San Marino. Processo Re Nero, lettera anonima al consulente tecnico di accusa. Antonio Fabbri

San Marino. Processo Re Nero, lettera anonima al consulente tecnico di accusa. Antonio Fabbri

L’informazione di San Marino

In apertura di udienza, ieri, il testimone Ferrucini ha reso noto l’episodio. Il documento acquisito agli atti

Processo Re Nero, lettera anonima al consulente tecnico di accusa

Antonio Fabbri

 

SAN MARINO. La prima udienza di febbra­io del caso “Re Nero”, il cui processo è in corso presso il tribunale di Forlì, si apre con un colpo di scena. Una comunica­zione inquietante viene fatta dal testimone del quale è prevista l’audizione, il commercialista, consulente tecnico dell’accusa, Giancarlo Ferrucini.

Lettera anonima In apertura di processo il dottor Ferrucini ha reso noto che il 31 gennaio scorso, al ritorno a casa proprio dall’udienza presso la Corte di Assise, ha trovato la moglie molto preoccupata. Motivo: una lettera anonima recapitata presso l’abitazione del commercialista e rivolta direttamente a lui e indiretta­mente al Pm, Filippo Santange­lo, riguardante la deposizione nel processo. Una lettera nella quale si faceva riferimento allo stesso Ferrucini, a suoi presunti legami di parentela con soci della banca imputata e veniva fatto un biasimo al suo lavoro di consulente tecnico. Oltre a questo, cosa ancor più inquie­tante, veniva allegata una foto del campanello del suo studio, quasi a voler dire: sappiamo quali sono i tuoi spostamenti e dove abiti.

Un episodio che è stato denunciato dallo stesso consulente dell’accusa alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Forlì e comunicato eri,
appunto, in apertura di udienza. Un fatto quanto meno spiacevole che innegabilmente può aver turbato la serenità del testimone sulle cui perizie si basa una parte fondamentale del fascicolo. La Corte ha quindi preso in esame l’accaduto ed ha letto in camera di consiglio la lettera
anonima, che ha poi deciso di depositare agli atti agli atti del processo. Si è quindi proceduto con l’esame dal parte del Pm del testimone Ferrucini, che ha ripercorso le sue conclusioni contenute nel fascicolo di indagine.

Le conclusioni del consulente tecnico “Le conclusioni della mia analisi –ha affermato il testimone Ferrucini– sono che tutta l’operazione è in pratica un meccanismo messo in piedi, tra Asset Banca a San Marino e Banca di Credito e Risparmio di Romagna a Forlì, strettamente collegate e connesse tra loro, con una serie di soci e di soggetti che sono in entrambi i Consigli di amministrazione. Il meccanismo messo in piedi vedeva Asset rastrellare somme di denaro in Italia, in contanti o titoli, e poi contestualmente la Bcrr concedere affidamenti al soggetto italiano. Gli affidamenti che concedeva erano garantiti spesso da fidejussioni bancarie rilasciate da Asset Banca. Oppure a volte, per garantire Bcrr, erano utilizzati dei mandati a vendere, perché quel soggetto aveva depositato presso Asset Banca dei titoli di credito. Qualche volta, ma non poche volte, addirittura non c’era niente. Non c’era garanzia apparente per il prestito che era stato concesso”.

Il prestito sulla parola in Bcrr “Perché il prestito veniva erogato comunque?”, ha chiesto allora il Pm. “Perché c’era un rapporto verbale. Bastava che qualcuno della Asset Banca dicesse ‘sì, sì daglielo’… lo scrivevano anche a volte: ‘è degno di ottenere il prestito’, e veniva erogato.
Questo era il meccanismo”, ha risposto il testimone.

L’autorizzazione di Banca d’Italia Il pubblico ministero ha anche chiesto quale fossa stata la posizione di Banca d’Italia “ Bisogna risalire a quando la Bcrr è stata… non costituita, ma concepita. Un gruppetto di imprenditori di Forlì e di Rimini, di una certa levatura economica, anche se non sempre i bilanci delle loro aziende erano felici, hanno chiesto autorizzazione, ma, secondo le indagini e gli accertamenti, le autorizzazioni la Banca d’Italia le ha concesse perché non messa a conoscenza della reale situazione. Ad esempio il capitale sociale era polverizzato. Probabilmente non tutti quei soci erano veramente soci. Nel senso che quando siamo andati a vedere elenco dei soci, le firme non coincidevano, qualche volta non c’era neppure la firma. Non solo. Ogni socio doveva lasciare una certa somma che serviva per acquistare la quota. Alcuni soci risulta che abbiano versato somme superiori a quelle dichiarate in denuncia dei redditi. Ritengo quindi che abbiano versato anche per altri. Ritengo che abbiano presentato, per la richiesta a Banca d’Italia, degli elenchi di soci che forse non rispondevano al vero. In pratica c’è stata volontà di nascondere la realtà a Banca d’Italia per riuscire ad ottenere le autorizzazioni che diversamente avrebbe certamente negato”.

Polverizzazione fittizia delle quote di Bcrr Poi il Pm ha chiesto: “Perché parla di capitale polverizzato fittiziamente?” “C’è un elenco lungo di soci, molti soci con piccole quote –ha risposto il testimone- Fittiziamente perché quelli non erano soci in realtà”. “Ci si è avvalsi quindi di prestanome?”, ha chiesto dunque il Pm. “Non posso dire che il socio Rossi ha prestato il nome al socio Verdi. Però posso dire che il socio Rossi ha versato una somma che non aveva”, ha detto il testimone. “Troviamo casalinghe o persone senza capacità economiche tali da versare quote di capitale sociale della banca”.

Asset comandava sulla banca romagnola Poi il consulente tecnico ha sottolineato come fosse Asset Banca a comandare la Bcrr. “In particolare era Ercolani, presidente di Asset Banca. Lui era portatore di quote per circa il 10% complessivo della Bcrr, che assieme alle quote portate da Zaccaroni facevano oltre il 50%. Senza Ercolani, Zaccaroni faceva poco. Nell’assemblea, quando c’era la presenza di tutti, si scriveva che ‘c’era il monte e c’era il piano’. In altre trascrizioni che c’era San Marino e c’era l’Italia”, ha detto il teste Ferrucini per fare capire il collegamento tra le due banche. Richiamato anche l’episodio in cui, in vista dell’ispezione di Banca d’Italia, i dipendenti di Bcrr si adoperarono per nascondere i documenti nel bagno.

Prossima udienza il controesame Dopo la prima parte dell’audizione sulle questioni di ordine generale, Pm e avvocati si sono accordati per acquisire agli atti le relazioni tecniche del dottor Ferrucini che entrano nello specifico di ciascuna contestazione. Quindi il Pm ha rinunciato
all’esame diretto del testimone. Sempre su accordo delle parti il processo è stato quindi aggiornato alla data del 7 marzo, per il controesame da parte delle difese.

Condividi


Per rimanere aggiornato su tutte le novità iscriviti alla newsletter

Quando invii il modulo, controlla la tua inbox per confermare l'iscrizione

Privacy Policy