SAN MARINO. Nella notte di venerdì è stata approvata la riforma fiscale con i soli voti della maggioranza. Come giudica questa mancata condivisione di un progetto così importante?
“La riforma tributaria è il frutto di un compromesso al ribasso all’interno della maggioranza. Si è persa una grande occasione per riorganizzare complessivamente il fisco e per dare un messaggio di speranza al Paese”.
Lo enunciavate come forze di opposizione già nella relazione di minoranza e anche come Ps in una nota a caldo dopo l’approvazione, parlate di una riforma che non riforma, perché?
“Sostanzialmente siamo di fronte ad una serie di aggiustamenti della normativa del 1984. C’è un aumento delle aliquote, in particolare sulle fasce medie dei redditi da lavoro dipendente. Manca completamente una prospettiva di rilancio economico. Sull’accertamento le regole sono molto fumose. Personalmente ritengo che il governo abbia sbagliato l’approccio iniziale. Non si fa una riforma tributaria solo per fare cassa. Si doveva invece definire un sistema tributario innovativo, a partire da un patto tra stato e contribuenti basato sul mantenimento di una fiscalità bassa a fronte dell’emersione di tutti i redditi imponibili e dal passaggio al regime Iva. Questa sarebbe stata l’impostazione che il Partito Socialista avrebbe seguito se fosse stato forza di governo”.
Simone Celli