San Marino. Ps: ‘Il Paese sta precipitando nel baratro’

San Marino. Ps: ‘Il Paese sta precipitando nel baratro’

Il Paese sta precipitando nel baratro. Ma il Governo ne è consapevole?

E’ questo il terribile interrogativo con cui si è aperta, nel tardo pomeriggio di ieri, la riunione congiunta dell’Esecutivo e del Gruppo Consiliare del Partito Socialista.

Infatti, l’esame dell’ordine del giorno dei lavori del prossimo Consiglio Grande e Generale ha messo in evidenza una clamorosa distanza dalla gravissima situazione di crisi economica e sociale in cui si trova il Paese.

D’altra parte non può essere interpretata diversamente la decisione, da parte di governo e maggioranza, di inserire gli argomenti di maggiore significato sul piano politico, quali l’Europa, il sistema finanziario e i giochi, al termine della sessione  – dopo la lunga sequela di nomine, sostituzioni, decreti e istanze d’arengo -, con la fondata probabilità che non vengano affrontati per mancanza di tempo.

E’ certo, invece, che in Aula non verrà discusso lo stato del rapporto bilaterale italo-sammarinese. Infatti, nonostante precisi impegni assunti precedentemente, non è neppure previsto all’interno dell’ordine del giorno il riferimento sulla questione del Segretario di Stato competente. E’ una scelta che – a dir poco – lascia di stucco, come se il nostro Stato non fosse ancora inserito nella black-list del Ministero dell’Economia e delle Finanze italiano. Come se il definitivo superamento del contenzioso tra San Marino e Italia non fosse l’obbiettivo prioritario da raggiungere per concedere una boccata d’ossigeno all’apparato produttivo e dei servizi.

La realtà, purtroppo, è fin troppo chiara. Governo e maggioranza continuano a cincischiare e sono maggiormente impegnati a salvaguardare gli equilibri interni, piuttosto che a mettere in campo le riforme strutturali necessarie a dare al Paese un prospettiva di sviluppo economico, di crescita sociale e di rinascita culturale.

Non sono assolutamente sufficienti una riforma tributaria confusa e iniqua, una legge di bilancio senza scelte strategiche ed un Decreto sullo sviluppo all’acqua di rose, per sostenere che il 2014 sarà l’anno della ripresa.

Serve molto di più. Molto di più che il Governo del Bene Comune ha ampiamente dimostrato di non avere in questo primo anno di legislatura.

Per questo il Partito Socialista invoca un cambio di rotta immediato, altrimenti è meglio chiudere l’attuale fase politica, ricercando le condizioni per aprirne una nuova in cui dovrà essere centrale l’impegno a portare a compimento un’azione riformatrice radicale, per realizzare il nuovo modello di sviluppo, per impostare un progetto culturale pluriennale e per garantire adeguati livelli di protezione sociale.

Solo con una svolta riformista, il Paese potrà essere salvato.

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