San Marino. L’intervista: “Vi spiego perché sono saltati i Titano Bond e cosa fare ora”

San Marino. L’intervista: “Vi spiego perché sono saltati i Titano Bond e cosa fare ora”

Perché l’emissione dei Titano Bond non è andata a buon fine? Cosa può fare San Marino ora? Ci sono altri strumenti in grado di reperire la sempre più preziosa liquidità per le casse pubbliche?

Sono le domande che tanti imprenditori, cittadini e analisti si fanno alla vigilia della discussione della prossima legge di bilancio dopo l’annuncio del fallimento dell’emissione di titoli del debito pubblico sammarinese per 300 milioni di euro, emissione ufficialmente slittata al 2021.

A rispondere a queste domande interviene in esclusiva per Libertas il prof. Antonio Guizzetti*, economista italiano dalla prestigiosa carriera che si autodefinisce un “amante di San Marino” e che, pur non lesinando critiche, indica per il Titano una ambiziosa via per il rilancio: proporsi ai mercati come un Hub per le imprese di servizi e IT&ICT e un centro logistico nell’Europa centro meridionale. E rivela dettagli finora non emersi sui Titano Bond, a partire dal tasso di interesse annuo proposto.

 

Prof. Guizzetti, desidero anzitutto ringraziarla per la sua cortese disponibilità. Cosa l’ha spinta ad intervenire pubblicamente su un tema come quello del debito pubblico di San Marino? 

“Sin da piccolo, durante le mie vacanze estive romagnole, ho sempre sentito una forte attrazione per la Repubblica del Titano abbarbicata su di una montagna che sembra inaccessibile e per le sue bellezze. Durante la mia giovinezza la Repubblica di San Marino ha sempre per me rappresentato una tappa obbligata delle mie vacanze. Poi, durante la mia attività professionale a Washington presso le Banche Multilaterali di Sviluppo, ho spesso incontrato le delegazioni della Repubblica di San Marino in visita. Infatti, la Repubblica di San Marino è rappresentata presso la Banca Mondiale e il Fondo Monetario dall’Ufficio del Direttore Esecutivo d’Italia che per molti anni è stato la mia seconda casa. In merito, Le racconto un simpatico episodio, penso sconosciuto ai più. Nel 2000, l’allora Segretario alle Finanze Clelio Calassi che trovò sulla Sua scrivania aperto il dossier dell’adesione della Repubblica di San Marino alla appena nata Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo si recò a Roma per un incontrare il Direttore Generale del Ministero del Tesoro – pensi un po’ – Mario Draghi e chiedergli un consiglio sul tema dell’adesione del Paese a questa banca multilaterale di sviluppo che era nata con il compito di accompagnare e sostenere il passaggio dei paesi dell’Europa Orientale da economie centralizzate e pianificate a economie di mercato. Mario Draghi suggerì a Clelio Calassi di aderire al Fondo Monetario Internazionale e al Gruppo della Banca Mondiale appoggiandosi all’ufficio del Direttore Esecutivo d’Italia, un rapporto costruttivo e positivo tuttora in atto.

Inoltre, negli ultimi anni ho ripreso a frequentare San Marino riunendomi con alcuni Segretari di Stato. Secondo le statistiche OECD sul Reddito Medio Pro Capite dei Paesi del mondo, la Repubblica di San Marino è classificata fra i paesi ricchi e sino a qualche anni fa era anche considerata un mercato che per la sua legislazione fiscale e posizione geografica era attrattivo per gli investimenti, soprattutto di tipo finanziario. Purtroppo, gli eventi degli ultimi anni hanno contribuito a danneggiare l’immagine e la reputazione della Repubblica di San Marino a e quindi sono convinto – come con frequenza fa il Fondo Monetario Internazionale – il Paese abbia bisogno oggi di urgenti riforme strutturali per potere immettere della liquidita nel suo sistema finanziario e fare ripartire la sua economia reale. Sono anche convinto che la Repubblica di San Marino debba cambiare il suo modello di sviluppo non ponendosi più come un paradiso fiscale ma grazie alla sua strategica posizione geografica di paese sovrano localizzato nell’Europa centro meridionale proporsi ai mercati come un Hub per le imprese di servizi e IT&ICT e un centro logistico”.

 

Perché a suo avviso abbiamo avuto problemi con l’emissione dei così detti “Titano bond”?

“Al giorno d’oggi, soprattutto grazie allo strumento di politica monetaria espansiva del QE utilizzato dalle banche centrali di molti paesi, dalla FED e dalla BCE per stimolare la crescita economica, i mercati finanziari sono molto liquidi e i costi di approvvigionamento di capitali da parte di istituzioni finanziarie e imprese private sono estremamente favorevoli. I dati delle emissioni di bond sovrani e corporativi confermano queste mie affermazioni. Inoltre, il costo del denaro è attualmente il più basso di sempre e i mercati – nonostante l’emergenza COVID 19 – sono stabili e alieni da qualsiasi tipo di turbolenza. Direi che oggi vale la pena di indebitarsi per investire.

Questi commenti mi permettono di affermare che le attuali condizioni dei mercati dei capitali per il finanziamento della crescita e la generazione di occupazione dell’economia sammarinese sono favorevoli. Tuttavia, agli attori dei mercati dei capitali – principalmente ai sottoscrittori dei titoli – occorre trasmettere la certezza che l’emittente dello strumento obbligazionario sia in grado di potere servire il debito ed anche di restituire il capitale. A mio giudizio, il Governo della Repubblica di San Marino non ha ancora avviato quel programma di necessarie riforme dell’economia del paese e del suo sistema finanziario e non ha predisposto nessun documento di programmazione economica e di controllo che sarebbe servito a riassicurare gli investitori sulla capacità della Repubblica di San Marino di onorare il debito contratto a seguito della emissione del Bond Titano.

Inoltre, il declassamento del Rating della Repubblica di San Marino da parte di FITCH avrebbe dovuto raccomandare una maggiore prudenza nell’entrata del Paese sui mercati dei capitali. Desidero anche aggiungere che un bond di 300 milioni della durata di 3 anni e con un tasso dl interesse annuo dello 7.5% assomiglia di più ad una esigenza di cassa che a una domanda di capitali necessari a finanziare degli interventi strutturali di medio e lungo periodo sull’economia del Paese.

Durante tutti gli incontri che ho avuto negli ultimi anni con le competenti autorità sammarinesi ho sempre messo in evidenza la necessita di dovere elaborare un Master Plan a breve, medio e lungo termine di crescita economica e sociale del Paese con l’attiva partecipazione di tutti i suoi principali stockholders. Si tratta di uno strumento di politica economica propedeutico e necessario a qualsiasi tipo di operazione sul mercato dei capitali. Ho persino indicato dei nomi di prestigiosi economisti che avrebbero preparato e certificato il Master Plan. Il Master Plan avrebbe assicurato gli investitori.

È mancata la fiducia nel Paese anche se le condizioni dei mercati erano favorevoli. A questo proposito, Le cito un recente caso, molto significativo ed esemplare. Il Perù, Paese che ho in passato assistito in programmi di ristrutturazione del suo debito pubblico estero e che si trova oggi nel mezzo della più grave crisi istituzionale della sua storia (3 presidenti in 2 settimane), ha la scorsa settimana emesso sui mercati dei capitali del dollaro un bond a 100 anni che è andato tutto immediatamente sottoscritto, anzi addirittura ha avuto delle richieste complessive pari a 15 miliardi di dollari, quasi quattro volte l’offerta. Perché? Gli investitori hanno dato fiducia al Perù a seguito delle coraggiose misure di politica economica che il suo Governo ha negli ultimi adottato e hanno contribuito a mettere in ordine i fondamentali macro del Paese.

Queste misure sono sino ad oggi mancate a San Marino e il Master Plan andava nella stessa direzione imboccata con successo dalle autorità governative peruviane. È evidente che se i mercati hanno reagito alla emissione del Bond Perù della durata di 100 anni con una domanda di 15 miliardi di dollari e non hanno sottoscritto i 300 milioni di euro del Bond Titano della durata di 3 anni qualche cosa nel Bond Titano non ha funzionato”.  

 

Quindi è stato un errore del nostro governo?

“Non ho molti elementi a disposizione per giudicare le scelte dell’attuale governo. Ho però l’impressione che alcuni suoi rappresentanti siano più impegnati a demonizzare quanto hanno fatto i governi passati che a guardare in avanti per costruire il futuro del paese. A San Marino il dibattitto politico è troppo spesso di parte ed anche molto frammentato. L’attuale congiuntura della Repubblica di San Marino è molto difficile e il suo sistema ha urgente bisogno di una robusta iniezione di liquidità. Occorrerebbe quindi un maggiore senso di responsabilità da parte di tutti i protagonisti della vita del Paese, a incominciare dai partiti politici, magari avviando un tavolo comune di interesse nazionale per discutere le riforme da fare – subito e presto – per cercare di mettere le cose in ordine e di stimolare la crescita. Ho in mente un menu di cose da fare che – se fossi invitato al tavolo comune – esporrei volentieri”.

 

Ci può anticipare qualcosa?

“Occorre avviare subito un programma di riforme strutturali del paese e del suo sistema finanziario ed anche lanciare un ambizioso programma di investimenti pubblici, strutturati sulla base dei modelli di business che si stanno oggi affermando in tutto il mondo come i sistemi delle concessioni e del partenariato pubblico e privato. Inoltre, la Repubblica di San Marino ha in portafoglio degli asset importanti che sono certo susciterebbero l’interesse di molti investitori privati.

Poi, il settore pubblico della Repubblica di San Marino è anche il più grande proprietario immobiliare del Paese. Questo patrimonio potrebbe essere valorizzato e messo a reddito attraverso lo strumento del fondo di investimento, senza nessuna cessione di sovranità nazionale. Nei mesi scorsi, ho presentato al Segretario delle Finanze un mio studio per la realizzazione di un fondo di investimento immobiliare della Repubblica di San Marino (che – qualche mese prima del bond – avevo chiamato Fondo Immobiliare Titano) che senza fare del debito ma valorizzando quanto si ha già in casa e si possiede genererebbe nel breve periodo la liquidita che la Repubblica di San Marino ha bisogno per rimettere in moto la sua economia.

Infine, ho l’esperienza di linee di credito pubbliche offerte dalle istituzioni di paesi con dei surplus di liquidità a condizioni vantaggiose a paesi in difficoltà e quindi credo che anche questa sia una strada da esplorare. Insomma, si tratta di un pacchetto di azioni da prendere, anche complementari al ricorso del mercato dei capitali, che se opportunamente studiate e rese operative potrebbero avere un immediato impatto sulla economia della Repubblica di San Marino”.     

 

Alla luce di tutto ciò, che prospettive vede lei dall’esterno per il nostro Paese?

“Una domanda difficile da rispondere, più per un futurologo che per un economista. Comunque, il tavolo sopra citato partecipato da tutte le forze imprenditoriali, politiche e sociali del Paese dovrebbe mettere nella sua agenda di lavori la domanda: Che San Marino vogliamo per i nostri figli? Che Paese vorremmo essere nel 2050? La Repubblica di San Marino – Patrimonio dell’UNESCO – conta con un patrimonio di arte, cultura, storia di assoluto rilievo e dispone di eccellenti tradizioni in varie aree. Inoltre, l’asset più importante del paese è a mio giudizio la sua strategica posizione geografica.

San Marino dovrebbe ripartire da li, ripulire la sua immagine e lanciare la sua candidatura come il polo tecnologico dell’Europa centro meridionale. Io lancerei un piano di azioni per proporre alle principali Trading Companies Giapponesi (penso a ITOCHU) di fare il loro polo logistico e di servizi per l’Europa nella Repubblica di San Marino, di convincere una prestigiosa università americana (mi viene in mente Harward Business School) a realizzare a San Marino il suo Campus Europeo e di invitare Google e Microsoft a realizzare il loro centro di servizi per l’Europa Meridionale a San Marino. Insomma: meno finanza e più arte, cultura, educazione, informatica, servizi che – in fondo – saranno i drivers di sviluppo dei prossimi anni di tutti i paesi del mondo”.   

*Antonio Guizzetti è un economista italiano esperto di debito pubblico ed è specialista dei principali strumenti di suo finanziamento. Durante la sua attività professionale presso le istituzioni finanziarie internazionali ha assistito un certo numero di governi ed enti locali di paesi avanzati, emergenti e in via di sviluppo in programmi e progetti di ristrutturazione del loro debito con la emissione di prodotti innovativi sui mercati dei capitali.

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