Incredibile il testo di legge che la Repubblica di San Marino si accinge a varare riguardante, nominalmente, la editoria, ma, di fatto, la libertà di stampa.
Pare scritta, detta legge, da un Komunista della Germania dell’Est ante crollo del muro o facente parte della corte del dittatore Coreano Kim Jong-un.
Sì, perché non è pensabile che in qualche altra parte del mondo attuale ci sia qualcuno che, a proposito di informazione, ragioni ancora come l’estensore di quel testo.
Detta legge regola la stampa o, meglio il diritto di pubblicare, come era stato prefigurato, dal Segretario Belluzzi, nel convegno del maggio dello scorso anno.
Migliore, molto migliore, effettivamente, il testo di legge varato a San Marino nel 1881, come ha osservato Osla.
E’ stata la legge del 1881 a rendere possibile, anzi a stimolare il dibattito pubblico che ha portato all’Arengo del 1906.
Nei Paesi normali, cioè ormai ovunque, il diritto di scrivere su qualsiasi supporto -web compreso- equivale al diritto di parlare: un diritto fondamentale, cui tutti devono poter accedere in quanto uomini.
E’ favorita sempre e comunque la notizia che un uomo vuole diffondere.
Un’inchiesta può essere fatta da chiunque.
Basta non mentire e documentare tutto e di tutto.
Se chi pubblica sgarra c’è il codice penale, come per tutti.
Quanto alle condizioni per gli incentivi economici alla editoria ed alle offerte di formazione per gli operatori, il governo è pienamente legittimato a fare quel che vuole. Del suo operato risponde politicamente, come quando interviene in altri i settori.
La libertà di pubblicare è altra cosa.
Dal bavaglio (legge Ivan Foschi) si passerà al cappio (legge Iro Belluzzi)?
Ivan Foschi e Iro Belluzzi: dal bavaglio al cappio
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San
Marino. Liberta’ di mafia e malaffare. Di stampa?
Nemico
della Repubblica (libro)