San Marino punta a trovare 500 milioni di euro entro il 31 dicembre

San Marino punta a trovare 500 milioni di euro entro il 31 dicembre

Entro il 31 dicembre 2020 la Repubblica di San Marino emetterà titoli del debito pubblico da collocarsi sul mercato internazionale sino ad un ammontare complessivo di 500 milioni di euro.

La cifra e la data sono state messe nero su bianco nell’assestamento di bilancio che il Segretario di Stato alle Finanze Marco Gatti ha depositato in questi giorni in Segreteria istituzionale e che verrà presentato in Consiglio in prima lettura a giugno.

Della necessità, o meglio dell’urgenza, per San Marino di richiedere un consistente prestito internazionale si parla da mesi. Soprattutto dopo che le misure di contrasto alla Covid-19 hanno portato al blocco dell’economia e ad un prosciugamento delle già asfittiche casse pubbliche. Lo stesso Segretario Gatti nel gennaio di quest’anno ha parlato in Commissione Finanze di un “debito legale intorno ai 360 milioni di euro” e di una “ipotesi di ristrutturazione” con l’eventuale possibilità di “portare il debito da interno a estero”. Gatti allora ha messo sul tavolo tre possibili fonti di finanziamento. “Una è quella di mercato. La seconda: altri Stati. La terza: programmi del FMI”.

 

Nell’assestamento non si fa cenno alle fonti di questo debito ma si spiega a cosa servirà: innanzitutto ad alimentare il Fondo per il sostegno e lo sviluppo dell’economia previsto dal Decreto-Legge 63/2020. Quindi andrà a rimborsare le anticipazioni di cassa accese presso la Banca Centrale della Repubblica di San Marino, a rimborsare i Titoli del debito pubblico già emessi in questi anni, “nonché – scrive Gatti – al reperimento della liquidità e alla copertura dei disavanzi di bilancio pregressi e correnti. Tale reperimento di risorse sarà definito e disciplinato da appositi Decreti Delegati i quali, si sottolinea, saranno oggetto di presentazione in Commissione Consiliare Permanente Bilancio e Programmazione – assicura il Segretario – prima della loro formale adozione”.

 

Ma i prestiti vanno onorati e perciò il governo dovrà parallelamente tentare di riportare in attivo il bilancio pubblico che quest’anno, secondo il previsionale approvato dal Consiglio a novembre 2019, chiuderà con un passivo di 29 milioni di euro. A maggior ragione dopo che la società di rating Fitch ha declassato San Marino nell’ultimo report portandolo a BB+ con outlook negativo.

 

Per questo Gatti sottolinea la necessità di un approccio “che deve necessariamente essere prospettico, base e presupposto necessari per il rilancio del Paese, individuando le principali traiettorie di sviluppo e favorendo gli investimenti, sia locali che esteri”.

“Per uscire da questa situazione – si legge ancora nella relazione – serve una forte assunzione di responsabilità e una più convinta solidarietà diffusa, dove ciascuno deve fare la propria parte, poiché il beneficio consiste in un “bene” comune e personale. È quindi giunto il momento di attuare scelte strutturali e strategiche, non più procrastinabili; di affrontare in maniera organica, ma decisa, e anche coraggiosa, le principali problematiche del bilancio dello Stato e del nostro sistema economico, in particolare del sistema bancario“. 

 

Ed è per questo che l’assestamento di bilancio contiene anche interventi sulle due banche pubbliche di San Marino, Cassa di Risparmio e Banca Nazionale Sammarinese (ex Banca Cis).

All’articolo 1 ad esempio è previsto che il Congresso di Stato deve predisporre un intervento organico e complessivo per una revisione e nuova diversa gestione degli attivi patrimoniali iscritti nel bilancio di Cassa di Risparmio della Repubblica di San Marino. “In particolare – scrive Gatti – il progetto deve essere indirizzato a rendere i predetti attivi cedibili, fruttiferi e liquidabili, con l’obiettivo di creare la base e i presupposti necessari per riportare l’Istituto ad essere redditizio. Quanto precede deve essere parte di un più ampio piano industriale che, si sottolinea, non deve essere volto e limitato solo alla riduzione dei costi, ma altresì incentrato sullo sviluppo dell’attività e di nuove strategie di mercato”.

Di BNS invece si parla all’art. 2, in cui è prevista l’acquisizione da parte dello Stato del pacchetto azionario della banca, attualmente di proprietà di Banca Centrale. “L’acquisizione – si legge nella relazione – potrà avvenire dopo la definizione della mission di BNS”.

 

A concludere il progetto di legge sono due articoli che parlano d’altro. L’articolo 4 prevede la decadenza dei Consigli di Amministrazione e dei Consigli Direttivi degli enti pubblici e delle società partecipate dall’Eccellentissima Camera, di nomina del Consiglio Grande e Generale e del Congresso di Stato, che, nei primi sei mesi di ogni nuova legislatura dovranno essere sostituiti o riconfermati. 

L’articolo 5 invece introduce la possibilità di prevedere contrattualmente una nuova componente retributiva agli stipendi pubblici e della Pa allargata legata al risultato, “al fine di incentivare il raggiungimento degli obiettivi prefissati, che devono essere certi, oggettivi e determinabili”. Tale componente potrà far superare il tetto dei 100.000 euro annui lordi di retribuzione introdotto con il referendum nel 2016.

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