San Marino. L’infinito che ci è stato messo dentro, Marino Cecchetti

San Marino. L’infinito che ci è stato messo dentro, Marino Cecchetti

L’INFORMAZIONE DI SAN MARINO

L’infinito che ci è stato messo dentro

di Marino Cecchetti

Pensieri indotti da coronavirus, paragonato all’evento che annientò i dinosauri, padroni del mondo.
L’uomo – anch’esso un tubo digerente con un po’ di carne attorno – ha conquistato la cima del mondo senza “sviluppare ali, ingigantirsi, dotarsi di veleno o di fauci”, grazie al “linguaggio”, arrivatogli come un dono 60-80mila anni fa (IL PARLANTE, M. Cecchetti, San Marino, 2018).
Di epidemie l’uomo, come gli animali, ne ha affrontate a iosa. E con tasso di mortalità superiore.
Allora perché, questa volta, tanto clamore? Ci fa paura la morte.
Quando l’uomo è sceso dagli alberi, all’interno della famiglia, grazie al linguaggio, presero ad instaurarsi “dei rapporti così forti” che quando uno moriva, diversamente che fra gli animali,era seppellito con “cura e affetto” per proteggerlo. E accanto gli si metteva quel che avrebbe potuto servirgli nel viaggio verso l’aldilà dove avrebbe continuato a vivere.
Da humare cioè ‘seppellire’ è derivato il termine ‘umanità’.
Oggi si tende a ritenere i morti quasi dei residui ingombranti di cui disfarsi in fretta”. E stop. Così non ci sono vincoli da un ipotetico aldilà sulle nostre scelte di vita nell’aldiquà. E si può vivere come gli animali che non sanno nemmeno che morte li coglierà.
Con coronavirus la morte nascosta negli ospedali e nelle case di cura, lontano dalla vista e dalla mente, è esplosa in un «irrazionale orrore» per cui ci stiamo indignando come davanti a una «grande oscenità» (Lord Jonathan Sumption, Sunday Times).
Impossibile non pensare oltre la morte. Al pari degli animali siamo confinati «nei limiti angusti del corpo, come in una prigione» (Petrus Ramus, 1515 -1572), ma il linguaggio a noi li ha infranti liberando il pensiero e nel tempo e nello spazio. Sulla copertina de “IL PARLANTE” c’è il simbolo dell’infinito. L’infinito ci è stato messo dentro, come un baco, col linguaggio.

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