Patrizia Cupo di Corriere Romagna San Marino si occupa del ‘caso Arzilli – Joseph’, sollevato ieri da La Tribuna Sammarinese, aggiungendo nuovi particolari.
(…) Che Arzilli fosse, tra il 2009 e il 2010, uno di quei segretari per i quali la gendarmeria aveva attivato un sistema di “controllo” più stretto, non era mistero. Poi, però, ieri la storia è tornata a galla su un quotidiano del Titano, la Tribuna, che ha pubblicato la lettera di un imprenditore sammarinese, critico nei confronti di Arzilli. Ma le indagini del tribunale, per quel fattaccio del 2009, vedevano proprio quell’imprenditore protagonista.
Nella primavera di tre anni fa, il presunto “sicario” lavorava infatti per lui: per un contenzioso e alcune minacce conseguenti a un affare tra i due andato male, il titolare sporse denuncia in gendarmeria.
Ma quella sera stessa, i militari beccarono il portiere e lui raccontò tutt’un’altra storia. Ammise gli screzi col suo ex datore di lavoro ma aggiunse anche, con dovizia di particolari (poi confermati al giudice che assunse l’incarico, Roberto Battaglino, di fronte al legale d’ufficio) , che quell’imprenditore gli aveva promesso soldi per dare una lezione ad Arzilli. Avrebbe dovuto seguirlo oltre confine, picchiarlo a sangue, e procurargli una prostituta per immortalarlo in situazioni sconvenienti così da ricattarlo.
Lo avrebbe edotto con particolari sulla vita privata del politico, senza però precisare il ruolo istituzionale della vittima: nel fascicolo di appunti che gli consegnò, vi avrebbe aggiunto diverse foto, così da rendergli facile il riconoscimento. Su una di queste, la gendarmeria ha trovato il prezzo della “taglia”: i 150mila euro per un “lavoretto” fatto bene. Da brividi. Convocati entrambi dal giudice, “sicario” e presunto mandante diedero versioni discordanti in tutto.
Per l’imprenditore, fu «tutto inventato» solo per metterlo nei guai.
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L’articolo
di Jeffrey Zani, La Tribuna Sammarinese
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