Nuovo Governo, 44 seggi: Partito Democratico Cristiano Sammarinese 21, Domani in Movimento 15 (Rete 11 e Domani Motus Liberi 4) e Noi per la Repubblica 8. Maggioranza, dunque, eccezionalmente vasta. Può fare molto.
Il Paese si aspetta molto. C’è molto da fare e in fretta: il debito pubblico supera il miliardo di euro; il deficit di bilancio sfiora i 50 milioni; le casse dello Stato piangono (per le tredicesime 2019 si è attinto al monte delle confische di somme arrivate quando il Paese era ritenuto un paradiso fiscale).
In caso di fallimento il nuovo governo avrebbe solo la scusante di essere stato controllato da un’opposizione ridotta nei numeri, divisa ed, al momento, forse non proprio agguerrita. Il che, in un sistema democratico, non è mai un bene.
In entrambe le conferenze stampa tenute venerdì scorso dai partiti di opposizione (Repubblica Futura 6 e Libera 10) è comparso un riferimento al “governo straordinario”. Vale a dire alla ‘maggioranza bulgara’ (DC-PSS-PdD, una cinquantina di seggi) che ha governato per oltre due anni e mezzo a ridosso delle elezioni del 2006 con risultati che – come emerso nel processo Conto Mazzini – è meglio dimenticare.
Accenno giudiziario, non casuale.
Il nuovo governo coprirà i posti vacanti nel Collegio Garante della Costituzionalità delle Norme senza chiedere alle opposizioni di presentare un loro nominativo, violando la prassi instaurata da quando detto organismo esiste, cioè dal 2003. Il che fa sospettare che davvero la questione dell’amministrazione della giustizia aleggi, in certi ambienti della maggioranza, come una ‘fissa’. Fa sospettare che davvero il proposito di fare “terra da ceci” sul tribunale (emerso dalla chiacchierata di Gabriele Gatti con un -vendicativo?- interlocutore) abbia un fondamento, come fatto balenare nelle due conferenze stampa di venerdì scorso.