San Marino. Pesanti criticità del Tribunale, nella relazione dell’allora Dirigente Ferroni

San Marino. Pesanti criticità del Tribunale, nella relazione dell’allora Dirigente Ferroni

Denegata giustizia e quei 545 fascicoli prescritti in mano a un solo magistrato

Nella relazione dell’allora Dirigente Ferroni le pesanti criticità del Tribunale

L’informazione di San Marino

Denegata giustizia e lungaggini processuali. Procedimenti immobili per anni sui quali è già caduta la mannaia della prescrizione processuale. Difficile al momento dire quali procedimenti siano caduti nell’oblio, ma potrebbe trattarsi delle più disparate vicende: dalle truffe al riciclaggio, magari con utilità sequestrate a favore dello Stato, e non è escluso che ci siano in mezzo casi nei quali si trattavano questioni legate alla criminalità organizzata. Di questo si parlerà nel consiglio di marzo, che si apre oggi, e che di certo, in prosecuzione dell’ordine del giorno della scorsa seduta, vedrà nella giornata di giovedì, a partire dalle 13 e 30, la trattazione dell’argomento giustizia, così come stabilito dall’ordine del giorno. Sono già pubblicate sul sito del Consiglio, comunque, le relazioni sullo stato della giustizia del 2015, 2016 e 2017

In tutte si nota un arrancare dei procedimenti, ma a impressionare, come rilevato dal professor Ferroni nella sua relazione, sono le prescrizioni processuali. Quei procedimenti che il magistrato non riesce a portare a termine nei tempi previsti per legge e quindi si estinguono senza che venga fatta giustizia. Ne parla diffusamente e in maniera chiara il professor Lanfranco Ferroni, che aveva depositato la sua relazione alcuni giorni prima di morire. Il dato che rimarca maggiormente  è quello di 545 fascicoli processualmente prescritti in capo ad un solo magistrato, il Commissario della legge Simon Luca Morsiani (foto). Tra le possibili cause Ferroni indica “L’iniquità originaria, che si riscontra ogniqualvolta il carico assegnato ad un magistrato risulti ab origine eccessivo sotto il profilo quantitativo, ovvero caratterizzato da eccessiva eterogeneità delle attribuzioni, può indubbiamente essere causa di sofferenze e di formazione dell’arretrato. Il quale, tuttavia, è destinato a determinarsi col trascorrere del tempo. Ad esso si può porre rimedio soltanto rivedendo i carichi di lavoro”.

Ma l’allora dirigente non nasconde come accanto a queste cause oggettive vi siano anche cause soggettive:

“E’ indubbio, poi, che, oltre alle cause (oggettive) appena accennate, possano esservene di soggettive e, cioè, essere imputabili ad eccessiva lentezza del singolo magistrato nel procedere. E’ quanto è dato ad esempio riscontrare in un settore dell’Ufficio inquirente, dove oltre alla già deprecabile prescrizione di centinaia di procedimenti, si riscontra altresì, ad oggi, la mancata pubblicazione di procedimenti di particolare delicatezza, che, involgendo anche profili socialmente e politicamente sensibili ovvero incidendo direttamente sull’istituzione Tribunale, avrebbero invece richiesto una definizione celere. Situazione questa – ciò che risulta ancor più grave – che può indurre a ravvisare in ogni tentativo di sia pur legittima sollecitazione (a procedere celermente) una sorta di illecita interferenza sull’operato del magistrato”. Nel tirare le somme Ferroni sottolinea: “Dall’analisi sin qui condotta è emerso che fra le principali cause delle criticità riscontrate si collocano, nell’ordine: a) la non equa distribuzione dei carichi di lavoro che può essere sia originaria, sia sopravvenuta; b) l’eterogeneità e la variegatezza delle cause e dei settori disciplinari assegnati ai Giudici; c) l’incertezza sulla stabilità (interna) della propria posizione lavorativa; d) la lentezza nell’approccio alle indagini di alcuni magistrati”.

Sulla distribuzione dei carichi di lavoro Ferroni propone una maggiore organicità delle assegnazioni. Quanto all’eterogeneità delle cause propone una maggiore gradualità nel cambiare settore disciplinare. Sull’incertezza interna della “stabilità” della posizione lavorativa Ferroni propone spostamenti graduali. “Quanto, infine, al profilo problematico di natura soggettiva sopra indicato sub d. (la lentezza nell’approccio alle indagini di alcuni magistrati), si è verificato come un approccio particolarmente “compassato”, da un lato possa comportare (oltre alla possibile prescrizione di molti fascicoli, anche) la omessa tempestiva pubblicazione di procedimenti di particolare rilievo, ai quali possono eventualmente essere sottesi profili socialmente utili e politicamente sensibili; dall’altro, può ingenerare l’idea che ogni tentativo di sia pur legittima sollecitazione a procedere celermente configuri gli estremi di una sorta di illecita interferenza sull’ operato del magistrato. Le soluzioni non possono che essere due: o il magistrato in questione decide di abbandonare le proprie modalità operative, sveltendo il proprio modo di procedere, o, laddove siano previste sanzioni, se ne faccia immediata applicazione”, conclude Ferroni.

 

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