San Marino. Leonardo Raschi: ‘Che cosa succede alla sinistra sammarinese?’

San Marino. Leonardo Raschi: ‘Che cosa succede alla sinistra sammarinese?’

Che cosa succede alla sinistra sammarinese?
Prima è stato il consigliere del Partito Socialista – Federico Pedini Amati – che al congresso del suo partito, nella primavera scorsa, non è entrato nella Direzione. Poi è stata la volta del consigliere di Sinistra Unita – Alessandro Rossi – che si è dimesso dal Consiglio Grande e Generale. Infine nei giorni scorsi è stata la volta del Presidente del Partito dei Socialisti e Democratici – Denise Bronzetti – che si è dimessa addirittura dal partito. A questo punto sorge spontanea una domanda: si tratta di avvenimenti che possono essere collocati all’interno di una normale dinamica politica o c’è qualcosa di più profondo che tocca l’essenza stessa dell’essere e del definirsi di sinistra?
Com’è noto dal 1989 – data della caduta del muro di Berlino – in poi, l’evoluzione delle sinistre europee (quella italiana in particolare) è stata incessante. Penso però che non possa dirsi esaurita. Personalmente non amo particolarmente la sinistra italiana e sammarinese: troppo politicamente corrette, troppo scontate, troppo banali, con una scarsa propensione a ricercare risposte nuove. Per questo nel 2004 sono nati i Liberal Sammarinesi. La sinistra tradizionale si trova in difficoltà anche perché si trova a fronteggiare un fenomeno nuovo: l’antipolitica. E infatti i nuovi movimenti che la cavalcano paiono godere di buona salute. Va rilevato che l’antipolitica, ovvero quel sentimento che si oppone alle istituzioni e ai partiti tradizionali, pesca soprattutto nell’elettorato di sinistra.
 Quindi la sinistra di oggi si trova stretta tra due cunei: da un lato l’antipolitica dall’altro diventare forza di governo a tutti gli effetti, con tutto il carico di proposte che ciò comporta. Non vi è dubbio che in questi anni i partiti di sinistra abbiano subito l’iniziativa dei sindacati. Spesso sono andati a rimorchio. Una sinistra che vuole essere di governo deve rimodulare il proprio rapporto con il sindacato. Ma non solo: deve rimodulare il proprio rapporto anche con il liberalismo, con il capitalismo, con la religione e i temi etici. Dall’altra parte c’è solo l’antipolitica.
Qualche giorno fa Alessandro Rossi, membro di Sinistra Unita, scrive che lavora dall’esterno del Consiglio per creare un’alternativa all’attuale sistema. E’ proprio la parola sistema che non va. Siamo sicuri che i sammarinesi vogliono cambiare sistema? O è proprio questo linguaggio che ha incancrenito le cose? Cioè ha impedito una normale e serena alternanza al governo facendo sì che il partito più grosso, il PDCS, diventasse il partito/stato presente suo malgrado in qualsiasi maggioranza di governo? In questo senso auspico che al prossimo congresso il PSD abbandoni questo linguaggio antisistema all’insegna dell’antipolitica (che non costruisce nulla) e abbracci una politica di governo propositiva che non spaventi l’elettorato.
Dicevo prima dei movimenti. Movimenti nuovi che hanno ottenuto un notevole successo alle scorse elezioni. Movimenti di chiara ispirazione sinistroide ma che non si chiamano con i nomi tradizionali della sinistra classica. Questo fa riflettere: sembra quasi che le vecchie etichette facciano parte del secolo scorso, prima della caduta del muro di Berlino. Noi guardiamo a una sinistra moderna, di governo, anglosassone. Anche negli USA esiste una sinistra, anche dura, ma – per il momento – poco assimilabile alla nostra. Il tentativo di qualche anno fa di costruire l’ulivo mondiale è sotto gli occhi di tutti. Perché come ha detto D’Alema qualche mese fa al Kursaal: “gli americani aborrono la parola socialismo”.
Leonardo Raschi
Liberal Sammarinesi

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