San Marino. Legge sull’aborto, PDCS: non sancisca “la libera affermazione dell’autodeterminazione del più forte sul più debole”

San Marino. Legge sull’aborto, PDCS: non sancisca “la libera affermazione dell’autodeterminazione del più forte sul più debole”

Riceviamo e pubblichiamo:

I dati ISTAT trasmessi recentemente a tutte le forze politiche, pervenuti a seguito della richiesta della Segreteria di Stato per la Giustizia e la Famiglia, riguardano donne residenti a San Marino che abbiano effettuato l’intervento di Interruzione Volontaria di Gravidanza (IVG) presso strutture pubbliche e private nelle province limitrofe di Rimini, Pesaro-Urbino e Forlì-Cesena.

Il PDCS, per una migliore comprensione del fenomeno, ha recuperato il dato della natalità interna a San Marino (UPECEDES) e calcolato l’incidenza in percentuale.

Da un’attenta analisi delle tabelle che seguono si evidenzia, innanzitutto, come negli ultimi 16 anni siano stati effettuati oltre 300 aborti, con una media di circa 19 interventi all’anno. Nell’ultimo anno, in particolare, dopo una significativa diminuzione nel 2018 e 2019, si è ritornati ai livelli della  media.

Questo valore è di grandissimo rilievo, se si considera che la natalità sammarinese è passata da 349 unità nel 2008 a 224 unità nel 2020, riducendosi di circa il 30%in soli 12 anni.

In particolare, osservando la percentuale di IVG effettuate ogni anno rispetto al numero di bimbi nati, si nota un’incidenza che va da un minimo del 3% nel 2019, fino ad un massimo del 9% nel 2013, e si è potuta stimare una media degli ultimi 13 anni superiore al 6%.Tale percentuale indica cheper ogni 16 nati 1 bambino non giunge alla nascita.

Bisogna notare che, serapportato alla situazione della vicina Italia,dove nel recente passatosono stati effettuati in media circa 70.000 interventi di IVG annuali rispetto ai circa 400.000 bambini nati,con una media di circa il 17% (ogni 6 nati, 1 bambino non nasce!), il valore sammarinese appare molto più ridotto. Sarebbe interessante poter comprendere quanto abbia inciso su questo dato il fatto che l’abortoa San Marino fosse vietato.

I dati ISTAT, inoltre, ci consentono una lettura piuttosto chiara del fenomeno, grazie alla suddivisione nelle varie categorie.

Innanzitutto, si riscontra come l’88% di interventi di IVG venga fatto nella provincia di Rimini. Solo l’8% a Forlì-Cesena ed il 4% nella provincia di Pesaro-Urbino.

La divisione per classe di età ci offre un dato molto significativo: sono 18 (6% sul totale) gli aborti di ragazze comprese tra i 15 e i 19 anni, dato che evidenzia come sia estremamente ridotto il ricorso a tale pratica da parte di minorenni. I valori più rilevanti si trovano nelle fasce di età adulta. Infatti, la percentuale arriva al 17 % tra i 25-29 anni e al 21% tra i 30-35 anni, con un picco di circa il 30% tra i 35-39 anni,fascia di età in cui quasi una donna su tre sceglie di interrompere la gravidanza.

Rispetto allo stato civiledella donna (nubile/coniugata), si rileva che la percentuale di IVG arriva al 44% sia per le donne nubili, sia per le donne sposate, aspetto che evidenzia come il fenomeno dell’aborto coinvolga parimenti sia le “donne sole”, sia le famiglie. Situazione, quest’ultima, presa in forte considerazione dalla legge italiana sull’aborto (194/78), che prevede anche la possibilità di coinvolgimento delpadre del nascituro nel percorso di scelta dell’IVG.

Rispetto al grado di istruzione, si evidenzia come oltre il 55% delle donne che ricorre all’IVG abbia un grado di istruzione secondario superiore. Il 28% ha compiuto gli studi alle scuole medie inferiori, mentre il 15% ha conseguito anche una laurea. Questi dati chiariscono come la motivazione più volte ripetuta in passato,ovvero che ricorressero all’IVG soprattutto donne con un basso livello di istruzione, non sia più sostenibile.

Rispetto alla condizione lavorativa, si osserva come il 73% degli aborti sia effettuato da donne lavorativamente occupate. Solo l’11% sono disoccupate e meno del 2% in cerca di una prima occupazione. Circa l’8% (26 casi sul totale) sono studentesse. E’ certamente in questeultime categorieche si trovano i casi di donne che ricorrono all’aborto per mancanza di un’autosufficienza economica.

Un dato molto rilevante risulta essere il numero di aborti avvenuti dopo precedenti figli nati vivi. Infatti, si riscontra come il 40% (121 casi) di donne che hanno scelto l’aborto negli ultimi 16 anni non aveva figli. Il 26% aveva già un figlio, ed il 28% aveva già due figli. Sono15 gli abortieffettuati dopo il 3 figlio.

Dei 303 aborti medicali effettuati dal 2005, oltre il 90% delle donne non aveva avuto aborti spontanei inprecedenza, mentre l’8% aveva avuto un aborto spontaneo.

La tabella delle “IVG precedenti”mostra come l’83% delle donne abbia effettuato l’IVG una sola volta, il 12% (34 casi) l’ha ripetuto una volta ed il 4% (13 casi) lo haripetuto 2 o più volte, confermando che, anche in contrasto con la legge italiana, in diversi casi l’aborto è certamente utilizzato come mezzo per il controllo delle nascite.

Di grande interesse è il dato sull’età gestazionale del bambino. Solo in 11 situazioni su 303 (meno del 4%) si è ricorsi all’IVG oltre i 90 giorni di gestazione (12 settimane). Da rilevare che la legge italianaconsente la possibilità di aborto entro i priminovanta giorni,“alla donna che  accusi circostanze per le quali la prosecuzione della gravidanza, il parto o la maternità comporterebbero un serio pericolo per la sua salute fisica o psichica, in relazione o al suo stato di  salute, o alle sue condizioni economiche, o sociali o familiari, o alle circostanze in cui é avvenuto il concepimento, o a previsioni di anomalie o malformazioni del concepito” (art. 4 legge 194/78), definendo chiaramente le motivazioni di accesso a tale intervento medico effettuato dal servizio sanitario italiano.

Gli ultimi dati statistici riguardano il percorso di richiesta ed accesso all’intervento, il tipo di intervento e le modalità. Quasi il 70% delle donneha scelto di rivolgersi direttamente al consultorio pubblico, e solo il 24% si é rivoltoal proprio medico di fiducia, per ottenere la certificazione necessaria all’effettuazione dell’intervento. Anche questo dato nonpuò essere trascurato, almeno per quanto riguarda la volontà di riservatezza da parte di chi ha scelto l’IVG.

Rispetto al “tipo di intervento”, oltre l’85% sono stati interventichirurgici invasivi in ospedale, mentre il 12% sono stati aborti di tipo farmacologico, con la precisazione che tale possibilità si è resa disponibile solo dal 2010, in quanto precedentemente non possibile. Dei 303 interventi effettuati, 267 sono stati fatti in Day Hospital e 36 in ricovero ordinario. Il 62% degli interventi é stato fatto in anestesia generale, ed il 23% in sedazione profonda.

La Democrazia Cristiana ha inteso svolgere quest’analisi,che può apparire anche piuttosto“arida” nel susseguirsi dei numeri,perchérivela come la nostra piccola realtà sammarinese si siadimostrata molto più virtuosa della vicina Italia nella tutela della vita nascente, pur non sfuggendo al dramma ed alla difficoltà della scelta tra la nascita di una vita o il suo porle termine.

Una realtà sammarinese che ha cercato di custodire il principio di inviolabilità della vita umana e della sua tutela fin dal grembo materno, e cheha scelto l’aborto molto meno del resto dei Paesi europei, preservando maggiormente la natalità del proprio Paese e dimostrando unacapacità di accoglienza che ne ha rivelato la dignità e l’umanità.

E’ con questo spirito e con questo sguardo che il PDCS,pur confermando il proprio giudizio contrario all’aborto, si approccerà al percorso legislativo per l’IVG a San Marino, nel rispetto della volontà popolare espressa dallo scorso referendum, mafacendo ogni sforzo perché tale scelta sia davvero l’extrema-ratio, e non semplicemente lalibera affermazione dell’autodeterminazione del più forte sul più debole, affermazione che non può esistere come principio in un Paese democratico, e da sempre capace di condivisione e accoglienza, come la Repubblica di San Marino.

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