Di certo Manlio Maggioli – come del resto Luigi Valentini – non è di quelli che per portare i soldi nella Repubblica di San Marino, li nascondeva nella borraccia, come a più riprese sui media nazionali italiani è stato dipinto l’evasore tipo della, un tempo trafficata, Rimini San Marino.
Questa volta la ‘scoperta’ non è del – volenteroso – tenente colonnello Gianfranco Lucignano.
Maggioli ha seguito un percorso, per così dire, virtuale, pur con un risultato concreto, come quello del ciclista. Ma senza la fatica del ciclista, come ci racconta Mario Gerevini, di Corriere della Sera.
Maggioli infatti non è uno dei tanti bagnini o commercianti della
Riviera adriatica che porta il “nero” della settimana in banca a San
Marino. E’ il presidente della Camera di commercio di Rimini dal 1994. E
in quella veste un paio di anni fa fece titolo sui giornali locali e
nazionali dichiarando che “le piccole imprese sono costrette a evadere
per sopravvivere”. Salvo poi suonare la ritirata con un più
istituzionale “l’evasione fiscale è una piaga”, che deve aver fatto
sorridere l’amico e presidente della banca sammarinese custode del suo
tesoretto non dichiarato.
Maggioli, per ‘legalizzare’ i suoi soldi attraverso lo scudo fiscale, si è servito di una fiduciaria bolognese,Sofir.
Tre mandati fiduciari erano stati accesi da Maggioli per
scudare liquidità personale (circa due milioni) e titoli azionari
depositati all’Ibs di San Marino. Alla fine il patrimonio è solo
transitato sul conto della Sofir presso Ibs. Quattro giorni dopo i soldi
erano già su un conto di Maggioli aperto sempre alla banca
sammarinese.
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