Rassegna Stampa – Rete: “Più che “ad personam” si tratta di una legge “ad babbum” Rf: “Capricci e arroganza del governo”
Presidente AASS nominato non ha i requisiti … La maggioranza cambia la legge
ANTONIO FABBRI – La maggioranza nomina presidente dell’Aass una persona senza i requisiti previsti per legge, ma anziché cambiare la nomina, cambia la legge con effetto retroattivo e, tra l’altro, utilizzando un emendamento a un decreto delegato. Un pastrocchio di forma, ma anche di sostanza, da far rabbrividire.
Un precedente pericoloso per lo stato di diritto, la democrazia, il rispetto delle norme cui sono tenuti tutti i cittadini e, a maggior ragione, vi sarebbe tenuto il consiglio.
Non hanno mancato di rilevarlo le opposizioni in una giornata consiliare di fuoco da un lato, desolante dall’altro.
Praticamente nessun intervento dalla maggioranza se non da parte del Psd per giustificare l’ingiustificabile. Qualche sparuto consigliere di Libera per motivare che nella sostanza il pastrocchio poteva pure essere digeribile. Silenzio dai banchi della Dc, che tuttavia si allinea nel voto. Così Rete riassume l’accaduto in una nota nel tardo pomeriggio: “Per chi pensava che, con le ultime norme clientelari, il governo e la maggioranza avessero toccato il fondo c’è una brutta notizia: hanno iniziato a scavare!
L’ultima oscenità, in ordine di tempo, è un emendamento che cambia i requisiti fissati dalla Legge per i componenti del CdA dell’Azienda Autonoma di Stato per i Servizi Pubblici. Come tutti sapranno, il 7 novembre di quest’anno il nuovo Governo ha cambiato i vertici dell’AASS. A presiedere l’Azienda strategica, il Partito dei Socialisti e dei Democratici ha indicato una persona di fiducia, molto di fiducia: il padre dell’attuale Segretario di Stato Federico Pedini Amati. Dal nepotismo al “babbismo”!
Dopo averlo nominato il papà, senza aver neppure distrattamente consultato i requisiti previsti dalla Legge, ecco un’amara sorpresa: Pedini senior non ha i requisiti previsti dalla Legge. Una bella leggerezza! Che fare, dunque? Scegliere un altro professionista con i requisiti previsti? Nossignore, si cambia la legge!
Ricapitoliamo:
1) Pedini fa nominare suo padre presidente dell’AASS;
2) Pedini si accorge che suo padre non ha i requisiti previsti dalla Legge;
3) Pedini fa cambiare i requisiti previsti dalla Legge. Informiamo dunque la cittadinanza che il Governo e la maggioranza hanno sdoganato una nuova forma di legge “ad personam”: la legge “ad babbum”!
Queste non sono opinioni, sono fatti. Ciascuno è libero di trarre il proprio giudizio”, dice Rete. Questa modalità non poteva che suscitare lo sdegno dell’opposizione, che arriva a denunciare il Governo di “clientelismo spudorato”.
Dalla maggioranza si sono alzate sparute voci per rassicurare sulla professionalità del candidato, e sull’importanza che la figura del geologo può avere all’interno della direzione Aass, andando però fuori dal merito delle bordate dell’opposizione stava muovendo. Il Segretario al Lavoro con delega all’Aass Alessandro Bevitori ribadisce la scelta “di buon senso”, e, pur ammettendo una svista sui requisiti, esprime con convinzione la decisione. Ciò che viene ritenuto riprovevole dalla minoranza è un vecchio modo di fare che ha portato al paese nient’altro che guai, quello dei provvedimenti “ad personam”.
Matteo Zeppa di Rete rileva: “Avete fatto una nomina sbagliata perché non leggete i requisiti. Questo è il fio che qualcuno deve pagare per il famigerato errata corrige”.
Per Antonella Mularoni di Rf “la formulazione che è stata usata fa tornare indietro il paese agli anni Ottanta. Nelle istituzioni la forma è sostanza. Qui stiamo facendo qualcosa che non è corretto. Ho grosse perplessità anche sul contenuto dell’emendamento”. La critica è chiara: “Non si fanno prima le nomine, e poi si cambiano i requisiti”, sottolinea Matteo Casali di Rf, quindi invita: “Chiedo molto serenamente di ritirare l’emendamento. Siamo ancora in tempo per salvare merito e metodo”.
Nicola Renzi di Rf è lapidario: “Il Consiglio spreca mezza giornata di tempo per i capricci e l’arroganza di una maggioranza che non solo non ha avuto la volontà di prendersi due minuti di tempo per leggere la legge, ma addirittura viene qua in aula per cambiare quella legge e rendere fattibile la nomina”
Per Matteo Rossi Psd: “La responsabilità politica di chi nominiamo si valuta alla fine del mandato. Abbiamo nominato figure monumentali e i danni che hanno causato sono stati incalcolabili”.
E Silvia Cecchetti sempre dal Psd aggiunge: “Quello che è triste è che si fanno nomi e cognomi. Una delle cose terribili che quest’Aula fa. Anche a me è capitato di essere sotto la gogna per ore e ore in una condizione di difficoltà”.
Insomma, in maggioranza ci si scotta per un incendio che divampa e c’è chi prova a difendersi biasimando le “ruvide accuse rivolte alla persona”.
Biasimo che vien puntualmente rimandato al mittente: “Nessuno ha detto nulla sulla persona nominata, e neanche sul Segretario Pedini. La questione è politica”, sottolinea tra gli altri Emanuele Santi di Rete.
Tensioni anche in maggioranza, in particolare tra Iro Belluzzi di Libera che ironizza sulla questione, affermando “voterò sicuramente l’emendamento. L’amore filiale è una cosa che va valorizzata”, e Luca Lazzari del Psd che lo riprende e controaccusa.
Denise Bronzetti di Ar afferma: “Credo sia dovere di tutti i consiglieri capire che cosa votiamo. Abbiamo una grande difficoltà nel poterci districare nelle norme stesse. Serve una rivisitazione delle norme che sottendono alla creazione dei profili di ruolo, dei concorsi, dell’accesso alla PA. Noi non contestiamo la necessità che a volte si pone nella PA di migliorare la professionalità, ma la modalità con cui vengono proposte modifiche al decreto. Io devo dunque necessariamente chiedere alcuni chiarimenti per non votare a scatola chiusa”.
Michela Pelliccioni di Dml richiama alle “tattiche politiche di vecchia scuola”, mentre Enrico Carattoni di Rf parla di “approccio distorto e anche un po’ malato, che va corretto”.
Alla fine l’emendamento viene approvato con 27 si e 12 no.
Non si arriva però a ratificare il Decreto delegato e il Consiglio finisce senza che si concluda la votazione. Decreto delegato che dovrebbe tra l’altro decadere a giorni e quindi il governo dovrà riemetterlo con un Consiglio che per errori di “sciatteria politica”, l’ha definita qualcuno è parso una Caporetto per la maggioranza che non solo ha palesato evidenti forzature e tentativi di colpi di mano, ma alla fine non è riuscita neppure a portare a casa quello che si era prefissata.
Articolo tratto da L’informazione di San Marino pubblicato integralmente il giorno dopo