Rassegna Stampa – Tra le imputate, l’allora coordinatrice delle professioni infermieristiche
Nuova udienza, ieri, per il processo sul caso cosiddetto del “racket delle badanti” che, quando esplose la vicenda, ebbe una forte eco mediatica soprattutto perché rilanciata, anche con conferenze stampa e comunicati, dal comitato “rispetto”, ad hoc costituito proprio per denunciare un presunto caporalato nell’ambito dell’assistenza familiare non sanitaria prestata in ambito ospedaliero.
Le due imputate, una 52enne di origini russe e una 53enne rumena, sono accusate a vario titolo della “gestione clandestina del lavoro delle badanti all’interno dell’Ospedale” e delle minacce alle “assistenti non allineate”.
Le imputazioni contestate sono alternativamente estorsione in concorso o violenza privata o atti persecutori. La Dzutseva è poi accusata anche di truffa per avere fatto lavorare come badanti, con artifici e raggiri, operatrici non regolari. Imputata poi con l’accusa di interesse privato i atti d’ufficio l’allora coordinatrice delle professioni infermieristiche.
La donna, 58enne sammarinese, si è da subito detta innocente tanto da rinunciare alla prescrizione.
Nella udienza di ieri davanti al giudice Francesco Santoni, sono stati ascoltati due testimoni, richiesti dalla difesa della sammarinese. Un ex caposala del reparto di ortopedia che ha affermato come le disposizioni date dall’imputata fossero conformi alle direttive impartite dall’ISS e che a sua memoria la donna non avesse mai raccomandato nessuno.
Ha anche sottolineato come in diverse riunioni il personale sanitario aveva sottolineato, a fronte di un regolamento ad hoc entrato in vigore nel 2017, come non potesse spettare ai sanitari il ruolo di “controllori” del personale non sanitario proveniente dall’esterno, delle badanti insomma.
La testimonianza dell’ex direttore amministrativo dell’Iss, Sandro Pavesi. Ha confermato anche lui il rispetto delle direttive impartite, e che vi furono riunioni alla presenza anche di esponenti di Governo e Ufficio del Lavoro, per proporre l’istituzione di un posto di polizia in Ospedale.
E’ emerso anche che si trattò di una vicenda sottoposta a forte pressione mediatica e a suo avviso anche ingigantita. Incontrò all’epoca pure le esponenti del comitato “Rispetto”, che lamentavano di non essere mai chiamate a causa delle presunte distorsioni denunciate. Pavesi ha ricordato anche il riferimento che all’epoca venne fatto in Commissione consiliare.
Prossima udienza il 7 ottobre, mentre la sentenza è prevista entro fine anno
Articolo tratto da L’informazione di San Marino pubblicato integralmente il giorno dopo