San Marino. “L’ovvietà dell’incredibile”, Antonio Fabbri

San Marino. “L’ovvietà dell’incredibile”, Antonio Fabbri

L’ovvietà dell’incredibile

Antonio Fabbri

Siamo all’ovvietà dell’incredibile, inteso nel senso di non-credibile. Quando si sente dire in Consiglio dall’avvocato Gian Nicola Berti che quella del Commissario per i diritti umani, Dunja Mijatović, “non è una reprimenda, ma è un atto nel quale si dice che il Consiglio d’Europa si mette a disposizione di San Marino per compiere determinate scelte”, vien da chiedersi se abbia letto la stessa lettera che hanno letto tutti; la stessa comunicazione che ancora ieri faceva bella mostra di sé nella prima pagina del sito del Consiglio d’Europa dedicata ai diritti umani. Vien da chiedersi se abbia letto almeno il titolo di quella pubblicazione sempre nella prima pagina del sito: “Commissioner calls on the authorities of San Marino to refrain from actions jeopardising the independence of the judiciary”. Tradotto: “Il Commissario invita le autorità di San Marino ad astenersi da azioni che mettano a repentaglio l’indipendenza della magistratura”.

Vien da chiedersi se abbia letto il testo della lettera, dove il Commissario specifica meglio cosa deve fare San Marino in vista del rapporto del Gruppo europeo di Stati contro la corruzione (Greco): “Chiedo alle Autorità di San Marino di astenersi dall’adottare ulteriori misure che possano alimentare tali accuse in attesa dell’adozione e della pubblicazione di tale rapporto e prima che eventuali raccomandazioni in esso contenute siano adeguatamente attuate”.

E’ un po’ come in un processo per percosse, dove l’avvocato sostiene che il suo assistito non abbia sferrato uno schiaffone, ma voleva solo fare una carezza, forse un po’ troppo energica visto che alla parte lesa è uscito il sangue dal naso, ma sempre carezza era. Tesi difensiva legittima, ma non troppo credibile. Ah, ma forse è questo il punto! E viene in mente ciò che è ovvio, cioè che il consigliere Berti faccia semplicemente il suo mestiere: l’avvocato. Avvocato di Valeria Pierfelici, ex dirigente reintegrato, giusto il tempo di redistribuire i fascicoli in tribunale, e poi di nuovo ex; avvocato di Stefano Ercolani, ex presidente Asset Banca, che ha fatto un esposto contro il giudice che lo ha indagato e il cui caso è oggetto di decisioni politiche prese su quel procedimento giudiziario aperto; avvocato anche di Gabriele Gatti, che sempre le decisioni politiche di cui sopra potrebbero avvantaggiare nel procedimento in attesa di fissazione dell’udienza di primo grado.

Così, ciò che appare incredibile, in un battibaleno può diventare plausibile – perché è plausibile che un avvocato faccia l’interesse dei suoi assistiti – ma allo stesso tempo diventa in-credibile.

Allora sorge spontanea una serie di domande che i lettori, o i prodighi di complimenti per le esternazioni del legale, dovrebbero porsi:

se il Commissario per i diritti umani dice che in nessun caso i fascicoli assegnati debbono essere “sottratti a un giudice”, è credibile che l’avvocato di chi questo spostamento ha disposto sostenga che “non è una reprimenda”?

Se il Segretario generale del Consiglio d’Europa sottolinea che “il principio della separazione dei poteri e dello stato di diritto richiede anche l’astensione da qualsiasi interferenza dell’Esecutivo o del Legislativo nei procedimenti pendenti”, è credibile che l’avvocato di chi da queste interferenze ha effetti favorevoli nei procedimenti pendenti sostenga che “non è una reprimenda”?

Se il Commissario per i diritti umani dice che le leggi retroattive sulla composizione dei Consigli giudiziari non si devono fare, e da queste gli assistiti dell’avvocato hanno effetti favorevoli, è credibile che il legale sostenga che “non è una reprimenda”?

Se il Commissario per i diritti umani afferma che la politica “non deve mettere a repentaglio l’indipendenza della magistratura” e proprio la politica genera interferenze su procedimenti di due suoi assistiti, è credibile che l’avvocato sostenga che “non è una reprimenda”?

Ciascuno dia la sua risposta. Di certo, evitare di darla a bere ai cittadini, sarebbe già un bel passo avanti. E questa, per ciò che vale ma a scanso di equivoci, è una reprimenda.

Condividi


Per rimanere aggiornato su tutte le novità iscriviti alla newsletter

Quando invii il modulo, controlla la tua inbox per confermare l'iscrizione

Privacy Policy