediti ceduti, in specie se collegato a spese non autorizzate da parte della pubblica amministrazione, a contratti pubblici con profili di anomalia nell’aggiudicazione/ gestione o a società caratterizzate dalla complessità ed opacità della struttura proprietaria o dalla difficoltà di identificarne i titolari effettivi”.

Sempre nell’ambito del convegno “E’ stato poi ricordato – riporta sempre ItaliaOggi – che il 2 marzo scorso sono state individuate dall’autorità americana 13 red flag ovvero situazioni dalla cui presenza banche e intermediari dovrebbero far discendere controlli più approfonditi: rientrano in queste fattispecie l’utilizzo di shell companies per l’effettuazione di bonifici, la non coincidenza dell’indirizzo Ip del cliente con quello della sua residenza dichiarata, l’effettuazione di transazioni con soggetti con scarsa o nessuna presenza sul web o la riluttanza del cliente nel fornire informazioni sull’utilizzatore finale” si legge su ItaliaOggi.

Articolo tratto da L’informazione di San Marino pubblicato integralmente dopo le 23

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