San Marino. Nomine dell’organo di garanzia è un attentato alla democrazia, Antonio Fabbri

San Marino. Nomine dell’organo di garanzia è un attentato alla democrazia, Antonio Fabbri

“Man bassa sulle nomine dell’organo di garanzia è un attentato alla democrazia”

“Usando una metafora calcistica è come se l’allenatore Antonio Conte decidesse l’arbitro di Inter-Milan”

Antonio Fabbri

“Fin da subito la nuova maggioranza ha aperto la propria attività con una scelta che non ci è piaciuta, proponendo tre nomine, tutte proprie, dell’organo di garanzia più importante, il Collegio Garante. La maggioranza agisce con una forzatura”. Lo afferma Matteo Ciaccinella conferenza stampa di Libera convocata ieri. “Un fatto molto grave, mai accaduto dal 2003. Non siamo qui a rivendicare posti, ma un metodo e ci stupisce che Rete e Motus Liberi tacciano e, al primo atto, vengono smentiti categoricamente sulla linea che hanno sempre affermato di voler tenere, facendo una piroetta degna della peggiore vecchia politica”.

Gli fa eco Marica Montemaggi. “Ci siamo soffermati molto sul metodo, e lo stesso hanno fatto anche forze politiche oggi in maggioranza, ma ad una prima occhiata al programma notiamo subito degli spunti da rimarcare. Quelli che erano cavalli di battaglia, ad esempio di Rete, come la Reggenza di garanzia, lo statuto delle opposizioni, i referendum consultivi, sono scomparsi. Non li abbiamo ritrovati in questo programma. Sembra un programma monocolore Democristiano. Nessun riferimento sui diritti civili, una trattativa al ribasso”. 

Poi aggiunge Montemaggi: “Anche sulle deleghe ci sono incoerenze evidenti. La Sanità con delega ad affari politici, con il coordinamento del Congresso, il cui dipartimento fa parte degli esteri. Anche nello scorso Consiglio, d’altra parte, si è notata una trattativa a livello di spartizioni. L’ottica spartitoria si è avvertita chiaramente ed emerge dalla caotica distribuzione delle deleghe. Ci chiediamo, tra l’altro, quale sia la merce di scambio per gli alleati che hanno accettato un programma che al momento si rivela monocolore Dc”.

“Si nota – aggiunge Vladimiro Selva – che la Dc ha vinto le elezioni e ha dettato legge su tutti i fronti. Da alcune forze sembrava ci fosse convinzione reale su determinati temi, sulla condivisione e invece tutt’altro. Il primo atteggiamento, in Ufficio di presidenza, denota la volontà di andare a toccare uno dei gangli fondamentali. Non è questione di persone, ma di non rispetto di una prassi di condivisione. E’ una forzatura importante, e c’è da chiedersi a che scopo venga fatta. Se sia parte di un percorso che è stato già delineato”.

Il più arrabbiato di tutti è Giuseppe Morganti, presente come Capogruppo all’ufficio di presidenza. “Abbiamo vissuto il paradosso, sono stati messi da parte i discorsi sulla condivisione che è completamente saltata. Nella decisione, molto forte, la maggioranza si è presentata con tre nomi già pronti. Il rispetto dei ruoli non esiste più. Per fare un paragone calcistico è come se Antonio Conte, allenatore dell’Intere, decidesse lui l’arbitro che dovesse arbitrare Inter-Milan. In quel caso si perderebbe una partita di calcio, qui perdiamo la partita della democrazia. E’ stato messo in discussione uno dei gangli fondamentali della democrazia. Si parla degli arbitri da tutte le parti della società, anche di quel 27% che rappresentiamo. Un cittadino su quattro è stato annichilito da questa decisione, mentre le forze della maggioranza sono tutte impegnate nei loro giochi di potere. Ho sentito affermare: hanno 44 voti possono fare quello che vogliono. Non è vero. Non si può decidere per tutti quando si tratta di organi di garanzia. E’ un attentato alla democrazia”. Morganti dice chiaramente di temere una deriva autoritaria.

“Dal 2003 nessun partito si è mai permesso di fare man bassa di queste nomine. Quando eravamo noi in maggioranza abbiamo atteso la decisione Dc, abbiamo atteso che indicasse il proprio nominativo. Invece, si comporta arrivando con tre nomi preconfezionati, senza confronto, solamente uno che ha intenzione di fare la dittatura”. Poi una serie di interrogativi: “Perché invocano l’urgenza? Perché il Collegio Garante deve prendere una decisione importante? Hanno intenzione di invalidare il concorso dei magistrati di appello? La mancata presa d’atto è una scelta che incomincia a interferire con le scelte della autonomia della magistratura. Purtroppo mi pare di capire che la volontà possa essere evidente e non vedo altri motivi per questa urgenza. Significa che vogliono addirittura bloccare il procedimento del concorso? Impedire alla magistratura di adottate scelte in autonomia? Questo si può permettere la politica? Sarebbe cosa di gravità pazzesca. Viene da pensare che si voglia realizzare quello che chi, oggi in maggioranza, proponeva: ‘una dittatura cattiva”.

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