Commissione Consiliare Speciale per le riforme istituzionali
Martedì 20 maggio, pomeriggio
La Commissione ha proseguito nel pomeriggio i lavori di preparazione dei documenti che saranno alla base dei lavori di riforma veri e propri. Innanzitutto, è stato approvato il Regolamento interno della Commissione già discusso nella sessione di fine aprile, decidendo di lasciare 8 minuti per gli interventi in comma Comunicazioni.
Spazio quindi alla discussione sul programma di lavoro, su cui i commissari decidono di vagliare articolo per articolo della bozza predisposta. Dopo un’analisi generale del documento, si affrontano e si discutono i singoli punti. Il primo riguarda il Consiglio Grande e Generale. In particolare si è discusso su come rendere i lavori più efficaci, valorizzare lo status del consigliere e definire lo statuto delle opposizioni. Matteo Zeppa (Rete) ha sottolineato che “lo statuto delle opposizioni non riguarda maggioranza e governo”, mentre Manuel Ciavatta (Pdcs) ha ritenuto che le esigenze delle minoranze vadano “contemperate però anche con la possibilità della maggioranza, di non essere ostaggio dell’ostruzionismo”.
Un tema centrale discusso nell’ambito dell’articolo sul Consiglio è stata la valorizzazione dello status del consigliere. È stata evidenziata la disparità tra consiglieri a seconda della loro professione (dipendenti pubblici, privati, liberi professionisti, ecc.) in termini di permessi e compensi, come sottolineato da Zeppa che ha chiesto una “parificazione delle categorie lavorative”. Questa difficoltà nel conciliare attività lavorativa e istituzionale è vista come un problema che “esclude alcune categorie dalla possibilità di un impegno politico”. Sono state ipotizzate soluzioni come una forma di “part-time” o “distacco part-time” per affrontare la “professionalizzazione” del ruolo.
Ampio dibattito sulle fonti normative, in particolare sul “decreto delegato”, definito da Gian Nicola Berti (Ar) come “un qualcosa che non funziona” a San Marino, con proposte di legare la sua efficacia alla ratifica consiliare o di delimitarne meglio gli ambiti di applicazione. Sul Congresso di Stato, si è riflettuto sulla sua efficienza e sulla disciplina degli staff. Sempre Berti ha messo in discussione il valore del potere collegiale del Congresso di Stato, osservando che con “tutti responsabili, nessuno responsabile” si perda efficacia, proponendo una maggiore gerarchia.
Altro tema cruciale è l’adozione di “testi unici normativi” o “testi consolidati ufficiali” per superare la “stratificazione delle norme” e la “confusione pazzesca a livello normativo”. Gian Carlo Venturini (Pdcs) ha sottolineato come l’adeguamento all’acquis comunitario renda urgente “la definizione di strumenti normativi flessibili e rapidi”.
La commissione ha proceduto con l’analisi articolo per articolo, approvando all’unanimità i primi due relativi al Consiglio Grande e Generale e alle fonti normative.
Di seguito una sintesi dei lavori
Comma 2 –Discussione e votazione del Regolamento di cui all’articolo 5, comma 6 della Legge Qualificata n.1/2025, nel testo discusso nella seduta del 29 aprile 2025
Filippo Tamagnini (Pdcs): C’era rimasto da decidere il minutaggio degli interventi in Comma Comunicazioni. Avevamo lasciato 5-8 minuti.
Emanuele Santi (Rete): Io credo che in questo momento abbiamo avuto un esempio concreto di quello che potrebbe essere il comma Comunicazioni di questa Commissione, ovvero praticamente nullo. Stiamo discutendo e votando il regolamento di cui all’articolo 5 comma 6 della legge qualificata 1/2025, così nel testo discusso il 29 aprile, e tra le cose c’è anche il minutaggio degli interventi, che nella bozza è di 5-8 minuti. Io credo che le comunicazioni verranno delegate nel momento in cui ci potrebbero essere problemi non so, all’interno della commissione o di rapporti eccetera. Visto che non è volontà di nessuno usare il comma comunicazioni a scopi diciamo di politici o di ostruzionismo, credo che sia la proposta migliore lasciarlo a 8 minuti. Otto minuti perché se c’è veramente la necessità di fare delle comunicazioni a quel punto è giusto prevedere come è previsto di fatto già nelle altre commissioni gli 8 minuti. Credo che oggi c’è stata l’impegno, c’è stata già la dimostrazione plastica che se non c’è nulla di sostanzioso di riferimento alla commissione, il comma comunicazioni credo che sia pressoché nullo. Quindi la mia proposta, l’ho detto anche l’altra volta, è quella di lasciare la possibilità degli 8 minuti e chiaramente mi auguro insomma che questa commissione non abbia mai bisogno di utilizzare il comma comunicazione, ma di lavorare sugli altri commi che sono quelli più specifici magari e andare lì del più al concreto. Quindi la mia proposta è quella di lasciare gli 8 minuti e di non usarli possibilmente come come abbiamo fatto oggi a scopi strumentali come di fatto oggi non abbiamo fatto e non faremo, questa è la proposta.
Guerrino Zanotti (Libera): Rispetto le due opzioni che si erano fatte per quanto riguarda Libera non ci sono problemi a mantenere come minutaggio, gli 8 minuti che sono già previsti anche per le altre Commissioni.
Mirko Dolcini (D-ML): L’altra volta avevo indicato che forse serviva un messaggio chiaro anche per il futuro per sintetizzare i lavori e avevo già avanzato la proposta dei 5 minuti. Ciò detto, seguo i pareri dei colleghi che si sono già espressi. Lasciamo pure 8 minuti sperando che alle parole dei colleghi seguo i fatti.
Manuel Ciavatta (Pdcs): Anche per noi, a questo punto, può andare bene questo criterio di cercare di usare come comunicazioni veramente quando è strettamente necessario.
Katia Savoretti (Rf): Anche io ritengo che gli 8 minuti siano un tempo adeguato. Cinque minuti a volte sono pochi se si vogliono esprimere dei pensieri un pochino più profondi. Anche io mi associo col fatto che questi 8 minuti vengano utilizzati quando veramente ce ne sia necessità.
Paolo Crescentini (Psd): Anche da parte nostra c’è la piena disponibilità e condivisione per gli 8 minuti che sono stati indicati anche da altri commissari.
Il regolamento viene approvato all’unanimità con 16 voti favorevoli.
Comma 3 – Discussione e votazione del programma di lavoro della Commissione
Nicola Renzi (Rf): Faccio un brevissimo riepilogo, anche perché forse l’ultima volta alcuni commissari erano assenti. Questo documento dovrebbe essere, diciamo così, il canovaccio dei lavori, fatto salvo il fatto che già abbiamo stabilito sostanzialmente di partire dal tema del Consiglio Grande e Generale e dal ruolo del consigliere. Questo documento dovrebbe essere importante anche quale documento accompagnatorio, qualora decideremo di svolgere alcune audizioni, cosa che è poi all’ordine del giorno nel comma successivo, perché questo potrà essere il documento che noi forniremo anche a coloro che dovranno eventualmente essere auditi dalla Commissione, in modo che sappiano di che cosa si parla. Ringraziamo gli uffici che ci hanno lavorato. Le parti che vedete corrette in rosso tengono conto delle sensibilità di tutti i commissari che sono intervenuti.
Emanuele Santi (Rete): Rispetto all’elenco di eventuale attività da porre l’attenzione della commissione, io credo che la scorsa volta abbiamo già fatto un dibattito importante per ogni articolo, diciamo così, e rilevo, come diceva lei presidente, l’importanza di questo documento per poter poi mandarlo agli eventuali auditi e per dare una linea di indirizzo su quali argomenti la Commissione vuole cercare di dare alcune soluzioni. A mio avviso, sarebbe importante oggi rileggere articolo per articolo come da proposta e magari vediamo cosa c’è da sistemare.
Giuseppe Maria Morganti (Libera): Questo documento è molto importante per i lavori della Commissione. È così importante perché stabilisce delle priorità che sono essenziali per il nostro lavoro. Tra l’altro, indicano anche degli ambiti operativi piuttosto significativi e profondi, se posso usare questo termine. Quindi io proporrei, anche per una migliore comprensione, di lavorare articolo per articolo, magari con una breve illustrazione preventiva dell’articolo stesso da parte di chi l’ha redatto. E poi dopo ascoltare una serie di interventi. L’idea è di fare, insomma, un lavoro molto approfondito.
Gian Nicola Berti (Ar): Affronteremo tutti gli argomenti contestualmente o avremo delle scale di priorità? Perché forse, se vogliamo essere produttivi, logicamente dobbiamo individuare che cosa trattare prima e che cosa trattare dopo. Una priorità credo sia necessaria per poter essere pragmaticamente concreti e nella speranza di produrre qualcosa prima della fine legislatura.
Nicola Renzi (Rf): L’ordine dovrebbe essere l’ordine in cui affrontiamo le tematiche, quello che è stabilito qui nel documento, fatto salvo che i consiglieri possono tutti richiedere di invertire l’ordine dei titoli in base al loro piacimento e a quelli che sono i loro migliori desiderata. Quindi siamo qui per questo. Quindi l’unica sensibilità che ho io è che venga inserito alla fine questo cappello finale che dice che questa è la tabella di marcia. Per il resto ciascun consigliere può proporre assolutamente quello che più ritiene utile sia nell’ordine che nelle modalità.
Massimo Andrea Ugolini (Pdcs): Semplicemente una riflessione di carattere generale perché chiaramente questo è un ragionamento che va un po’ a ricostruire e ad approfondire tutte le varie tematiche che sono inserite all’interno di questa traccia di lavoro. Andiamo a dare anche una visione prospettica di programmazione rispetto a quello che possono essere anche le riforme di carattere istituzionale. Tuttavia ci sono degli interventi che possono essere fatti già sull’attuale impianto e che possono migliorarlo. Faccio riferimento in particolar modo alla modifica del regolamento consiliare. È chiaro che tutti i punti che sono stati inseriti vanno approfonditi. Però ci sono degli aspetti che già sull’attuale impianto possono essere visti come oggetto di intervento. Per esempio, come migliorare già oggi i lavori affinché si possano evitare molto spesso dei dibattiti che si ripetono sia in Commissione che in Consiglio. Oppure il fatto che gli emendamenti debbano essere coerenti agli articoli col titolo del progetto di legge e gli emendamenti stessi con l’articolo depositato. O che le coperture finanziarie devono essere presenti. Il fatto che ci sia la diretta streaming anche in Commissione. Sono aspetti che vanno già a intervenire sull’attuale impianto legislativo su cui credo sia importante intervenire magari con tempistiche anche più celeri rispetto a approfondimenti ragionamenti che giustamente andranno fatto su un ampio aspetto di riforme di carattere istituzionali che guardano a più a lungo. Ci sono anche degli interventi che possono vedere la luce anche con tempistiche più brevi, ma che possono da subito migliorare l’operatività, l’efficacia del Consiglio Grande e Generale.
Paolo Crescentini (Psd): Quanto posto l’attenzione da parte del commissario Ugolini ci trova d’accordo. Anche noi pensiamo che possano essere separate le materie da affrontare nell’ambito delle di questa revisione. Il regolamento consiliare dovrebbe, dal nostro punto di vista, fare un percorso a parte, come una legge ordinaria. Pertanto, riteniamo che possa essere scorporato dagli argomenti che sono stati elencati in questo elenco di attività da porre all’attenzione della Commissione.
Massimo Andrea Ugolini (Pdcs): Mi spiego meglio. La proposta è che si può anche lasciare nel nell’ordine dei lavori, ma l’importante è che alcune modifiche che riteniamo importanti si avviino fin da subito, perché vanno a intervenire sull’attuale impianto legislativo e non su una prospettiva di lungo periodo, che giustamente richiederà più tempo. Ci sono interventi che possono già agire sull’impianto del regolamento consiliare attuale e che possono migliorare ed efficientare i lavori del Consiglio Grande Generale. Quello che dico io è: va bene, però ragioniamo almeno su questo aspetto, cioè che alcuni interventi possono essere messi in campo da subito senza attendere tutto l’iter. Probabilmente in questo caso la modifica al regolamento consiliare va in subordine a una serie di altri ragionamenti e modifiche istituzionali, ma abbiamo già un impianto efficace su cui stiamo lavorando e a cui possiamo dare efficacia immediata con piccole modifiche. Quindi, se la si vuole lasciare, va bene, però credo sia importante, come ha detto anche Crescentini, mettere già in campo due o tre modifiche che possano dare maggiore efficacia ai lavori del Consiglio fin da subito.
Emanuele Santi (Rete): Grazie per la parola e per la specifica del commissario Ugolini, che ci ha aiutato a chiarire il senso della questione. È evidente che ci siano delle priorità e delle urgenze di intervento. Se riteniamo tutti insieme che queste siano davvero delle urgenze, allora non possiamo aspettare la fine di tutto il percorso. Se siamo d’accordo, alcune modifiche si potrebbero portare subito in Consiglio. È chiaro anche che gli argomenti che discuteremo non sono a sé stanti, perché sono tutti concatenati. Un esempio per noi prioritario è l’articolo sulle fonti normative, dove si parla di decreti e decreti delegati. A mio avviso, l’urgenza maggiore è quella di definire bene le deleghe nei decreti delegati, con date precise, e stabilire che siano pienamente attuativi solo dopo la ratifica. In questa legislatura, e anche prima, abbiamo visto quanti problemi sono nati da decreti che producono effetti senza essere ratificati. Non possiamo permetterci di aspettare un anno per la ratifica. Questo punto è collegato anche al regolamento consiliare, perché se modifichiamo il titolo delle fonti normative, dobbiamo poi allineare il regolamento. Bene dare priorità alle urgenze, ma non possiamo pensare che l’unico intervento normativo sia il regolamento consiliare. L’articolo 1 parla del ruolo di indirizzo del Consiglio e della disciplina dei gruppi consiliari, dello statuto dell’opposizione: tutti aspetti che si collegano tra loro. Non possiamo limitarci a modificare il minutaggio per dire di aver fatto la riforma. Serve una revisione a tutto tondo, con attenzione alle vere distorsioni.
Nicola Renzi (Rf): Questo documento è molto importante per i lavori della commissione perché stabilisce delle priorità essenziali per il nostro lavoro. Indica anche degli ambiti operativi piuttosto significativi e profondi, se posso usare questo termine. Quindi io proporrei, anche per una migliore comprensione e approfondimento, di lavorare articolo per articolo. Questo senz’altro, magari anche con una breve illustrazione preventiva dell’articolo da parte di chi l’ha redatto, per poi ascoltare una serie di interventi che aiutino a definire le posizioni sui singoli capoversi. Farei proprio un lavoro molto approfondito, se siete d’accordo. Approfitto del fatto che le sedute siano registrate e in diretta per aggiungere un’altra informazione che è importante che sia ben presente a tutti i consiglieri. Abbiamo qui ovviamente anche gli uffici, che ringraziamo ancora, perché sono loro che hanno effettivamente steso il lavoro svolto. Tengo a fare una premessa importante: questo era il lavoro che era già stato svolto dal gruppo istituito in via preliminare all’istituzione della commissione. Se vi ricordate, gli uffici avevano già lavorato su mandato delle delegazioni politiche su questa traccia, che all’inizio era stata proposta come relazione accompagnatoria al progetto di legge istitutivo della commissione. Poi si era deciso di asciugare il testo della relazione e mantenere questi materiali che, con l’accordo di tutti, sono diventati lo scheletro del nostro lavoro. Quindi, giustissimo ricordarlo, perché questo è il canovaccio di base su cui dovremo svolgere il nostro lavoro.
Giuseppe Maria Morganti (Libera): Questo documento ha un’importanza effettiva perché segue un ordine di priorità, e infatti il Consiglio Grande e Generale è posto all’inizio. Però è anche vero, e questo forse andrà valutato se inserirlo nel documento stesso quando lo analizzeremo, che ci siamo detti più volte che l’analisi non può essere a compartimenti stagni. Molto probabilmente saranno necessarie delle marce indietro e delle puntate in avanti per riuscire a tenere tutto raccordato. Questo metodo di lavoro sarà importante da segnare nel documento, perché non possiamo pensare che una volta chiuso un tema, come quello del Consiglio Grande e Generale, non se ne parli più. Quando si affronterà il Congresso di Stato o i Capitani Reggenti, sarà necessario tornare sulle connessioni che questi organi hanno con il Consiglio. Quindi, questa è forse la prima cosa che manca nel documento e si potrebbe aggiungere un cappello finale, una parte metodologica che espliciti come intendiamo lavorare. L’idea è di affrontare i titoli uno per uno ma poi di tornare a una visione complessiva, per tenerla sempre presente. Altrimenti si rischia di perdere il senso generale del lavoro e delle interconnessioni tra i vari ambiti istituzionali. Questo approccio ci permetterebbe di costruire un lavoro solido e coerente, evitando di frammentare l’analisi in sezioni troppo separate tra loro.
Iro Belluzzi (Libera): Io credo che tutti quanti siamo consapevoli quanto tutto sia concatenato e discenda da un’impostazione e interventi che intendiamo portare e realizzare. Non per niente, condivido l’impostazione del primo articolo dove si diceva si modifica il regolamento consiliare in funzione delle modifiche fatte. Logico, ma sappiamo che questo qui sarebbe un lavoro che dovrebbe impegnare la commissione quotidianamente per oltre 360 giorni per arrivare ad una riforma, cosa che non è possibile. Io leggo e interpreto la posizione del consigliere Ugolini dove viene chiesto di intervenire e modificare quegli elementi che risultano essere più disfunzionali al lavoro del Consiglio, potendo intervenire rapidamente qualora siano individuate necessità, pensando a come si modifica in funzione della riforma generale. Potrebbe essere altresì una modalità utile in tutte le parti che consideriamo importanti da modificare. Condivido al 100% l’urgenza di modificare l’efficacia del decreto delegato, vista l’eccessiva decretazione, dove la ratifica potrebbe essere il punto di caduta per l’efficacia reale. Così pure come lo statuto delle opposizioni, io mi voglio mettere in opposizione neutra a prescindere dalla collocazione attuale. Un altro elemento utile da modificare velocemente quando si parla dello statuto delle opposizioni è la possibilità di ricorrere al collegio Garante, modificando i numeri necessari. Credo sia importante avere flessibilità, troviamo lo strumento normativo che lo permette, in modo tale che quegli interventi di cui il consiglio o i poteri dello Stato hanno più bisogno vengano fatti rapidamente senza dover arrivare alla fine di un progetto di legge che potrebbe richiedere anni e senza dare nessuna risposta. Questo sarebbe quanto più utile per la nostra immagine e perché non si rappresenti il fallimento della politica. Le valutazioni del collega Ugolini le colgo in maniera estremamente positiva, intelligente. Non è la riduzione del minutaggio, è qualcosa di più. Cerchiamo veramente di rapportarci con fiducia fra tutti noi.
Mirko Dolcini (D-ML): Io credo, anzi forse spero, che gli interventi dei commissari di maggioranza siano un falso problema. Io ritengo che la struttura della commissione e dei temi sia già abbastanza evidenziata e scritta, poi è chiaro che ci sono priorità che nascono strada facendo, e soprattutto la maggioranza ha il potere di portarli già con gli strumenti che già esistono, un PDL, qualunque cosa, per affrontare subito certe argomentazioni. Non possiamo pensare alla commissione come una struttura che aspetta di definire tutto per poi tirare le somme, perché a quel punto la stessa commissione perde di valenza, anzi diventa peggiorativa. La commissione deve essere un accelerante per le riforme istituzionali e le modifiche, non può essere un motivo di sospensione perché aspettiamo tutto alla fine. Rischiamo che i lavori non si concludono, o si concludono in 3-4-5 anni, e cosa facciamo? Aspettiamo tutte le modifiche alla fine della commissione che poi magari non si conclude nemmeno? Penso che le priorità che si evidenzieranno di volta in volta si possono già affrontare, anche se sono argomenti in elenco nella commissione, possono essere spunti per procedere già anche fuori commissione, posto che comunque deve rimanere un lavoro organico. Succederà che parlando del Consiglio Grande e Generale, si parlerà della Reggenza e tanti altri argomenti. Questa è la sede naturale per affrontare il tema organicamente. Ciò non toglie che si possa fare affrontare certi argomenti qui in elenco anche separatamente e brevemente. Riguardo i decreti, apro una parentesi: noi siamo qui per modificare e migliorare, però facciamo molta attenzione al senso della nostra normativa, perché un conto è limitare un decreto, un conto è evitare la proroga continua, ma evitare effetti immediati di un decreto fino a quando non si è ratificato forse viene meno anche il senso del decreto stesso.
Gian Nicola Berti (Ar): È logico che tratteremo argomenti diversi destinati a intersecarsi gli uni con gli altri. Io credo che il punto introduttivo riguardi principalmente il regolamento consiliare; come maggioranza, noi abbiamo già cominciato il nostro processo finalizzato a evidenziare alcune cose per cui l’impianto regolamentare attuale avrebbe necessità di un intervento, possibilmente anche sollecito, nel senso di migliorare soprattutto quello che è il concetto di efficienza dei lavori consiliari, cominciando dall’evitare la sovrapposizione dei lavori sulle medesime attività e quindi dare maggiori responsabilità anche alle commissioni attraverso la modalità redigente. C’è un altro grossissimo problema: purtroppo noi non riusciamo ad abbandonare questa capacità di fare confusione all’interno delle norme, creando un caos nell’ordinamento giuridico che è imbarazzante, perchè molto spesso i provvedimenti normativi partono con un titolo e dentro ci troviamo delle cose che con quel titolo non hanno nessuna attinenza. C’è un tema, però qui andiamo al comma due, che davvero ha necessità di un approfondimento reale e sincero all’interno di questa commissione: il nostro decreto delegato ha nome sbagliato, perché non è delegato nel senso della potestà normativa regolamentare. C’è la potestà di iniziare a regolamentare una materia che è immediatamente efficace o può anche non esserlo, e poi finisce per essere effettivamente provvedimento normativo definitivo con la ratifica del Consiglio Grande Generale. Questo non è assolutamente in linea con quello che è il decreto delegato, perché il decreto delegato è un qualcosa che ha una cornice, ha dei limiti, ha dei tempi e parte dal Consiglio Grande Generale che dà un indirizzo. Io credo che all’origine, quando si fece la scelta del nostro decreto delegato, si aveva un po’ di paura nei confronti dei Congressisti di Stato e si è creato un ibrido. Però, signori, alla luce dell’esperienza che abbiamo avuto, io credo che tutti quanti possiamo dire che il decreto delegato, così come è stato chiamato a San Marino, è un qualcosa che non funziona, non può funzionare, continuerà a non funzionare nonostante gli sforzi, e se non lo rivoluzioniamo, creerà soltanto problemi. Alla fine, io lo noto, allunga i tempi consiliari producendo dei risultati che poi finiscono per non essere apprezzati.
Manuel Ciavatta (Pdcs): Ritengo che questa tematica sia a tutti gli effetti prioritaria, non solo per la situazione attuale ma anche per l’evoluzione del nostro paese, soprattutto in funzione dell’accordo di associazione che comporterà un ricevimento normativo che dovrà passare da quest’aula. È evidente che, o la nostra modalità di legiferare funziona, oppure ci sarà uno stallo immediato. Il problema non è solo quello delle tempistiche, ma anche quello del funzionamento del Consiglio, che è stato un nodo problematico. Anche riducendo i tempi, si è visto come, anche con una maggioranza 35 a 25 i tempi potessero diventare bloccanti. Credo che la maturità di quest’aula chieda un percorso, dove la maggioranza deve poter fare la maggioranza e l’opposizione deve avere garanzie per fare l’opposizione. Dobbiamo cercare di centrare queste dinamiche, sapendo che magari non ci arriveremo subito. Può essere utile che questa Commissione rifletta sulle linee di indirizzo e magari valuti modifiche al regolamento consiliare per realizzare gli indirizzi di questo articolo, così se ci sono proposte non si deve aspettare un anno. Non vorrei che succedesse come con il gruppo di lavoro sul regolamento, durato tre anni e mezzo, bloccato su tempistiche e gettoni. Credo si debba andare avanti: serve uno statuto dell’opposizione, una capacità di lavorare più efficace, una valorizzazione dello stato di consigliere. Una delle problematiche che vediamo tutti è la difficoltà di conciliare attività lavorativa, istituzionale e vita familiare, perché oggi il Consiglio è un ulteriore lavoro, cosa che non era fino a 6-7 anni fa. Questa questione va chiarita e risolta per tutti.
Giuseppe Maria Morganti (Libera): Mi pare che dagli interventi nasca in maniera molto evidente già la voglia di entrare nel merito delle questioni che dobbiamo affrontare e questo è senz’altro importante. Mi pare anche di capire dalle indicazioni che sono state date, sia in relazione al regolamento consiliare ma anche in relazione alla decretazione, come gli argomenti dell’articolo 1, chiamiamolo così, e dell’articolo 2 di queste pagine che già ci sono state consegnate, siano particolarmente integrate e riguardino tutto il tema principale: quello della valorizzazione del lavoro del Consiglio e del consigliere. Quindi direi che su questo siamo perfettamente d’accordo. Facendo uno sforzo anche lavorativo riusciamo a identificare le priorità che sono state evidenziate e cerchiamo di metterle a sistema, stando molto attenti a non fare delle fughe in avanti che poi potrebbero percludere altri temi che possono in qualche maniera essere compromessi da eventuali decisioni adottate. Io credo che sia un buon modo di ragionare. Regolamento e decretazione sono due dei temi forse più scottanti che abbiamo di fronte e quindi è giusto che siano stati messi. avevo avevo di fatto concluso e in questa questo senso qui nel senso che oggettivamente se già riuscissimo ad estrapolare questo tema e questi questa pluralità di temi che sono stati affrontati e metterli a sistema sarebbe veramente un grande successo già col primo passo della commissione di questa commissione istitutiva.
Gian Carlo Venturini (Pdcs): Io credo che il tema delle riforme istituzionali stia cuore a tutti e credo che sia anche il momento urgente di affrontare questa problematica nei vari aspetti che sono stati indicati. Consiglio, fonti normative, Congresso di Stato e Reggenza sono tutti aspetti che veramente sono collegati tra loro. Iniziare ad affrontare questi temi anche con la scaletta proposta non ci sono problematiche particolari perché l’importante è che cominciamo a ragionare su queste tematiche. Questo anche in previsione di quello che potrà essere l’adempimento relativo all’accordo di associazione dove dovremmo recepire anche celermente l’acquis comunitario. Servono quindi degli strumenti flessibili, rapidi, perché le normative sono molte sulle quali è necessario fare un confronto all’interno di questa commissione e proporre poi al Consiglio Grande e Generale eventuali proposte di intervento. Credo che sia fondamentale e in questo ovviamente ci sono le riflessioni che sono scaturite anche questo dibattito sulla decretazione. Forse dovremmo fare la riflessione che quando si parla di decreto legge ovviamente deve essere definito e l’urgenza è chiarita bene. Quello delegato deve avere le indicazioni da una legge che parte, quindi aver già lì i paletti relativi alle modalità di intervento. Forse non è il caso di prevedere l’entrata in vigore successiva alla ratifica perché si perderebbe l’efficacia del decreto delegato. Il decreto delegato deve essere in attuazione di una norma che ha definito già i principi generali. Altro aspetto, come diceva anche i colleghi del mio gruppo, è quello sul regolamento consiliare. In un aspetto generale dove si discute del Consiglio Grande e Generale e di tutte le modalità di svolgimento dei lavori il più efficace possibile può starci anche in questa scaletta. Però nulla vieta che se necessario, questo deve essere chiaro fin dall’inizio, che se sono degli interventi più rapidi nell’attuazione e svolgimento dei lavori, nulla vieta che si intervenga. Se ci sono necessità di intervenire per correggere l’eventuale regolamento che è vigente, si deve intervenire. Poi negli approfondimenti e riflessioni possiamo rivedere quello che è in un contesto più ampio.
Katia Savoretti (Rf): Di urgenze ne abbiamo tantissime. Grazie presidente, io credo che le riforme istituzionali siano cuore a tutti e credo sia il momento urgente di affrontare questa problematica nei vari aspetti che sono stati indicati. Sono tantissime, lo abbiamo evidenziato più volte, sono diversi argomenti urgenti ma tutti temi importanti con un collegamento tra loro che non devono essere affrontati in maniera separata. La commissione delle riforme istituzionali è nata proprio per affrontare tutti i temi e uno di questi è intervenire sul regolamento consiliare, ma non è soltanto il regolamento consiliare. Ci sono altri temi urgenti tra cui il ruolo del consigliere, importante rivedere la figura, lo abbiamo sottolineato in varie sedi. Penso che il lavoro di questa Commissione possa portare avanti la volontà da parte di tutti i consiglieri di arrivare a un obiettivo comune che è quello di migliorare tutto quello che deve essere migliorato per rendere proprio i lavori più efficienti e più efficaci possibili. È ovvio che, come primo punto, questo elenco di partenza a mio avviso è corretto e si può certamente migliorare. Si può prevedere magari interventi a livello dei decreti, perché no? La proposta che qualcuno ha fatto di rendere il decreto legge immediatamente esecutivo, mentre il decreto delegato attendere la ratifica. A mio avviso sono dei pensieri o delle proposte che si possono certamente prendere in considerazione anche perché, appunto, condivido il fatto che c’è un pochino anche spesso di confusione quando vengono fatti i decreti delegati perché si interviene su un’altra legge, poi magari si inserisce qualcos’altro che non era previsto, si fa creare veramente una confusione pazzesca a livello normativo che se uno deve andare a fare una ricerca, ahimè, a volte è veramente difficile trovare un percorso lineare. Non è soltanto il tema del regolamento consiliare o perlomeno del minutaggio, certo dobbiamo anche qua cercare di ammortizzare i lavori, non dobbiamo trascorrere troppo tempo, perdere tempo quando ovviamente il tempo è prezioso, però ci sono tanti temi che vanno affrontati e devono avere la stessa importanza di altri perché, ripeto, la Commissione è stata istituita proprio per affrontare tutti i temi che più volte in quest’aula abbiamo evidenziato.
Guerrino Zanotti (Libera): Rispetto al documento sulle priorità, ribadisco il mio appoggio, nel senso che sia l’articolo 1 che l’articolo 2 mirano comunque a valorizzare e a rendere più efficace il ruolo del consigliere. Credo su questo ci debba essere l’impegno prioritario della commissione. Credo che un occhio di riguardo debba esserci anche rispetto ai tempi di svolgimento dell’attività dei consiglieri, in particolare ovviamente dell’attività all’interno di quest’aula. Questi tempi non sono secondari nella valorizzazione della figura del consigliere e della centralità del Consiglio. Purtroppo è diventato anche troppo centrale. Penso anche questo non sia secondario e il regolamento consiliare va a tentare di far meglio conciliare i tempi di lavoro con quelli da dedicare all’attività consiliare. Tutto rispetto alla riduzione o razionalizzazione dei tempi di lavoro all’interno dell’aula, può essere necessario, utile andare a rivedere e modificare. Il ragionamento che si fa sui decreti delegati è chiaro, magari ci sono due scuole di pensiero sull’esecutività. Vanno verificati questi aspetti e credo bisogna fare uno sforzo forse anche di fantasia nel prevedere tipologie di norme differenti, come i decreti delegati tecnici che sarebbe proprio necessario che fossero immediatamente esecutivi. Anche lì bisogna definire un iter ancora più particolare di tutte le norme, anche in vista dell’acquis comunitario e dei testi unici. Insisto, la razionalizzazione dei lavori del Consiglio Grande e Generale ritengo possa essere considerata una priorità assoluta, anche perché l’impegno gravoso esclude alcune categorie dalla possibilità di un impegno politico di questo tipo. Credo su questo sia necessario fare un focus piuttosto in tempi piuttosto brevi.
Matteo Zeppa (Rete): Ritengo che sulla questione del regolamento consiliare questa commissione abbia il dovere di uscire dalle partigianerie di maggioranza e opposizione indipendentemente da quelle che ci sono oggi. Ho esperienza che puntualmente la maggioranza tende a voler ridurre le tempistiche e l’opposizione a mantenerle uguali o quantomeno certamente non diminuirle. Questa partigianeria andrebbe superata. Ho visto nel 2018 le fatiche nel modificare il regolamento. L’attuale regolamento non è più funzionale o celere come qualcuno credeva, e gli effetti non ci sono. Gli scogli sono sempre i soliti, come la questione dei gettoni e altre cose. Per ridurre i tempi senza modificare il regolamento si dovrebbero fare degli incontri preliminari tra maggioranza e opposizione. Io credo che i numeri non debbano dare la forzatura. Credo che il Consiglio Grande e Generale sia subalterno ai poteri enormi che ha il Congresso di Stato e questo va rivisto. Vorrei si partisse con una pariteticità del ruolo del consigliere. Intendo una pariteticità nella questione lavorativa, perché abbiamo dipendenti pubblici, privati, liberi professionisti, pensionati, casalinghi, ognuno con un regime differente di gettone e permessi. Ci sono stati problemi con i versamenti dei contributi per i ruoli istituzionali. Bisognerebbe partire da una dignità paritetica indipendentemente dal lavoro. Non condivido il fatto che si voglia spungere da questa cosa del regolamento consiliare. Il regolamento si può modificare per necessità impellenti, ma non credo che non debba rientrare in questa cosa qui o di questa commissione. Si parlava di confronto. I capigruppi lo sanno, abbiamo avuto un progetto di legge sulla cittadinanza. Bisognerebbe essere coerenti. Non si può legiferare in base al potere e alla potenza dei numeri in Consiglio. Le maggioranze di turno devono trovare una quadra e incontrare preventivamente i gruppi di opposizione. Questo potrebbe comunque prevenire il fatto di avere delle tempistiche lunghe e ce ne accorgiamo con queste commissioni continuamente convocate.
Viene letto la prima bozza dell’articolo dedicato al Consiglio Grande Generale.
Al fine di garantire il corretto equilibrio tra i poteri dello Stato e affermare e consolidare la centralità politica del Consiglio Grande e Generale, la Commissione è chiamata a:
a) confrontarsi e ad elaborare proposte per a potenziare ruolo di indirizzo politico del Consiglio Grande e Generale e l’esercizio del potere legislativo, nonché rafforzare l’azione di controllo sull’esercizio del potere del Congresso di Stato dei singoli segretari di Stato;
b) valorizzare lo status di consigliere, rivedere la disciplina delle garanzie e responsabilità, garantire un esercizio effettivo e paritario della carica e introdurre sistemi di controllo e resistenza alla corruzione e conflitti di interesse;
c) approfondire la disciplina dei gruppi consiliari anche al fine di assicurare gli stessi risorse umane e materiali adeguate, nonché supporto tecnico al ruolo istituzionale che sono chiamati a svolgere;
d) definire lo statuto delle opposizioni al fine di riservare adeguati spazi gruppi di opposizione nell’organizzazione dei lavori consiliari delle Commissioni;
e) ridefinire meccanismi di funzionamento delle Commissioni consiliari al fine di efficientare anche successivi lavori consiliari come ad esempio la discussione del progetto dei progetti di legge;
f) ridefinire le modalità di discussione del comma comunicazione degli argomenti posti all’ordine del giorno al fine di migliorare lo svolgimento dei lavori consiliari;
g) modificare il regolamento consiliare per realizzare le proposte di cui presente articolo;
i) rivedere e rimodulare le commissioni e gli altri organismi di nomina consigliare;
l) rafforzare i rapporti fra il Consiglio Grande e Generale e gli altri organi istituzionali, nonché con gli organi con gli organismi internazionali.
Matteo Zeppa (Rete): Credo che sul Consiglio Grande e Generale rimanga fermo ciò che ho detto prima sulla questione dello status del consigliere, ossia incominciare ad avere una parificazione delle categorie lavorative che andranno a costituire l’aula, perché partiamo da posizioni differenti, non solo sulla questione monetaria ma nei confronti dei datori di lavoro e per garantire pari dinamiche ai liberi professionisti. Vorrei un approfondimento sul punto c), ovvero assicurare ai gruppi consiliari risorse umane e materiali adeguate. Credo che questo supporto tecnico sia importante. Nessuno nasce imparato, e un corso per i nuovi consiglieri sarebbe utile. Definire lo statuto dell’opposizione è necessario, mettendoci dei paletti indipendentemente dalle maggioranze o opposizioni di turno, e capire se possa essere fatto anche dalle maggioranze che si turnano. Trovo un po’ difficoltosi i punti e) ed f) come ridefinire le modalità di discussione del comma comunicazioni. L’economicità dei lavori e la fattibilità dell’ordine del giorno dovrebbero essere gestite meglio, con coordinamento nella maggioranza e auspicabilmente confronto con le opposizioni. Trovo invece molto importante il punto l), rafforzare i rapporti fra Consiglio Grande e Generale e gli altri organi istituzionali, nonché gli organismi internazionali. Feci l’esempio della difficoltà di alcuni organismi dello Stato, come il Consiglio dei XII e la Commissione Esteri, ad avere accesso ai database per prendere decisioni informate su pratiche come istanze di intestazione di immobili o richieste di residenza; è svilente per un commissario dover fare delle googolate. Il punto i) è molto importante per dare possibilità ai presidenti delle Commissioni di interagire. È un modo di operare che le istituzioni non si danno la pari dignità. Idem nel momento in cui un organismo come il Consiglio dei XII fa una richiesta al Congresso di Stato e il Congresso non risponde, nonostante abbia rinunciato a un immobile su parere tecnico della CCM. Questo è un problema che denuncio dal 2012 che bisognerebbe affrontare seriamente in questa Commissione. Dobbiamo dare un vademecum alle prossime generazioni che gestiranno San Marino.
Iro Belluzzi (Libera): Credo sia utile pensare a quanto può essere realizzato per raggiungere i punti indicati. Serve maggior supporto all’attività dei gruppi consiliari, con personale tecnico e strumenti. Questo presuppone ragionare anche sul trasferimento dell’attività consiliare da Palazzo Pubblico per stanze dedicate. È necessario poter accedere ai dati, ad esempio del tribunale o sulle convenzioni per la residenza, come ricordava il consigliere Zeppa, per poter fare le verifiche e un maggior controllo. Credo si debbano apportare modifiche normative per far camminare la macchina pubblica sui binari corretti ed evitare errori. Mi ricordo che in passato c’erano denari per i capigruppo, poi eliminati perché la politica si sostanziava con denari non leciti. Conferire risorse ai gruppi da parte dell’amministrazione pubblica permetterebbe trasparenza per controllare l’ipotetica corruzione. È uno dei punti che dobbiamo tenere a mente per creare massima trasparenza. Non capisco il punto l) di rafforzare i rapporti fra Consiglio e altri organi/organismi internazionali. Si possono rafforzare i rapporti tra poteri dello Stato, come quello giudiziario e quello esecutivo, rivedendo alcune riforme della Commissione Affari di Giustizia. Può essere importante ipotizzare la possibilità per un rappresentante della Repubblica, al di fuori del Consiglio Grande Generale, di avere un ruolo di uditore presso l’Unione Europea nel percorso di associazione. Dobbiamo pensare a come sostanziare questo, anche con riforme o modifiche al regolamento, individuando soggetti che si interfaccino fra parlamento sammarinese e parlamento europeo, creando un anello fra queste realtà. Possiamo individuare organismi come il Consiglio dei XII, presieduto dalle Reggenti. All’interno del corpo consiliare si possono creare interazioni, convocare e riunirsi l’unione fra Commissioni differenti, piccole cose che raggiungerebbero gli obiettivi e le aspirazioni nostre, di sinergia nel Consiglio fra tutte le parti politiche. Dobbiamo controllare ed eliminare il rischio di situazioni che hanno creato grossi problemi alla Repubblica. L’evoluzione della politica e della Repubblica ci porta e ci obbliga ad una maggior trasparenza e collaborazione fra tutte le parti politiche.
Manuel Ciavatta (Pdcs): Il documento mi sembra condivisibile nella sostanza quasi in tutti i suoi punti, faccio alcune osservazioni. Al punto b), piuttosto che introdurre sistemi di controllo e resistenza alla corruzione, direi rafforzare, anche sulla base di quello che è stato fatto e con le osservazioni del Greco. Sul punto c), assicurare risorse umane e materiali adeguate, ritengo opportuna una riflessione. Ricordo che in passato lo Stato stipendiava i funzionari di partito, poi c’è stata l’esperienza in cui i consiglieri erano anche Segretari di Stato, e l’episodio in cui i capigruppo venivano finanziati, come mi sembra sia stato scelto da Andorra. Il supporto tecnico è importante, ma la domanda è se sia più utile o dare ai consiglieri tempo per l’attività e acquisire competenze. Il paradosso è che le competenze specifiche dei consiglieri (ingegneri, medici, avvocati, commercialisti) sono un apporto efficace a livello legislativo. L’attività consiliare non deve essere full-time per non separarsi dalla società, ma portare le proprie competenze aiuta. La mia idea per il momento è una sorta di part-time, un distacco part-time, che permetta di mantenere il lavoro magari la mattina e l’attività istituzionale il pomeriggio. Questo potrebbe realizzarsi anche in prova, calendarizzando il Consiglio. Rispetto al punto d), vorrei legare lo studio delle opposizioni e gli adeguati spazi a strumenti di limitazione dell’ostruzionismo, per il corretto svolgimento del mandato della maggioranza. La questione della fiducia nel nostro sistema è differente da quello italiano. Forse sarebbe più interessante capire strumenti che possono porre fine al dibattito per permettere l’approvazione in un tempo definito, per evitare fenomeni distorsivi o stallo. Al punto g), suggerisco piuttosto che modificare il regolamento consiliare, proporre o valutare eventuali proposte di modifica, che possono venire anche prima della fine della trattazione del punto.
Nicola Renzi (Rf): È ovvio che qui ci sono dei titoli. Non è detto che se qui c’è una cosa poi ci debba essere per forza affrontata in quel modo lì. Quindi il dibattito poi lo faremo e può essere benissimo che una soluzione sia il part time piuttosto che non cambiare niente. Quando arriveremo al comma sul Consiglio Grande e Generale inizieremo a discutere di queste cose nello specifico. Ultima cosa come informazione: il punto c) mi sembra che laddove si dicesse “risorse umane e materiali” non fosse tanto riferito a uno stipendio per un consigliere, un capogruppo, questo o quell’altro, ma fosse invece riferito ad un funzionario pubblico per gruppo consiliare, oppure un funzionario pubblico per numero di consiglieri, che svolge il lavoro di supporto tecnico al gruppo. Quindi rimane con lo status di dipendente pubblico, ma svolge il ruolo di supporto pubblico al gruppo consiliare redigendo emendamenti, testi di legge o cose di questo genere. Questa mi sembra che fosse la spiegazione iniziale da cui si era partiti per arrivare a scrivere questo. Quindi non era la professionalizzazione della politica, non era neanche dare maggiori soldi ai partiti, ma semplicemente prevedere un servizio migliore delle articolazioni dell’amministrazione per i gruppi consiliari.
Emanuele Santi (Rete): Il dibattito scaturito soprattutto negli ultimi interventi è stato molto interessante perché i consiglieri hanno già dato degli spunti su questioni meritevoli di approfondimento. Per agevolare i lavori, siccome questi articoli devono essere di principio, sono i titoli, è un po’ il “cosa” vogliamo fare. Dalla stesura, che ho apprezzato ed è molto attinente a quello che ci siamo detto, vengono legati una serie di principi e cose da fare. Il “come” farle, che è fondamentale, magari lo demandiamo in una fase successiva per ottimizzare il dibattito. La proposta è concentrarci sui principi, sui titoli, sui vari capitoli predisposti, e poi la discussione su come fare. Ad esempio, il tema della professionalizzazione, del part-time, è spinoso ma da affrontare, perché è oggettivo che il consigliere che lavora nel privato non è messo nelle condizioni di adempiere appieno il proprio lavoro. Sulla lettera b) di rafforzare, non di introdurre, sui meccanismi di controllo sono d’accordo, come Cavatta. Sulle altre cose, sono in linea. Chiaro che ad esempio sulla lettera a) e f) ci possono essere sfaccettature rispetto a come applichiamo questi principi, come definire i meccanismi delle commissioni. Quello che chiedo anche in futuro è che le cose che verranno portate rispettino le opposizioni. Non vorrei che ci fosse un intervento di partigianeria; all’opposizione ci siamo stati tutti, ci saremo tutti. Le parti politiche elette democraticamente devono avere il giusto spazio e rispetto. Questo a livello di principio. Se siete d’accordo, procederei con magari le modifiche del testo. A mio avviso, questo testo così predisposto sui principi può andare abbastanza bene. Invito a definirlo, questo capitolo 1, senza andare nel come, e poi ci addentreremo nei prossimi dibattiti. Grazie.
Matteo Zeppa (Rete): Il dibattito scaturito riguarda la definizione dello statuto dell’opposizione al fine di riservare adeguati spazi ai gruppi di opposizione nell’organizzazione dei lavori consiliari e delle commissioni. Permettetemi, lo statuto delle opposizioni è uno statuto delle opposizioni. Non credo si debba scrivere all’interno della stessa definizione garantendo al contempo “il pieno diritto all’azione del governo”, oppure opportuni strumenti per gestire e affrontare l’ostruzionismo. A me hanno insegnato che lo statuto delle opposizioni è uno statuto delle opposizioni e se lo gestisce o quantomeno è definito in base al momento stesso in cui si è opposizione. A mio modo di vedere è proprio in controsenso la definizione stessa dello statuto delle opposizioni. È uno statuto delle opposizioni, il governo non c’entra niente lì, è una garanzia che viene data all’opposizione di turno, qui sembra che abbia già la museruola. Questo è all’interno del discorso che bisognerebbe fare del regolamento consiliare se si vuole affrontare, ma lo statuto delle opposizioni, da come la intendo io, è uno statuto proprio delle opposizioni, non in contrapposizione al governo, è uno statuto dell’opposizioni. Quindi inserire queste due opzioni mi sembra quantomeno denigratorio anche minimizzare quello che esso stesso è la definizione dello statuto.
Manuel Ciavatta (Pdcs): È chiaro che quel punto lì parla dello statuto delle opposizioni e quello non c’entra direttamente con il garantire l’azione di governo, ma è vero che ad oggi, rispetto alla situazione attuale in cui a tutti gli effetti c’è una maggioranza che può lavorare ma che comunque può essere anche ostaggio di un’opposizione che con gli strumenti attuali, qualora decidesse di fare ostruzionismo ad libitum, potrebbe bloccare il lavoro del Consiglio. Allora io credo che vadano contemperate le due cose, cioè dare all’opposizione delle opportunità in più rispetto a quelle attuali come negli statuti delle opposizioni succede, la presenza di alcune commissioni, alcune possibilità, alcuni componenti che possono riferire direttamente per esempio con il governo piuttosto che alcune altre prerogative che sono tipiche dello statuto delle opposizioni in altri ordinamenti e che andranno chiaramente valutate. Credo che vadano contemperate però anche con la possibilità, come dicevo prima, della maggioranza, di non essere ostaggio dell’ostruzionismo e quindi anche inserendo opportune garanzie per il buon svolgimento dei lavori normali della maggioranza. In questo senso qui io ho inteso prima questo riferimento perché diversamente per il sistema attuale, per come oggi, è vero che le opposizioni non hanno garanzie, ma neanche la maggioranza ha le adeguate garanzie per lo svolgimento dei lavori. Qualora, ripeto, non ci fosse il buon senso delle parti di arrivare ad un accordo, come accaduto in alcune circostanze, rischiamo di svilire i lavori perché magari si arriva ad una mediazione su alcuni aspetti che però non sempre è la miglior mediazione possibile. Questo per me va la pena prendere in considerazione, ma è una proposta.
Mirko Dolcini (D-ML): Anch’io intervengo per sottolineare come quella dicitura o quelle diciture “garantendo al contempo il pieno diritto all’azione di governo”, così come “oppurtuni strumenti per gestione affrontare l’ostruzionismo”, io le ritengo pleonastiche. Qui lo dico non perché faccio parte dell’opposizione, sia chiaro. Questo articolo nasce per migliorare i lavori del Consiglio. È ovvio, è scontato che bisogna evitare, migliorando i lavori consiliari, anche l’ostruzionismo. Però mi rendo conto, capisco, seppur non giustifico l’inserimento di queste espressioni, quello che vuol dire il Consigliere Cavatta. Penso che effettivamente poi, legare questa espressione allo statuto delle opposizioni, diventi quasi un ossimoro. Secondo me non vanno evitate queste specifiche, queste precisazioni, perché ci vanno a complicare la vita. E secondo me i testi, come questo elenco di materie sulle quali lavorare, devono essere più una cornice ampia. E poi tutte le specifiche le faremo a tempo debito quando entreremo proprio nell’organizzare nel disciplinare i singoli organi organismi, come ad esempio anche il punto che dice “ridefinire i meccanismi di funzionamento delle commissioni consiliari al fine di efficientare anche successivi lavori consiliari, come ad esempio la discussione dei progetti di legge”. Ecco, quella specifica “come ad esempio discussione progetti di legge”, anche questo è pleonastico. Valuteremo di volta in volta su cosa andiamo a puntare l’attenzione o meno. Però anche stilisticamente non sarei per entrare sul particolare, perché più si va a specificare e più si creano delle lacune. E comunque tornando a quelle espressioni di ostruzionismo, ribadisco ancora una volta non è perché si fa parte dell’opposizione, ma perché le vedo più pleonastiche e inutili.
Enrico Carattoni (Rf): Io volevo fare una riflessione rispetto al tema dello Statuto delle posizioni. Credo che la sua formulazione debba essere quanto più generale e inclusiva possibile. Secondo me lo statuto ha un doppio significato. Da un lato ha un risvolto verso l’esterno, definendo ambiti, perimetri e prerogative delle forze di opposizione rispetto alla maggioranza parlamentare, non al governo. Questo perché in questo contesto del Consiglio Grande e Generale discutiamo fra soggetti che politicamente hanno funzioni differenti: maggioranza e opposizione; il governo è un altro soggetto. Dall’altro ha un risvolto interno per regolare i rapporti fra le forze di opposizione, che a differenza della maggioranza non hanno un accordo politico. Anche tra forze distanti, come nel caso di specie, le opposizioni devono potersi autoregolare definendo perimetri per nomine, gruppi, minutaggio. Questo garantisce i diritti delle opposizioni e dei singoli gruppi. Per questo cambierei il riferimento al “diritto di governo” in favore di “diritto della maggioranza”. Capisco l’esigenza di garantire l’azione della maggioranza, ma eviterei riferimenti a tagliola dei tempi. Lo statuto non può regolare la compressione del dibattito della maggioranza. Deve regolare i rapporti interni alle opposizioni per garantire a tutti diritti, anche in base alla dimensione dei gruppi consiliari, e poi verso il governo. I sistemi parlamentari sono tarati sulle maggioranze. Chiarire i perimetri di azione delle opposizioni è utile per dare significato allo statuto. L’intento è che lo statuto non condizionini il lavoro della maggioranza più di quanto già si discute. Non deve necessariamente intervenire sul regolamento consiliare. Se tra le forze di opposizione non si trova un accordo per nomine o minutaggio, lo statuto dovrà regolamentarlo. Viste le maggioranze qualificate, garantire diritti minimi alle opposizioni a prescindere dai quorum è un tema da strutturare nello statuto. Riassumendo, cambierei “azione di governo” con “azione di maggioranza”.
Emanuele Santi (Rete): Anch’io, presidente, ho qualche dubbio rispetto alla specifica, alla lettera d), nel definire statuto delle opposizioni l’inclusione di opportuni strumenti per gestire, affrontare l’ostruzionismo. Questo mi sembra abbastanza fuori luogo, lo statuto per definizione sono i diritti delle opposizioni. Già oggi, se guardiamo il regolamento consiliare, le opposizioni sono garantite di diversi diritti. Bisognerebbe fare un esame di questi diritti e soprattutto avere accortezza che vengano mantenuti, parlo di accesso agli atti, interventi e minutaggio, rappresentanza nelle commissioni o in aula, possibilità di avere anche presidenze e di avere risorse. Già oggi nel regolamento ci sono tutele per le opposizioni. Spero non vengano abbassate perché oggi siamo noi all’opposizione, ma domani potrebbe cambiare il quadro. Credo qui dobbiamo ragionare in maniera ascettica e dare il giusto ruolo, il giusto peso, soprattutto il giusto tempo anche a chi fa l’opposizione. Non si è fatto l’ostruzionismo spesso. Quando si è fatto, lo si è fatto perché si è prevaricato unilateralmente certi diritti. L’ultimo vero è stato sulle residenze fiscali non domiciliate nella legge di settembre 2023, dove siamo stati tre mesi in aula. Lì sì lo abbiamo fatto, ma c’era una forzatura, un’impuntatura da parte del governo, era palese ed era veramente necessario. Se delle volte l’opposizione fa l’opposizione per davvero, è perché ci sono anche dei buoni motivi, perché magari l’opposizione vede delle cose che in maggioranza non si vedono o non si riesce a far emergere. Stiamo molto attenti ad andare a toccare i diritti delle opposizioni. Se lo guardo col seno di poi, se non avessimo avuto quello strumento, forse la storia sarebbe andata diversa.
Mirko Dolcini (D-ML): Condivido l’intervento del commissario Carattoni quando dice che se proprio dobbiamo indicare nella lettera d), garantendo il pieno diritto dell’azione di governo, allora meglio garantire l’azione di maggioranza. Proprio perché qui stiamo parlando del generale e stiamo dicendo che deve riappropriarsi della sua prerogativa di essere centrale. Però continuo a ribadire che mi sembra pleonastico indicare l’espressione “garantendo al contempo il pieno diritto nell’azione meglio di maggioranza”, perché a quel punto andrebbe specificato sempre rispetto alle prerogative dell’opposizione. Cioè, ci andiamo ad incartare se andiamo avanti in questa maniera. È scontato, è ovvio da quel punto di vista che deve essere garantita l’azione di maggioranza, perché questo è il fine dell’articolo e il fine della commissione. Detto questo, non mi fascio la testa.
Dopo una breve discussione l’articolo viene così modificato:
Articolo sul Consiglio Grande e Generale
Al fine di garantire il corretto equilibrio tra i poteri dello Stato affermare e consolidare la centralità politica del Consiglio Grande Generale, la Commissione chiamata a confrontarsi e ad elaborare proposte per:
- a) potenziare il ruolo di indirizzo politico del Consiglio Grande e Generale e l’esercizio del potere legislativo, nonché rafforzare l’azione di controllo sull’esercizio del potere del Congresso di Stato e dei singoli Segretari di Stato;
- b) valorizzare lo status di consigliere, rivedere la disciplina delle guarantigie e responsabilità, garantire un esercizio effettivo e paritario, con particolare attenzione anche al diritto di rappresentanza di ogni categoria lavorativa, della carica e rafforzare sistemi di controllo e resistenza alla corruzione, conflitti di interesse;
- c) approfondire una disciplina dei gruppi consiliari anche al fine di assicurare agli stessi risorse dell’amministrazione e materiali adeguat. nonché supporto tecnico al ruolo istituzionale che sono chiamati a svolgere;
- d) definire nell’ambito di un equilibrio delle funzioni di maggioranza ed opposizione lo statuto delle opposizioni al fine di riservare adeguati spaziatti ai gruppi di opposizione nell’organizzazione dei lavori consiliari delle commissioni;
- e) ridefinire i meccanismi di funzionamento delle commissioni consiliari al fine di efficientare anche successivi lavori consiliari;
- f) ridefinire le modalità di discussione del comma comunicazioni e degli argomenti esposti all’ordine del giorno al fine di migliorare lo svolgimento dei lavori consiliari;
- g) valutare le modifiche al regolamento consiliare per realizzare le proposte di quel presente articolo;
- h) rivedere e rimodulare le commissioni e gli altri organismi di nomina consigliare;
- i) rafforzare i rapporti fra il consiglio grande generale e gli altri organi istionali, nonché con gli organismi internazionali.
L’articolo è approvato all’unanimità con 18 voti favorevoli
Articolo “Le fonti normative”
In coerenza con gli obiettivi di potenziamento dei ruoli e poteri degli organi costituzionali sopraindicati, alla Commissione è demandato uno studio sulla gerarchia delle fonti normative al fine di definire il quadro ordinamentale anche alla luce delle modifiche che saranno portate in ragione degli interventi di cui alla presente legge e in particolare:
- a) delimitare il ricorso al decreto legge all’effettiva necessità di urgenza che devono essere supportate da articolata motivazione;
- b) prevedere che la delega per l’adozione di decreto delegato fissi completamente i principi e i criteri direttivi volti all’esercizio della funzione legislativa, il limite temporale in cui esercitarla in riferimento a oggetti definiti;
- c) disciplinare la riserva di legge in senso formale e sostanziale e definire gli ambiti applicativi;
- d) focalizzare ed approfondire il rapporto tra l’ordinamento dell’Unione Europea e il diritto interno, individuandone la fonte per il recepimento della normativa europea per l’attuazione dell’acquis comunitario e introdurre una disciplina per l’adozione dei testi unici normativi;
- f) definire gli ambiti oggetto di legge finanziaria e di bilancio, nonché di relativa variazione;
- g) identificare strumenti per la semplificazione normativa, l’efficienza e l’efficacia del quadro normativo;
- h) riformare i procedimenti di formazione delle leggi e degli atti aventi forza di legge dei regolamenti e delle altre fonti di norma secondaria, anche con la previsione dell’acquisizione di pareri obbligatori formulati dai competenti organi previsti dalle normative di settore.
Emanuele Santi (Rete): Riguardo ai principi elencati in questo articolo, ritengo sia fondamentale parlare del valore del testo unico. Se ne sente sempre più la necessità per la stratificazione delle norme, soprattutto negli ultimi anni. Fra le priorità, mettiamo quella di delimitare il ricorso al decreto legge all’effettiva necessità di urgenza che deve essere supportata da articolata motivazione. Nel periodo Covid, ad esempio, c’era effettivamente necessità e motivazione. Per quanto riguarda i decreti delegati, sono a mio avviso lo strumento che crea più difficoltà. Troppo spesso le deleghe non sono ben delineate, sono troppo larghe o non ben definite, spesso senza un limite di tempo. Rilevo che oggi noi abbiamo decreti delegati che emessi dal governo possono rimanere in vigore e produrre effetti per mesi se non per anni senza alcuna ratifica. Dobbiamo discutere questo tema; abbiamo visto il decreto alberghi ha prodotto effetti per un anno e mezzo. Sui decreti delegati, a mio avviso, va fatto un lavoro e anche sul valutare che sia attuativo dopo la ratifica, non al momento dell’emissione. Rispetto ad altri temi, ricordo la questione del recepimento della normativa europea che saranno migliaia di pagine, e a mio avviso qui si introduce il tema dei testi unici. Oggi, tante volte andiamo a normare con un singolo articolo una materia, toccando riforme, e si perde la fonte normativa principale. Fare testi unici col regolamento attuale è assai problematico, un appesantimento. Eppure, intervenire su leggi cardine come quella sulle società dovrebbe avere un testo unico per non creare ambiguità. Sulla questione di definire gli ambiti di legge finanziaria e variazioni di bilancio, credo il governo abbia dato un’indicazione valida tenendola prettamente numerica, ma poi ha portato emendamenti e articoli. Una legge Omnibus ha creato ambiguità. Ammetto che negli anni si è esagerato nel portare articoli vari nelle finanziarie e decreti legge, anche non attinenti. A livello di principi, questo articolo 2 non vedo criticità, è articolato bene. Propongo, se vogliamo specificare, il fatto che l’attuazione del decreto delegato produca effetti dopo la ratifica, da portare con urgenza.
Filippo Tamagnini (Pdcs): Io penso che, come ha osservato Santi, quello che viene proposto è uno strumento nuovo perché è la natura del decreto delegato di trasferire il potere legislativo al governo, mentre con quella proposta è come se creassimo uno strumento nuovo che è una delega a fare il testo di legge al governo per poi dargli efficacia con un provvedimento consiliare. È giustissima l’osservazione che ha fatto Zanotti che dice il decreto delegato invece ha ragione d’essere come propria natura di strumento esecutivo, magari come appendice a leggi, ne abbiamo tanti di esempi, per cui forse per accogliere la necessità che sente Santi, è quella di studiare un nuovo strumento che è un testo normativo prodotto da governo che ha efficacia con un atto consiliare di approvazione. Lasciando comunque l’esistenza del decreto delegato perché sappiamo che ne ha una sua utilità, ad esempio per connessioni di monete, francobolli, numeri, tabelle, aggiornamenti eccetera, tante cose hanno la necessità di essere esecutive immediatamente. Quindi il decreto delegato con quella natura, a mio parere, ha necessità di proseguire nella sua esistenza. L’altra cosa che io penso sia assolutamente centrale è tutto il discorso relativo al testo unico. Come è possibile introdurre anche frammenti di novità normative senza doverne per forza necessariamente tutte le volte riapprovare, perché se otteniamo questo risultato andremo verso una realtà di testi unici, senza dover tutte le volte fare testi coordinati oppure andare a reperire qua e là le modifiche al testo di legge. Io questo lo ritengo assolutamente centrale.
Guerrino Zanotti (Libera): Ritengo sia fondamentale parlare del valore del testo unico. Se ne sente sempre di più la necessità per la stratificazione delle norme che il nostro paese ha visto, soprattutto negli ultimi anni, per evitare che chi deve essere ben informato debba cercare le modifiche in luoghi neanche immaginati. Fra le priorità in questo senso, mettiamo quella di delimitare il ricorso al decreto legge. Peraltro, non mi sembra ci sia stata tutta questa necessità o un uso improprio nell’arco degli anni, l’uso era comunque ben presente. Per quanto riguarda il decreto delegato, la preoccupazione della sua immediata efficacia dall’emanazione cade un po’ se siamo in grado di definire bene gli ambiti entro cui nasce la delega. Ci siamo resi conto che l’immediata efficacia può comportare problemi qualora trascorra anche più dei 90 giorni o ci siano posizioni assolutamente divergenti sulla materia. Se a monte c’è una delega assolutamente circoscritta nei tempi e nei termini e nelle indicazioni che il Consiglio dà al governo, non vedo perché questo non possa essere utilizzato anche come strumento immediatamente efficace. Credo che si possa pensare che rimanga efficace dalla sua emanazione, a condizione che siamo in grado di delimitarne gli ambiti. Un’altra cosa, alla lettera ‘d’, è approfondire il rapporto fra l’ordinamento dell’Unione Europea e diritto interno individuando la fonte per il recepimento. Io sarei per le fonti di recepimento, al plurale. Dobbiamo verificare quali potrebbero essere le migliori fonti normative di recepimento, perché un regolamento magari richiede solo un decreto che ne decreta l’immediata assunzione, mentre altri tipi di normative necessitano progetti di legge. L’attenzione è avere più di un atto normativo come riferimento.
Iro Belluzzi (Libera): Mi trovo a fare alcune riflessioni sulle modalità legislative, specie pensando all’adeguamento normativo e ordinamentale per il percorso di associazione. Ho in mente la situazione della vicina Italia con i decreti legge, no, e mi chiedo se da noi ci sia il rischio che l’esecutivo vada fuori delega. Avevo pensato a un organo che verificasse subito, ma forse non ce lo potremmo permettere nella nostra dimensione. Un’alternativa potrebbe essere rendere la ratifica in Parlamento l’elemento che rende efficace il decreto, tranne che per materie strettamente tecniche dove l’efficacia immediata è logica. Un’altra sfida è creare corrispondenza fra il nostro ordinamento e quello europeo. Ci sono già sentenze che applicano norme sovranazionali, come la carta dei diritti, in caso di mancanza nostra, il che dimostra una gerarchia delle fonti. Per adeguarci rapidamente alle normative europee, potremmo pensare a strumenti come un decreto ratificato in Consiglio. Sto anche riflettendo su come creare testi unici e modificare le leggi in modo più efficiente. Invece di dover rivedere l’intera legge, dal primo al centesimo articolo, potremmo forse discutere e approvare solo le parti che vengono modificate o introdotte. L’obiettivo è accelerare i tempi e rendere il nostro ordinamento più leggibile, senza avere “1000 rivoli” per cercare le norme. Mi chiedo se questo sia ipotizzabile e non crei problematicità per chi usa l’ordinamento. Chiamo in causa gli esperti per trovare il modo di ridurre al minimo i tempi di modifica per un Parlamento delle nostre dimensioni. Queste sono, logicamente, solo ipotesi di lavoro che vanno approfondite.
Enrico Carattoni (Rf): Vorrei affrontare il tema del decreto delegato e l’adeguamento normativo per l’accordo di associazione con l’Unione Europea. Come ha detto giustamente Belluzzi, San Marino ha già nella dichiarazione dei diritti, all’articolo 1, uno strumento che fa prevalere le norme derivanti da accordi multilaterali o sovranazionali rispetto alla normativa interna. Sulla ratifica dell’acquis comunitario, propongo un ragionamento al contrario: la normativa superiore si considera incorporata con l’accordo, salvo che un terzo del Consiglio chieda di “spacchettare” quel singolo provvedimento per esaminarlo e adeguarlo. Questo accade, per esempio, con la legge sulla privacy rispetto al GDPR. Questo lo approfondirei nel tema ad hoc. Per il decreto delegato, immagino una delega che fissi compiutamente i principi, criteri, limite temporale e di materia, in riferimento a oggetti definiti, non un “calderone”. Credo che certe materie debbano essere escluse, come quella penale che necessita una riserva di legge vera e propria, e penso anche alla materia fiscale. Abbiamo anche il decreto legge, poco utilizzato rispetto all’Italia, efficace immediatamente per necessità/urgenza ma da ratificare. Mi sta bene porre un limite temporale e impedire che un decreto decaduto sia riproposto subito, per evitare la giungla” attuale. Invece di un Collegio Garante, penserei a responsabilizzare maggiormente l’istituto della Reggenza nella verifica sostanziale dei requisiti, rafforzando le prerogative del Parlamento e della Reggenza. Concludendo, approvo la formulazione sul decreto delegato con l’aggiunta del limite per materia, riempiendola di contenuti che valorizzino il ruolo del consiglio.
Mirko Dolcini (D-ML): Io vorrei aggiungere un argomento nuovo rispetto a quanto indicato dal commissario Carattoni sull’inserimento dei limiti per materia nell’ambito dei decreti legati. Vediamo al punto in cui si indica di introdurre una disciplina per l’adozione dei testi unici normativi. Condivido chi ha fatto riferimento a questo importante strumento che è il testo unico. Credo sia anche importante parlare dei testi consolidati; io come avvocato spesso utilizzo i testi consolidati che poi li trovo nell’archivio legge sul sito del Consiglio, ma non hanno l’ufficialità e invece sono molto importanti per arrivare a comprendere un testo normativo o la materia di quel testo normativo senza dover andare continuamente ai rimandi della legge che abroga che quella precedente eccetera eccetera, che diventa un lavoro difficile. Per me è importante lo strumento del testo consolidato, però serve ufficializzare il testo consolidato. Faccio questa proposta: si potrebbe inserire dopo la lettera e), chiamiamola e2), l’indicazione di “individuare un iter di formazione e riconoscimento ufficiale di testi consolidati”, aggiungo “quantomeno per quello che riguarda le principali materie di legge”. Uno potrebbe dire che rientra al punto g) che è “identificare strumenti per la semplificazione normativa”. Ma secondo me il punto g) è una cosa diversa perché riguarda la semplificazione normativa, quindi ridurre le tante norme che esistono. Invece sto parlando di uno strumento per semplificare la visibilità e la conoscenza delle leggi esistenti.
L’articolo viene così modificato:
Articolo “Le fonti normative”
In coerenza con gli obiettivi di potenziamento dei ruoli e poteri degli organi costituzionali sopraindicati, alla Commissione è demandato uno studio sulla gerarchia delle fonti normative al fine di definire il quadro ordinamentale anche alla luce delle modifiche che saranno portate in ragione degli interventi di cui alla presente legge e in particolare:
- a) delimitare ricorse al decreto legge all’effettiva necessità ed urgenza che devono essere supportate da articolata motivazione;
- b) prevedere che la delega per l’adozione del decreto delegato fissi complicattamente i principi e criteri direttivi volti all’esercizio della funzione legislativa di limite temporale e di materia in cui esercitarla, il riferimento ad oggetti definiti nonché un approfondimento in merito alla decorrenza dell’efficacia dei decreti delegati;
- c) disciplinare la riserva di legge in senso formale e sostanziale definire gli ambiti applicativi;
- d) focalizzare ed approfondire il rapporto fra l’ordinamento dell’Unione Europea e il diritto interno individuando le modalità per il ricepimento della normativa europea per l’attuazione della chi comunitario e introdurre una disciplina per l’adozione dei testi unici normativi;
- f) definire gli ambiti oggetto di legge finanziaria di bilancio, nonché di relativa variazione;
- g) identificare strumenti per la semplificazione normativa, l’efficienza ed efficacia del quadro normativo;
- h) riformare i procedimenti di formazione delle leggi ddegli atti forza di legge dei regolamenti e delle altre fonti di norma secondaria, anche con la previsione dell’acquisizione di pareri obbligatori formulati dai competenti organi previsti dalle normative di settore.
L’articolo viene approvato all’unanimità con 16 voti
Articolo “Il Congresso di Stato”
Al fine di valorizzare il potere collegiale del Congresso di Stato e rendere più efficace ed efficiente il funzionamento dell’organo, alla commissione è richiesto di sviluppare modalità di intervento per:
- a) prevedere un coordinamento politico ed un coordinamento operativo;
- b) [comma sulla Reggenza espunto su proposta del commissario Ciavatta]
- c) analizzare l’istituzione di organo/i consultivo/i che favorisca/no il corretto esercizio dell’azione normativa e amministrativa del Congresso di Stato
- d) modificare la disciplina delle responsabilità e norme sul funzionamento sia nella pienezza dei poteri che regime di ordinaria amministrazione nonché nell’adozione delle deliberazioni;
- e) declinare le competenze dei singoli segretari di Stato approfondendo altresì l’esercizio collegiale ed individuale del potere di governo;
- f) per riorganizzare gli staff delle Segreterie di Stato e modificare la disciplina del personale politico definendone ruoli, poteri ed attribuzioni.
Manuel Ciavatta (Pdcs): Io volevo affrontare un punto. La mia intenzione era solamente espungere una frase, non per eliminarla, ma perché non la troviamo esplicitata in nessun altro articolo in riferimento a un organismo presieduto. Penso per esempio alla Reggenza nel Consiglio o nel Consiglio Giudiziario. Credo che, per analogia, se esplicitiamo qualcosa in riferimento a un organismo, sarebbe utile esplicitarlo anche negli altri. Visto che c’è già un articolo specifico sulla Reggenza, secondo me ha senso che in quell’articolo vengano analizzate le funzioni istituzionali e di garanzia dei Capi di Stato rispetto a tutti gli organismi. Non era per espulgerlo, ma per considerarlo esplicitamente per tutte le funzioni di garanzia in tutti gli organismi, non solo il Congresso di Stato, anche se sono convinto che per il Congresso di Stato una unione vada fatta. Era solo un suggerimento per considerare esplicitamente e valorizzare le funzioni istituzionali e di garanzia della Reggenza in modo coerente e completo per tutti gli organismi.
Emanuele Santi (Rete): A mio avviso si potrebbe portare la lettera B all’articolo dopo, dove si parla della Reggenza e del rapporto che oggi ha la Reggenza con Congresso di Stato, Consiglio Grande e Generale e con la Commissione di Giustizia. Invece per quello che attiene all’articolo riferito al Congresso di Stato io ricordo i vari approfondimenti che furono fatti. Credo che quello che c’è scritto qua, al di là che molte cose magari possono essere più o meno condivisibili, sono le analisi fatte a suo tempo sul ruolo del Congresso di Stato. Prevedere un coordinamento politico e operativo credo sia stata una richiesta portata da qualche gruppo. A livello di concetti non sono contrario. Riformulerei, perché a mio avviso ci sono delle ripetizioni. A, C e D potrebbero essere un unico comma, dove si rielabora questi concetti. Sul fatto della riorganizzazione degli staff e la disciplina del personale politico questo è un argomento molto delicato, modificato recentemente dal governo.
Mirko Dolcini (D-ML): Anche io penso sia utile spostare la lettera B nell’articolo successivo. Magari l’attuale lettera B che sposteremmo potrebbe diventare la definizione dei rapporti del Congresso di Stato con gli altri organi istituzionali. In questo modo, si rientra comunque nella possibilità di parlare della Reggenza, ma anche di altri organi come il Consiglio dei XII, un tema già affrontato. Per quanto riguarda invece l’altra lettera B, quella in nero, io non ho capito bene cosa dovrebbe essere questo organo consultivo che favorisce il corretto esercizio dell’azione normativa. Mi chiedo se questa funzione non sia già svolta dalla segreteria istituzionale. Personalmente, anziché analizzare l’istituzione attuale, preferirei forse valutare l’istituzione di organi consultivi.
Gian Nicola Berti (Ar): Io penso che il potere collegiale non sia un valore; mi sono reso conto che “tutti responsabili, nessuno responsabile” e questa non è una bella cosa. Ho avuto la sensazione che l’incapacità di governare il paese sia nata dalla riforma del 2001, quando i Deputati sono diventati Segretari di Stato. Io non sono assolutamente un sostenitore dell’uomo solo al comando. Credo nella collegialità della nostra Reggenza, nell’elemento che non possa mai essere il potere in una sola persona, ma che non sia un valore distribuirlo su troppe persone. Io farei un passo indietro, ritornerei a tre Segretari di Stato ed eventualmente ad una serie di congressisti-deputati che però sono sottoposti alle varie segreterie, e quindi ricreerei un organigramma per certi aspetti anche di gestione di responsabilità politica e di responsabilità organizzativa dei lavori del Congresso. La mia esperienza forse era in un fine legislatura un momento difficile, ma è stata quella di un sistema che è destinato a implodere perché evidentemente gli equilibri sono che ognuno fa quel che gli pare e non interferisce oppure ti lascio fare se tu mi lasci fare. Io credo che si debba individuare degli obiettivi, lavorare per il proseguimento degli obiettivi e dare disposizioni per il raggiungimento di quegli obiettivo. E allora io comincerei a togliere “al fine di valorizzare il potere collegiale”, piuttosto metterei “al fine di rendere più efficiente il funzionamento del Congresso di Stato” e prevedere un coordinamento politico e anche gerarchico ed un coordinamento operativo di modo che ci possa essere effettivamente una catena di comando un po’ più snella con ruoli più chiari e definiti. Sul punto B non ho osservazioni, anzi credo che sia indispensabile e già tutto l’apparato istituzionale dovrebbe svolgere questo ruolo. E forse non viene utilizzato ed apprezzato abbastanza perché credo che l’Ufficio studi legislativi già in questo momento sia in grado di dare un supporto importantissimo ai Segretari di Stato. Il problema che ho constatato io nella scorsa legislatura è che quando qualcuno ti fa notare che, magari, i tuoi consulenti stanno prendendo dei granchi, allora forse si vanno a innescare un pochettino delle antipatie. Sulla Reggenza, l’unica cosa che effettivamente non ha mai funzionato bene è il fatto che c’era un Ufficio di studi legislativi che doveva, già dagli anni 2000, fungere da supporto da indirizzo anche di aiuto alla Reggenza nell’amministrazione di tutto il processo normativo e quindi anche di condizione dei lavori parlamentari. Io ci vedo un ufficio studi legislativi che è molto molto importante. Quindi credo che se vogliamo far funzionare questo paese le riforme più grosse dobbiamo farle qui. Un governo deve poter essere efficiente e poter lavorare su delle linee che effettivamente siano di condivisione. Poi al punto c) io metterei anche “modulando l’esercizio collegiale” proprio in questa logica che si dovrebbe forse avere una una gerarchia maggiore all’interno del Congresso. Il concetto comunque principale è quello di fare una scelta di dare una sorta di presidenza politica al Congresso di Stato, che non deve essere necessariamente il premier, possono essere praticamente anche tre premier, tre Segretari di Stato ben individuati. E lancio l’idea qua: si tratta semplicemente di andare ad attingere a quella che è la storia delle nostre istituzioni e ci rendiamo conto che forse quei governi lavoravano molto meglio proprio perché credo avessero una maggiore possibilità di esprimere delle linee politiche.
Guerrino Zanotti (Libera): Innanzitutto, riguardo alla lettera b) della formulazione attuale, si potrebbe cancellare da questo articolo e riportarla all’articolo successivo, quello relativo alla Reggenza, magari formulandolo così, “definire il ruolo della Reggenza ed i rapporti con gli organi che coordina o presiede”, in modo più generico. Rispetto alle considerazioni del collega Berti, mi sembra che il tema di una ridefinizione dei rapporti all’interno del Congresso di Stato scenda un po’ troppo nello specifico rispetto ad un documento che in realtà dovrebbe definire un po’ il percorso dei lavori della nostra commissione rispetto ai vari ambiti. Non vorrei che una formulazione di questo articolo come proposto fosse già condizionante. Vorrei quantomeno poterci ragionare e potere magari confrontarci, poi non voglio escludere che ci si arrivi. Però già stabilire adesso che il percorso dovrà portarci a una definizione dei rapporti gerarchici all’interno del Congresso di Stato mi sembra voler dare una piega al lavoro che dobbiamo fare. Il documento di oggi deve definire il percorso e gli ambiti, non l’approdo finale.
Matteo Zeppa (Rete): Io penso sia azzardata come mossa espungere la questione della Reggenza dal Congresso di Stato perché ho molto rispetto per la figura di garanzia costituzionale dei Reggenti. Non capisco questa volontà di togliere la pesante responsabilità della Reggenza nei confronti del Congresso di Stato. Ho sempre visto il Congresso come 10 uomini o donne al comando con poca inclinazione al dialogo. Per me ci sono pesi e contrapesi ben compensati nella storia. Sul punto c), mi trova molto d’accordo. Cito quello che ha fatto l’allora segretario Guerrino Zanotti nel 2019, convocando anche l’opposizione per valutare le delibere del Congresso durante l’ordinaria amministrazione. Questa metodologia salvaguardava tutti e ha consentito che non passasse quello che è passato alla fine scorsa legislatura: delibere non attinenti o convocazione di organismi come il Consiglio del XII. Sul punto f), “riorganizzare staff e modificare la disciplina del personale politico” non vorrei fosse l’anticamera per consentire l’accesso negli staff a consiglieri: è inopportuno e mi batterò affinché questo non accada. Sul personale politico nelle Segreterie c’è stata la creazione di un precedente in questa legislatura: un segretario particolare a San Marino con ruolo apicale in un comune italiano. È un caso storico che doveva essere valutato perché non previsto. Vedo una fortissima difficoltà a capire questa scelta. Sono stati fatti passi azzardati che mettono in cattiva reputazione gli organismi per il modo in cui i segretari scelgono lo staff. Questo è problema cogente. Credo inutile stupirsi delle uscite dei congressi non tenendo conto che i congressisti hanno ruolo istituzionale. Ci sono stati esempi non dignitosi, mi riferisco a quello che è successo più e più volte con Federico Pedini Amati. Bisognerebbe valutare tutto criticamente ma propositivamente. Ci sono veti e forzature in Congresso, non va bene il “te mi fai questo, io ti faccio lo sgaffo di qua”. Ci vorrebbe un sentimento morale più alto, sentirsi rappresentare lo Stato. Ci sono state decisioni sciagurate che rimettono in discussione la credibilità di congressisti e staff.
I lavori della seduta si concludono alle 19:00 come da ordine del giorno.