Non così scontato l’accordo di associazione Ue
MARINO CECCHETTI – Giovedì scorso il Segretario di Stato agli Esteri Luca Beccari ha ribadito che la trattativa che San Marino sta portando avanti assieme ad Andorra e Monaco (non Liechtenstein) con la Unione Europea (Ue), potrebbe concludersi entro il 2023. In ballo – si sa – non è l’adesione alla Ue e nemmeno l’entrata nello Spazio Economico Europeo, ma l’Associazione alla Ue.
I quattro microstati – quanto a geografia politica – sono ciascuno in una situazione diversa.
Liechtenstein è a confine fra uno Stato membro Ue, l’Austria, e uno Stato non membro Ue, la Svizzera. Andorra è a confine fra due Stati membri Ue, Spagna e Francia. Monaco confina solo con uno Stato Ue, la Francia, ma ha sbocco al mare. San Marino è tutto circondato (enclave) da un unico Stato Ue, l’Italia.
Liechtenstein ha risolto aderendo allo Spazio Economico Europeo.
Andorra, Monaco e San Marino hanno, finora assieme, trattato l’Associazione alla Ue. Andranno ancora avanti così oppure, in dirittura d’arrivo, potrebbero emergere delle distinzioni così forti da far propendere per una diversificazione?
Va ricordato che San Marino – che parte da una situazione la più sfavorevole, quella di enclave di uno Stato Ue – ha a suo favore l’Accordo di cooperazione e di unione doganale firmato a Bruxelles nel 1991 da Gabriele Gatti e ratificato nel 2002.
C’era la possibilità, contemplata in detto accordo, di trattare, nei cinque anni successivi alla ratifica, direttamente con i vertici della Ue le criticità emerse dal 1991 al 2002, ad esempio il famoso e problematico “T2”. Di fatto, un ‘percorso privilegiato’. Percorso che però – per scriteriata sventatezza dei Segretari di Stato agli Esteri succedutisi fra 2002 e 2007 – non è stato esplorato. Una irragionevolezza che ci è costata cara.
Articolo tratto da L’informazione di San Marino pubblicato integralmente dopo le 22
