San Marino. Morte Jenny Felici: conducente condannato a sei mesi

San Marino. Morte Jenny Felici: conducente condannato a sei mesi

L’Informazione di San Marino

Morte Jenny Felici: condanna a sei mesi per il conducente 

Posto il problema della sicurezza stradale e dell’assenza di guardrail in quel tratto di strada

Antonio Fabbri

Si è concluso con una condanna a sei mesi, pena sospesa, per Nicola Gennari, il giovane, oggi ventenne, che due anni fa si trovava alla guida della Punto uscita di strada alla curva di Bustrac. Incidente nel quale perse la vita la 16enne Jenny Felici, sammarinese che viveva a Lazise in provincia di Verona con la madre e che soprattutto in occasione delle feste veniva a San Marino dal padre. Il giudice Battaglino ha escluso le aggravanti che erano state contestate a carico del giovane dichiarando assorbite nel capo di imputazione di omicidio colposo le infrazioni stradali e la pena dell’arresto che era stata stabilita per le lesioni colpose subite dall’altra ragazza che si trovava in auto quella sera del 28 dicembre 2015.

L’udienza nel pomeriggio di ieri ha visto prima l’audizione di alcuni testimoni tra i quali il perito medico di ufficio, dottor Balli, e dei periti di parte, il dottor Pula e l’ingegner Galliani. Ascoltato anche il quarto ragazzo che era nell’auto quella sera e il sovrintendente della Polizia Civile, Sabrina Paoletti.

Ricostruita la dinamica e le cause dell’accaduto e sotto la lente è finita anche l’adeguatezza dei presidi di sicurezza della viabilità. Si è quindi passati alle conclusioni.

Le parti civili Non erano costituti parte civile i genitori di Jenny. E’ già intervenuto, infatti, il risarcimento del danno da parte dell’assicurazione. Costituiti come parti civili, invece, gli zii e i cugini, non presenti all’udienza, tramite l’avvocato Stefano Pagliai, domiciliato presso l’avvocato Alessandro Scarano. L’avvocato Pagliai aveva chiesto di convenire in giudizio anche l’assicurazione. Richiesta che il giudice Battaglino ha nuovamente rigettato rifacendosi ad una propria decisione già adottata nella fase precedente all’udienza di ieri. Tuttavia l’avvocato Pagliai ha sostenuto che Jenny, nonostante vivesse con la madre in Veneto, “continuava a frequentare San Marino aveva rapporti con gli zii e i cinque cugini”. Di qui la costituzione di parte civile e la richiesta di risarcimento del danno per cui l’avvocato Pagliai ha presentato una nota, con richieste di “50mila euro per ogni zio e 30mila euro per ogni cugino”.

La Procura fiscale Il Pf, Roberto Cesarini, ha posto l’accento sulla condotta di guida. “Sarebbe bastato andare più piano anziché tenere una velocità abbondantemente superiore al limite. Istintivamente in condizioni del genere si frena, non si fa un controsterzo. In una situazione così prevedibile, in una curva presegnalata come pericolosa, non si può non rilevare come la condotta di guida sia stata la causa di quanto accaduto”. Di qui la richiesta di condanna. Il Procuratore del fisco ha chiesto complessivamente un anno e 7 mesi di prigionia e un anno di interdizione dalla guida. “Non ci si oppone alla concessione dei benefici di legge”.

La difesa L’avvocato difensore, Alessandro Amadei, ha dal canto suo rilevato come non tutte le colpe possano essere addossate al suo assistito. “A tutti i costi si vuole trovare un responsabile, ma in questo processo c’è un convitato di pietra. Infatti, se a San Marino ci sono delle leggi come quella che stabilisce che le piante devono stare a tre metri dalla strada, vanno rispettate anche dall’Azienda di Stato che è responsabile della sicurezza stradale. E’ inutile che si cerchi il capro espiatorio per incolpare sempre e solo il conducente. L’errore umano purtroppo ci può essere. Si vuole far passare che il mio assistito facesse quasi un rally. Invece vi era la strada viscida, oltre al fatto della mancanza di guardrail. Un guardrail che avrebbe evitato il tragico evento. L’Azienda di Stato avrebbe dovuto garantire il cittadino. Invece le strade non sono sicure, c’è un asfalto che facilita il pattinamento, mancano protezioni, vie di fuga e ci sono piante a distanza non a norma. La condotta di Gennari, insomma, non è causa efficiente ed esclusiva della morte di Jenny. Potrà essere causa dell’incidente, ma non della morte. Se l’auto esce fuori strada e impatta con una pianta che non è a distanza di sicurezza, questo non si può imputare al conducente. E’ emerso anche durante un recente convegno sulla sicurezza stradale al quale ho preso parte: manca a San Marino un piano complessivo sulla sicurezza stradale”. L’avvocato Amadei ha quindi chiesto l’assoluzione del suo assistito o, in subordine, la pena nel minimo con i benefici di legge. “Nella sentenza – ha aggiunto poi il legale – auspichiamo che emerga anche la criticità della sicurezza stradale, in modo che si possa riportare l’attenzione su un problema atavico a San Marino”.

La sentenza Il giudice Battaglino ha dunque condannato a sei mesi, pena sospesa, Gennari, ma ha anche rigettato la richiesta di risarcimento danni di zii e nipoti “in quanto non sufficientemente provate”.

Al termine dell’udienza i genitori di Jenny hanno affidato al loro legale, l’avvocato Achille Campagna, un messaggio. “Pur non nutrendo rancore nei confronti di nessuno – hanno detto – nessuna sentenza restituirà mai Jenny ai suoi cari né lenirà il dolore di una famiglia distrutta. Crediamo che sia una sentenza giusta e ne attendiamo le motivazioni”, hanno concluso.

 


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