San Marino. Prestito ponte; titano bond sulla carta

San Marino. Prestito ponte; titano bond sulla carta

Prestito ponte, il Governo ragiona sul reperimento da player privati

Per l’Esecutivo la collocazione del bond è solo rimandata a tempi migliori

Ancora non si sa quanto siano costate le consulenze Rothschild e JpMorgan, ad oggi rivelatesi utili come un cacciavite per battere un chiodo. Il chiodo che non si batte è il piazzamento dei titoli del debito pubblico sul mercato internazionale. I cosiddetti “Titano Bond” per ora restano solo sulla carta e la loro emissione viene nuovamente prevista nella legge di bilancio per il 2021.

Emissione “solo rimandata”, specifica l’Esecutivo, a momenti più favorevoli di andamento dei mercati.

In alternativa c’è la richiesta del “prestito ponte”, per traghettare il Paese nel prossimo anno con la garanzia di poter pagare le tredicesime, le pensioni e gli stipendi. Insomma, si prendere un prestito che di fatto è già speso.

Alla Rtv prova ad aggiustarla il Segretario Teodoro Lonfernini, dicendo che quella del “doppio binario” era una strategia in corso da tempo. Il problema è che, sempre da tempo, si sapeva che uno dei due, quello del Titano Bond, nel contesto in cui ci si trova, era un binario morto in partenza.

Adesso bisognerà vedere che cosa si riuscirà ad ottenere da player privati dai quali l’esecutivo ha in animo di cercare un prestito ponte da 150milioni. Pare se ne voglia occupare direttamente l’Esecutivo, senza troppi “fastidiosi” passaggi in Commissione o in Consiglio. Ma se ne saprà probabilmente di più oggi.

Sta di fatto che il Governo sembra puntare molto sulla visita odierna del Sottosegretrio agli esteri italiano Ivan Scalfarotto. Visita che ricambia la trasferta romana dei Segretari sammarinesi. In quell’occasione alla Farnesina erano presenti i Segretari di Stato alle Finanze Marco Gatti e agli Esteri Luca Beccari. Era stata messa sul tavolo anche la questione finanziaria sammarinese, con la richiesta di assistenza all’Italia da parte del Titano. Come evolverà e in che cosa si sostanzierà questa assistenza che possa dare, era stato comuncato, reciproci vantaggi ai due paesi, si vedrà.

Intanto in questa emergenza – nella quale anche Sindacato e Anis cominciano a farsi venire qualche dubbio sui reali rapporti internazionali del Governo e sulle reali capacità e volontà di provare a risolvere la situazione mettendo mano al contenimento della spesa e alle riforme – la grande assente pare essere Banca Centrale. Non pervenuto il ruolo di Via del Voltone di ausilio al sistema per il superamento della sempre maggiore difficoltà in cui sta sprofondando il Paese. L’autocelebrazione della linea di credito ottenuta dalla Banca Centrale Europea, è parsa più propaganda che sostanza, tanto che ad oggi non si ha notizia di quale sostegno quell’operazione stia dando ai soggetti bancari della Repubblica e se qualcuno di questi si sia attivato per quelle linee di credito dedicate, ammesso che ne abbia necessità e considerato che si tratta di linee di credito “lampo”, da concedere dietro adeguate garanzie e da restituire entro tre mesi.

Sta di fatto che, a parte i proclami di qualche consigliere in occasione della discussione del bilancio di Bcsm a Palazzo – che ha fatto emergere, tra le altre cose, stipendi medi da 4.200 euro mensili – non si sa, da Via del Voltone quali rapporti internazionali si stiano coltivando, se ci siano intese intavolate con soggetti istituzionali, se si lavori all’apertura di canali di dialogo, se ci sia un progetto di ristrutturazione del sistema… insomma, se si stiano mettendo in campo azioni che possano consentire al sistema San Marino quanto meno di non rischiare il default. Neppure sull’opportunità o meno del “Titano Bond”, o su quanto si rischia con questo “prestito ponte”.

Nulla, tutto tace, mentre nella legge di bilancio spunta il “titolo irredimibile” per finanziare Cassa di Risparmio.

Anche su questo pare Bcsm non abbia nulla da dire. Una operazione, che qualcuno spiegherà, ma che al momento pare l’emissione da parte dello Stato di titoli che, di fatto, esso stesso – in quanto socio unico di Cassa – compra, pagando poi a se stesso gli interessi. Più un artificio contabile che il tanto atteso un piano industriale per Carisp

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