San Marino. Resoconto della seduta serale del Consiglio Grande e Generale del 12 giugno 2025

San Marino. Resoconto della seduta serale del Consiglio Grande e Generale del 12 giugno 2025

Consiglio Grande e Generale, sessione 9-10-11-12-13-16 giugno 2025

Giovedì 12 giugno, sera

In seduta serale, i lavori si soffermano sul Progetto di legge “Disposizioni finalizzate al contrasto della violenza di genere e degli abusi su minori in ambito sportivo”. Ad illustrare la proposta è il Segretario di Stato Rossano Fabbri. “L’incremento costante di episodi di violenza di genere e di abusi sui minori, fenomeni registrati anche nella nostra Repubblica, impone di procedere con interventi normativi che possano garantire un sistema efficace di prevenzione dei reati ad essi connessi. Pur consapevoli che gli strumenti normativi sammarinesi, visti anche i recenti interventi legislativi in materia, già prevedono una amplia disciplina di contrasto avverso i reati di violenza di genere e abusi sui minori, risulta necessario, alla luce anche di recenti episodi di cronaca, normare aspetti fino ad ora rimasti in ombra anche in contesti internazionali. Il presente progetto di legge si propone, in particolare, come strumento volto a sospendere dall’attività sportiva a qualsiasi titolo, in via cautelare, gli appartenenti alle Federazioni Sportive Nazionali, alle Discipline Sportive Associate, alle Associazioni sportive affiliate e loro iscritti che risultano condannati, in primo grado, per reati riconducibili a violenza di genere e abusi su minori. La Segreteria di Stato per lo Sport e il Congresso di Stato, con un atto certamente di natura precauzionale, ritengono necessario intervenire per salvaguardare e garantire un ambiente sportivo rispettoso per tutti gli atleti e i tesserati, specialmente considerando le peculiarità dell’ambiente sportivo nella Repubblica di San Marino. Possiamo essere pionieri, un esempio per coloro che ci circondano. Questo è probabilmente il momento migliore per fare in modo che, all’apertura della prossima stagione, le federazioni possano già recepire tale normativa, che dovrà far parte integrante dei diritti e doveri dei singoli tesserati, integrando così la contrattualistica vigente tra le federazioni e gli atleti”. Da parte del Segretario Fabbri, arriva quindi la richiesta di applicare la “procedura di urgenza”. 

 

Richiesta che però incontra i dubbi delle opposizioni. Osserva Nicola Renzi (RF). “Accettare oggi la procedura d’urgenza significa che non abbiamo più la possibilità di presentare i nostri emendamenti. A me pare che stiamo prendendo una china davvero pericolosa, irrispettosa del ruolo dell’opposizione. Non voglio fare polemica su un progetto di legge così importante, che merita tutta l’attenzione possibile. Ma qualcuno, evidentemente, vuole correre. Qualcuno pensa di poter arrivare in Aula e chiedere la procedura d’urgenza così, senza rispettare le procedure previste”. Aggiunge Michela Pelliccioni (D-ML): “Non abbiamo avuto modo di analizzare adeguatamente il testo.  E io non vorrei che, per una legge che tratta il tema della violenza, si finisse per fare una violenza al diritto stesso.  Mi piacerebbe sapere, anche alla luce della confusione vista oggi tra i banchi della maggioranza, se davvero era pronta a questa richiesta”. Ma ad evidenziare delle perplessità è, tra i banchi della maggioranza, anche Guerrino Zanotti (Libera).  “Esprimiamo sincero apprezzamento per il progetto, perché riteniamo che meriti l’attenzione e l’impegno dell’intero Consiglio.  Però sono rimasto sorpreso dalla richiesta di procedura d’urgenza. Anch’io ho letto il testo normativo e mi ero preparato per fare alcune osservazioni e domande al Segretario, che avrei posto in sede referente, ovvero in Commissione. Non si tratta di critiche distruttive, ma di spunti che a nostro avviso potevano contribuire a migliorare il testo”. In replica il Segretario di Stato Fabbri che respinge le accuse di “forzatura”. “Comprendo, naturalmente, l’esigenza del Parlamento di poter svolgere un approfondimento. Quello che posso dire è che se questa normativa entrasse in vigore oggi, avrebbe un impatto dirimente. Quello che potrei proporre all’Aula, nel caso venisse approvata la procedura d’urgenza, è di discutere la normativa lunedì mattina, dopo la calendarizzazione degli altri argomenti all’ordine del giorno, in modo che i gruppi consiliari abbiano il tempo per predisporre eventuali emendamenti”. “Il Partito dei Socialisti e dei Democratici – osserva Silvia Cecchetti (PSD) – ha avuto una reazione tempestiva, forse la prima tra i soggetti politici, ancora prima della stessa federazione sportiva, sull’episodio che ha dato origine alla proposta. Questo dimostra la grande sensibilità del nostro gruppo su questo tema, come su altri temi di natura etica”. A difendere la procedura d’urgenza è anche Gian Nicola Berti (AR). “Questo provvedimento normativo non nasce per capriccio. Nasce perché si sono verificati alcuni fatti, uno in particolare, per certi aspetti particolarmente spiacevole e imbarazzante per il mondo sportivo sammarinese. Di conseguenza, ritengo che si debba fare una valutazione sulla presenza o meno di strumenti adeguati per tutelare le categorie più sensibili e a rischio, qualora si trovino in un contesto di astratto potenziale pericolo”. “È sbagliato venire qui a dire che si tratta di un provvedimento talmente semplice da non meritare discussione – attacca Matteo Zeppa (Rete) -. Su queste tematiche non possiamo permetterci di banalizzare.  E a questo punto — permettetemi il dubbio — non vorrei che questa forzatura fosse funzionale ad altre dinamiche interne alla maggioranza, che non conosco”.

Viene messa in votazione la richiesta relativa alla “procura di urgenza” (il quorum è di almeno 39 voti). I voti favorevoli sono 32, quelli contrari 2: dunque la richiesta non viene accolta. Si entra quindi nel vivo del confronto, con vari interventi, proposte e spunti suggeriti sia da maggioranza che opposizione. Michela Pelliccioni di Domani Motus Liberi ha espresso apprezzamento per l’iniziativa, ricordando un caso concreto – riguardante un calciatore – che ha scosso l’opinione pubblica e lodando l’intervento tempestivo della Segreteria di Stato e dell’Unione Donne Sammarinesi. Ha però sottolineato la necessità di rafforzare alcuni punti del testo, come l’introduzione di sanzioni in caso di inadempienza da parte delle federazioni sportive. Iro Belluzzi, per Libera, ha condiviso l’obiettivo della legge ma ha sollecitato un’estensione della stessa ad altri reati gravi che minano l’etica dello sport, come le frodi e la discriminazione razziale. Matteo Casali, di Repubblica Futura, ha espresso dispiacere per l’inizio polemico del dibattito e ha suggerito un ampliamento dei reati contemplati e una maggiore coerenza con altre normative, per evitare incongruenze tra ambiti diversi come scuola, sanità e sport. Andrea Ugolini (PDCS) ha espresso un parere favorevole sia sull’urgenza della legge sia sul merito del provvedimento, sottolineando come si tratti di uno strumento normativo atteso e necessario per colmare un vuoto esistente nel sistema sportivo sammarinese. Ha messo in luce il valore educativo dello sport e la necessità di dotare le federazioni e il Comitato Olimpico di strumenti adeguati per intervenire. Dalibor Riccardi, di Libera, ha sottolineato l’importanza di un intervento che sia coerente con i valori fondanti dello sport, ribadendo che l’inclusività e il rispetto devono essere tutelati fin dal primo grado di giudizio. Luca Della Balda, dello stesso gruppo, ha condiviso la bontà del provvedimento ma ha sollevato una questione di equità legata alla durata dei procedimenti giudiziari. Emanuele Santi del gruppo Rete ha posto una questione ancora più radicale, chiedendosi se non sia opportuno prevedere misure cautelari già in fase di rinvio a giudizio.

Nel finale della seduta, si apre il confronto sul Comma 13, relativo al Progetto di legge “Disposizioni in materia di Sandbox Normative” (presentato dalla Segreteria di Stato per l’Industria) (I lettura).

 

Di seguito una sintesi dei lavori

Comma 12 – Progetto di legge “Disposizioni finalizzate al contrasto della violenza di genere e degli abusi su minori in ambito sportivo”

Segretario di Stato Rossano Fabbri: L’incremento costante di episodi di violenza di genere e di abusi sui minori, fenomeni registrati anche nella nostra Repubblica, impone di procedere con interventi normativi che possano garantire un sistema efficace di prevenzione dei reati ad essi connessi. Pur consapevoli che gli strumenti normativi sammarinesi, visti anche i recenti interventi legislativi in materia, già prevedono una amplia disciplina di contrasto avverso i reati di violenza di genere e abusi sui minori, risulta necessario, alla luce anche di recenti episodi di cronaca, normare aspetti fino ad ora rimasti in ombra anche in contesti internazionali. Il presente progetto di legge si propone, in particolare, come strumento volto a sospendere dall’attività sportiva a qualsiasi titolo, in via cautelare, gli appartenenti alle Federazioni Sportive Nazionali, alle Discipline Sportive Associate, alle Associazioni sportive affiliate e loro iscritti che risultano condannati, in primo grado, per reati riconducibili a violenza di genere e abusi su minori. Ciò, in particolare, in relazione alla peculiarità del mondo sportivo sammarinese in cui, uomini, donne e minori di entrambi i sessi si trovano spesso a frequentare i medesimi ambienti sportivi. Pur riconoscendo, infatti, l’impatto positivo che lo sport ha inevitabilmente sulla vita di ciascun individuo, resta tuttavia necessario ed imprescindibile garantire alti livelli di protezione nei confronti di tutti coloro che praticano attività sportiva. In concreto, i primi due articoli del progetto di legge inquadrano la fattispecie di riferimento, riportando, nello specifico, definizioni di violenza di genere e abusi sui minori come rappresentate da concetti e descrizioni oggi utilizzati anche in contesti internazionali. L’articolo 3, perno centrale del presente progetto di legge, esplica le modalità tramite cui è dato avvio al procedimento di sospensione dall’attività sportiva per tutti coloro che – ai sensi di quanto previsto dalle disposizioni vigenti negli Statuti e Regolamenti federali – risultano appartenenti e iscritti a Federazioni Sportive Nazionali, a Discipline Sportive Associate e ad Associazioni sportive affiliate. In particolare, al comma 1 del citato articolo è previsto che – come avviene in altri contesti già disciplinati da leggi sammarinesi – il soggetto appartenente e/o iscritto a Federazioni Sportive Nazionali, a Discipline Sportive Associate e ad Associazioni sportive affiliate, che risulti condannato, in primo grado, per reati riconducibili a violenza di genere e abusi su minori, ad una pena restrittiva della libertà personale non inferiore ad un anno, è tenuto a darne comunicazione scritta al Presidente della Federazione sportiva di riferimento e al Presidente del CONS. Come previsto dal comma 2 dell’articolo 3, al fine di rendere tale comunicazione un obbligo concreto per il soggetto che risulti condannato, la mancata osservanza di quanto richiesto comporta la sospensione, indipendentemente dall’esito del giudizio, di anni quattro da qualsiasi attività, sia sportiva che dirigenziale, riconducibile al CONS, alle Federazioni Sportive Nazionali, alle Discipline Sportive Associate e alle Associazioni sportive affiliate. Successivamente alla comunicazione di cui al comma 1 dell’articolo 3, il Presidente del CONS dispone nei confronti del soggetto verso cui sia stata pronunciata sentenza di condanna, l’immediata sospensione da qualsiasi attività, sia sportiva che dirigenziale, riconducibile al CONS, alle Federazioni Sportive Nazionali, alle Discipline Sportive Associate e alle Associazioni sportive affiliate, dandone comunicazione anche al Presidente della Federazione sportiva di riferimento. Tale sospensione, come evidenziato dal comma successivo, deve intendersi come misura unicamente cautelativa e dunque da comminarsi per l’intero periodo del giudizio ovvero fino a sentenza passata in giudicato. Considerato, infine, che l’ordinamento sportivo sammarinese, all’interno del sistema Stato, detiene una propria autonomia funzionale, all’ultimo comma dell’articolo 3 è previsto che, entro 60 giorni dall’entrata in vigore della presente legge, le Federazioni sportive, le Discipline Sportive Associate e le Associazioni sportive affiliate sono tenute ad adeguare i propri statuti e regolamenti alle disposizioni normative ivi previste. La Segreteria di Stato per lo Sport e il Congresso di Stato, con un atto certamente di natura precauzionale, ritengono necessario intervenire per salvaguardare e garantire un ambiente sportivo rispettoso per tutti gli atleti e i tesserati, specialmente considerando le peculiarità dell’ambiente sportivo nella Repubblica di San Marino.  Nel quadro di un rinnovato impegno per la tutela della dignità della persona e per la salvaguardia dell’etica sportiva, si è proceduto all’introduzione, all’interno dell’ordinamento sportivo, di una norma specifica che prevede la sospensione cautelare automatica da ogni attività sportiva per i tesserati, tecnici e dirigenti, condannati in primo grado per reati di violenza di genere, qualora la pena inflitta sia superiore a un anno di reclusione.  Si tratta, sotto certi aspetti, di un provvedimento che può essere considerato precursore all’interno dell’ordinamento sportivo, rispetto a quello giuridico, due binari paralleli che quasi mai si incrociano. Tuttavia, in presenza di reati come questi, che destano il massimo allarme sociale — in particolare le violenze di genere e quelle contro i bambini — io credo che la Repubblica di San Marino possa davvero distinguersi. Va comunque detto che non siamo i primi: ci sono altri ordinamenti che già prevedono misure analoghe, proprio per rilanciare i valori dell’etica e della morale come precondizione necessaria per lo sport.  Una disamina attenta del mondo dello sport sammarinese non può prescindere dal considerare che disponiamo di impianti sportivi dei quali dobbiamo andare fieri. Tuttavia, questi impianti, come è normale che sia, mettono spesso in condizione di contatto diretto atleti, allenatori e altri soggetti coinvolti nel mondo sportivo con persone appartenenti al genere femminile e con ragazzi minorenni.  È facile comprendere quanto sia importante, in presenza di una condanna in primo grado, intervenire. È bene sottolineare che, qualora comportamenti di questo tipo si verificassero in ambito sportivo — ad esempio, tanto per fare un esempio concreto, all’interno di uno spogliatoio — l’ordinamento sportivo già interverrebbe in base alle normative sul safe guarding. Non si tratta quindi di un’eccezione, né a San Marino né altrove: ci sono ordinamenti che già prevedono provvedimenti come questo. A titolo esemplificativo, posso citare Malta, ma anche altri ordinamenti.  In un ambiente come il nostro dobbiamo tenere conto del fatto che questioni come quelle che stiamo trattando destano il più grave allarme sociale. Proprio per questo, a scopo meramente precauzionale, e senza che ciò possa in alcun modo incidere sulla presunzione di innocenza — che è uno dei presupposti fondamentali degli Stati di diritto, e lo è a maggior ragione nella Repubblica di San Marino — si è ritenuto opportuno intervenire. La Repubblica di San Marino ha sempre fatto della libertà e della tutela dei diritti fondamentali una propria ragione d’essere, e ciò è ben rappresentato dall’articolo 3 della nostra Carta dei Diritti, che prevede che le normative sui diritti fondamentali prevalgano, in caso di contrasto, anche sul diritto interno, pur senza determinarne una disapplicazione diretta, ma piuttosto indiretta.  Possiamo e dobbiamo essere orgogliosi di questo ordinamento. Possiamo essere pionieri, un esempio per coloro che ci circondano. Perché, come mi piace dire, in ambito sportivo non siamo nell’ambito dell’ordinamento giuridico, dove occorre considerare tutte le normative di salvaguardia che corollano i diritti fondamentali dell’uomo, ma siamo in un ordinamento dove etica e morale, nella Repubblica di San Marino, non vanno in prescrizione.  Ecco perché sono orgoglioso di presentare all’Aula un provvedimento di questo tipo, con questa specificazione. Qualora venisse accolto, naturalmente tutte le federazioni dovranno intervenire per fare in modo che le contrattualistiche con i singoli atleti vengano implementate con le normative di riferimento.  Proprio in questo momento, alla fine della stagione sportiva e con i mesi estivi davanti a noi, abbiamo l’opportunità di implementare una normativa che rafforzi diritti e doveri degli atleti e di tutti i tesserati. Questo è probabilmente il momento migliore per fare in modo che, all’apertura della prossima stagione, le federazioni possano già recepire tale normativa, che dovrà far parte integrante dei diritti e doveri dei singoli tesserati, integrando così la contrattualistica vigente tra le federazioni e gli atleti.  Si tratta di un provvedimento non particolarmente corposo né lungo, composto da pochi articoli, e facilmente leggibile anche dall’Aula. Questo è il momento ideale per implementare la nostra normativa sportiva, affinché, con l’apertura della nuova stagione, le federazioni abbiano la possibilità di adeguare la propria contrattualistica agli impegni che questo Parlamento, questo Governo e questa Repubblica intendono dare come input al proprio ordinamento sportivo.  L’argomento è, appunto, molto sentito. Per questo, anche per tutte le ragioni esplicitate, nonostante non abbia preventivamente informato i gruppi consiliari, mi permetto di chiedere all’intero Parlamento, per le motivazioni dedotte, l’applicazione della procedura d’urgenza, affinché questa normativa possa diventare legge e caratterizzarci, in San Marino e nel mondo, come precursori su reati davvero aberranti.  Mi piace concludere sottolineando ancora che si tratta di una misura cautelare e precauzionale, che in nessun modo può o deve ledere il rispetto dei diritti e delle prerogative legate alla presunzione di innocenza.

Nicola Renzi (RF): L’urgenza si chiede in Udp (Ufficio di Presidenza), quindi noi ci saremmo aspettati che la richiesta di procedura d’urgenza fosse formulata proprio lì. Invece non c’è stata. Almeno, io non l’ho sentita. Ero presente in Udp e non mi pare sia stata fatta.  Seconda cosa: il provvedimento di legge è già stato assegnato a una commissione. Ci è stato anche chiesto se avessimo qualcosa in contrario. Il Segretario avrebbe potuto dircelo, in quella sede, che intendeva chiedere la procedura d’urgenza.  Terzo punto: per carità, se ci dite che c’è un’impellenza oggettiva, una reale emergenza che rende necessaria la procedura d’urgenza perché la legge deve entrare in vigore entro tre giorni, allora alziamo le mani. Non siamo certo noi a volerci mettere di traverso. Però, scusate, se in Udp non si dice nulla e si calendarizza il testo in prima lettura, lo sappiamo tutti che il livello di vaglio, anche all’interno dei gruppi consiliari, è molto più blando.  Accettare oggi la procedura d’urgenza significa che non abbiamo più la possibilità di presentare i nostri emendamenti.  Ripeto: non vogliamo fare i “Bastian contrari”. Credo però che quanto ho detto sia condiviso anche da altri gruppi consiliari, perché questa richiesta di procedura d’urgenza è apparsa, a tutti, come una sorpresa.  Siamo curiosi di sapere anche cosa ne pensano gli altri gruppi. Se siamo l’unico gruppo a nutrire queste perplessità, ci accoderemo a quanto deciderete, però siamo interessati a conoscere anche la posizione degli altri.  Ci tengo però a concludere su questo punto. A me pare che stiamo prendendo una china davvero pericolosa, irrispettosa del ruolo dell’opposizione. Non voglio fare polemica su un progetto di legge così importante, che merita tutta l’attenzione possibile. Ma qualcuno, evidentemente, vuole correre. Qualcuno pensa di poter arrivare in Aula e chiedere la procedura d’urgenza così, senza rispettare le procedure previste.  E mi sembra una brutta deriva nei confronti dell’opposizione. In Udp nessuno si degna di dire nulla. Poi arriviamo in Aula e ci si chiede di approvare la procedura d’urgenza senza fiatare, quando magari i testi meritavano una riflessione più approfondita. E noi consiglieri meriteremmo almeno di essere preavvertiti, se dobbiamo arrivare in Aula con il compito fatto, cioè con gli emendamenti pronti.  Detto questo, per evitare equivoci e per evitare che poi si dica “la legge non è passata perché RF non voleva”, vi diciamo chiaramente che quanto espresso da noi è condiviso anche da altri. Ora: i consiglieri di maggioranza sono pronti con gli emendamenti? La legge va bene così com’è oppure no?  Se ci dite che siete pronti e che la legge va bene così, allora votiamo anche noi la procedura d’urgenza. Ma, se così non è, è evidente che non potremo partecipare alla discussione della legge. Perché, mi dispiace dirlo, così non si fa.

Michela Pelliccioni (D-ML): Pare che questa richiesta di procedura d’urgenza abbia colto di sorpresa, per primi, anche i consiglieri di maggioranza.  Detto questo, avrei voluto iniziare con i complimenti per la proposta, perché ritengo che l’argomento trovi l’unanimità dell’Aula, come valore e principio, e certamente ci sarà modo di esprimersi nel merito durante gli interventi. Tuttavia, proprio perché si tratta di un tema molto importante e molto sentito, soprattutto a livello sociale — parliamo infatti di violenza nello sport, di violenza di genere e di violenza contro i minori — credo sia necessario riconoscere al Parlamento la dignità che gli spetta in relazione alla funzione che è chiamato a svolgere.  Il punto è questo: se avessimo avuto il tempo materiale di vedere, discutere, confrontarci su questo testo di legge, e se ci fosse stata la volontà di condividere un percorso, probabilmente non sarebbe nemmeno stato necessario arrivare a una discussione formale. Invece, non abbiamo potuto svolgere questo lavoro di approfondimento. Non abbiamo avuto modo di analizzare adeguatamente il testo.  Ricordo che si tratta di un provvedimento che, pur intervenendo in ambito sportivo, tocca ambiti affini al diritto penale, e dunque estremamente delicati. Lo abbiamo già detto in altre occasioni: quando norme rilevanti vengono introdotte senza che l’Aula possa discuterle adeguatamente, si compie una forzatura del diritto. E io non vorrei che, per una legge che tratta il tema della violenza, si finisse per fare una violenza al diritto stesso.  Detto questo, non vorrei nemmeno che la richiesta di procedura d’urgenza venisse usata in maniera strumentale per accusare questo o quel partito di essere contrario alla legge. Mi piacerebbe sapere, anche alla luce della confusione vista oggi tra i banchi della maggioranza, se davvero la maggioranza era pronta a questa richiesta. Perché l’importanza del tema è evidente, e non può lasciare spazio a dubbi circa la necessità per un Parlamento di poter discutere, analizzare e approfondire una proposta di legge, specialmente quando questa sfiora anche profili di diritto penale.  Pertanto, vorrei sapere cosa pensa la maggioranza rispetto a questa procedura: è già pronta con degli emendamenti? Noi vogliamo capire cosa intenda fare la maggioranza, e in base a questo prenderemo una decisione. Se “Domani Motus Liberi” dovesse essere l’unico partito a porsi in maniera critica rispetto alla procedura d’urgenza, allora alzeremo le mani, e ci adegueremo. Ma ci teniamo a dire con chiarezza che non vorremmo mai che temi così delicati venissero strumentalizzati.  

S.E. Denise Bronzetti: Prima di dare la parola ai gruppi che ancora non si sono espressi sulla richiesta di procedura d’urgenza, la Reggenza tiene a precisare, a norma di regolamento, alcune disposizioni. Vi citiamo testualmente quanto previsto al comma 11 dell’articolo 27 del regolamento consiliare:  «In caso di urgenza, riconosciuta con la maggioranza qualificata dei 23, il Consiglio può deliberare che un progetto di legge, in qualsiasi fase del procedimento si trovi, sia discusso e approvato in un’unica lettura, anche nella stessa seduta. La delibera con la quale si adotta la procedura d’urgenza determina la revoca immediata dell’assegnazione del progetto alla commissione competente, qualora sia già avvenuta.»

Guerrino Zanotti (Libera): Segretario, devo dire la verità. Mi ero preparato per intervenire oggi in Aula ringraziandola per aver portato questo progetto di legge, perché lo riteniamo un passo avanti importante verso la civiltà, non solo in ambito sportivo, ma anche civile e sociale.  Esprimiamo sincero apprezzamento per il progetto, perché riteniamo che meriti l’attenzione e l’impegno dell’intero Consiglio.  Devo però essere altrettanto sincero nel dire che sono rimasto sorpreso dalla richiesta di procedura d’urgenza. Anch’io ho letto il testo normativo e mi ero preparato per fare alcune osservazioni e domande al Segretario, che avrei posto — se ci fosse stata la possibilità — in sede referente, ovvero in Commissione. Non si tratta di critiche distruttive, ma di spunti che a nostro avviso potevano contribuire a migliorare il testo. Anche se non fossero stati accolti, almeno se ne sarebbe potuto discutere.  Per esempio, avrei chiesto se fosse possibile estendere la norma anche ad altri reati, oltre a quelli di violenza di genere e contro i minori — ad esempio a reati legati all’orientamento sessuale, all’etnia, alla razza — perché riteniamo che siano reati altrettanto gravi, che minano profondamente i rapporti umani.  Avrei poi voluto chiedere chiarimenti su un punto tecnico: cosa succede nel caso in cui un tesserato non comunichi tempestivamente la propria condanna, e la federazione non ne venga a conoscenza? Se, ad esempio, questo atleta ha già partecipato a gare o ha conseguito risultati nel frattempo, cosa accade? Quei risultati vengono ritirati? Viene annullata la vittoria o il premio ottenuto? Sono questioni concrete che meriterebbero una risposta chiara.  Avrei voluto fare queste domande in Commissione, ma prendo atto della volontà di procedere con l’urgenza. A questo punto, non so se ci siano i tempi tecnici per chiarire almeno questi aspetti direttamente in Aula, in questa stessa seduta.

Segretario di Stato Rossano Fabbri: Intanto vorrei ringraziare le Loro Eccellenze per aver ricordato quali siano i termini previsti dal regolamento consiliare. Altrimenti, le strumentalizzazioni a cui siamo ormai abituati da parte dei gruppi di opposizione in merito al regolamento consiliare fanno passare la richiesta di procedura d’urgenza come una forzatura. Questo avviene nonostante, come è stato ricordato, sia lo stesso dispositivo normativo a prevedere che l’adozione della procedura d’urgenza comporti la revoca immediata del progetto di legge alle commissioni competenti, e così via.  Ora, non so se fosse preferibile annunciarlo in Ufficio di Presidenza oppure no, ma in realtà, come detto, è il regolamento stesso a prevedere tale meccanismo. Io ho cercato di spiegare le motivazioni per cui si rende necessaria la discussione con procedura d’urgenza per una normativa che, peraltro, è talmente semplice da non richiedere neppure un approfondimento complesso. Si tratta, di fatto, di un articolo e mezzo: il primo prevede che, in caso di sentenza di condanna in primo grado per reati di violenza di genere o abusi su minori, con pena superiore a un anno, venga disposta la sospensione dell’attività sportiva nella Repubblica di San Marino. Il secondo articolo prevede l’obbligo, per il tesserato, di dichiarare la propria situazione giudiziaria. In caso contrario, si applica una sanzione per mancata denuncia, già prevista come illecito sportivo nell’ordinamento sportivo.  Comprendo, naturalmente, l’esigenza del Parlamento di poter svolgere un approfondimento. Quello che posso dire è che se questa normativa, pur così breve, entrasse in vigore oggi, avrebbe un impatto dirimente. Le società sportive avrebbero la possibilità di mettersi in regola con i tesserati durante la sospensione estiva, modificando i contratti in essere prima dell’inizio della nuova stagione, anziché dover intervenire con la stagione già in corso e con contrattualistiche già sottoscritte.  Quello che potrei proporre all’Aula, nel caso venisse approvata la procedura d’urgenza, è di discutere la normativa lunedì mattina, dopo la calendarizzazione degli altri argomenti all’ordine del giorno, in modo che i gruppi consiliari abbiano il tempo per predisporre eventuali emendamenti.  Questa proposta darebbe modo ai gruppi, che già conoscono da tempo il testo — essendo questo all’ordine del giorno da diverso tempo — di presentare i propri contributi su una norma semplice nella forma, ma di fondamentale importanza per il principio di salvaguardia dell’integrità e della moralità nello sport.  Va detto, per completezza, che il Segretario proponente avrebbe potuto anche proporre soluzioni più incisive, come avviene per i pubblici dipendenti, ad esempio anticipando la sospensione già al momento del rinvio a giudizio, o addirittura nella fase delle indagini preliminari. Questo non è stato fatto volutamente: abbiamo scelto di intervenire solo in presenza di una condanna di primo grado, che già di per sé costituisce un elemento fondante. Ma si tratta comunque di un inizio, di un percorso che potrà certamente essere implementato in futuro.  Le ragioni della procedura d’urgenza, dunque, sono state chiaramente esplicitate. E la possibilità di rinviare la discussione al termine degli altri punti calendarizzati, per consentire ai gruppi di esercitare il proprio diritto di emendamento, è assolutamente disponibile da parte della Segreteria.  Quello che mi preme ribadire, però, è il rigetto di ogni forma di strumentalizzazione su questa proposta.

Silvia Cecchetti (PSD): Prima di tutto, il gruppo del PSD desidera ringraziare sentitamente il Segretario Fabbri, perché ha dimostrato grande sensibilità e una capacità di risposta immediata a un problema. Questo non accade spesso in politica, perché, purtroppo, la politica arriva spesso in ritardo rispetto a questioni di questo tipo.  Il PSD ha avuto una reazione tempestiva, forse la prima tra i soggetti politici, ancora prima della stessa federazione sportiva, sull’episodio che ha dato origine alla proposta. Questo dimostra la grande sensibilità del nostro gruppo su questo tema, come su altri temi di natura etica.  Ricordo anche che in passato abbiamo già affrontato tematiche simili in procedura d’urgenza, come la legge sull’oppio oncologico.  Per quanto riguarda la proposta odierna, riteniamo molto sensata l’apertura offerta dal Segretario Fabbri: qualora vi fossero esigenze di carattere tecnico, il gruppo del PSD è assolutamente disponibile a prendersi il tempo necessario per valutarle. L’importante, però, è che quest’Aula sappia dare una risposta chiara, univoca, comune. Anche lo sport deve essere un ambiente sicuro, che trasmette valori positivi, e la politica ha il dovere di saper rispondere in modo adeguato anche in questi casi.

Gian Nicola Berti (AR): Credo debba essere chiaro a tutti che questo provvedimento normativo non nasce per capriccio. Nasce perché si sono verificati alcuni fatti, uno in particolare, per certi aspetti particolarmente spiacevole e imbarazzante per il mondo sportivo sammarinese. Di conseguenza, ritengo che si debba fare una valutazione sulla presenza o meno di strumenti adeguati per tutelare le categorie più sensibili e a rischio, qualora si trovino in un contesto di astratto potenziale pericolo.  Contrariamente a quanto affermato da un collega di minoranza intervenuto in precedenza, non si tratta di una normativa di carattere penale. Qui non c’è alcun provvedimento penale in senso proprio. Non si tratta di una misura cautelare penale, bensì di un provvedimento amministrativo, legato a problematiche di natura prettamente sportiva.  Gli ambienti sportivi devono essere ambienti adeguati alla presenza di giovani, di soggetti più esposti e sensibili, potenzialmente a rischio di comportamenti scorretti da parte di adulti o persone con eventuali disturbi. Ora, cosa possiamo fare noi?  L’aspetto rieducativo della pena è competenza del giudice penale, e a quello ci penserà il giudice. Questo provvedimento di legge, invece, ha l’obiettivo di consentire alle autorità sportive di essere informate su situazioni potenzialmente imbarazzanti o rischiose, e di poter intervenire per evitare che minori o giovani si trovino esposti a queste situazioni.  Il nostro obiettivo, quindi, è quello di creare ambienti sportivi sereni, in cui le famiglie possano sentirsi sicure. Questo provvedimento normativo nasce proprio con l’intenzione di dare una risposta a un episodio che è stato molto sentito dagli organi di informazione, dalla cittadinanza, e da tutte le forze politiche.  I casi sono due: o il provvedimento è urgente, e allora è giustificata la richiesta della procedura d’urgenza, oppure non è urgente, ma allora non lo era nemmeno quando si sono verificati i fatti che hanno generato tanto clamore. Cerchiamo dunque di essere coerenti: se vogliamo affrontare seriamente questa situazione, diamo subito una risposta concreta, magari — come suggerito dal Segretario Fabbri — sospendiamo momentaneamente la trattazione del comma e riprendiamolo lunedì mattina.  Il testo si compone di un solo articolo. Non è necessario intervenire con modifiche sostanziali. Si tratta di offrire alle autorità sportive la possibilità di tutelare i ragazzi in presenza di situazioni di potenziale pericolo. Tutto qua.  Lo vogliamo fare con procedura d’urgenza oppure riteniamo opportuno aspettare settimane, mesi? In ogni caso, il lato positivo è che questo progetto di legge comincia a muoversi. Spetta a noi decidere in quanto tempo dare una risposta.

Matteo Zeppa (Rete): Io, sinceramente, sono in imbarazzo. E vedo anche l’imbarazzo da parte della maggioranza.  È vero, come ha giustamente ricordato la Reggenza richiamando il regolamento consiliare, che la procedura d’urgenza può essere richiesta in qualsiasi momento. Tuttavia, credo che debba esserci anche un rispetto e una dignità nei confronti del Consiglio da parte dei Segretari di Stato.  A me è stato insegnato che, quando si porta un progetto di legge in procedura d’urgenza, è buona norma avvisare preventivamente. E trovo inaccettabile utilizzare un tema come quello della violenza di genere o degli abusi su minori in ambito sportivo per accusare chi, in modo legittimo, esprime dei dubbi sulla procedura seguita. Questo lo respingo al mittente, con serenità ma con fermezza.  Non voglio che questa situazione venga strumentalizzata.  O la maggioranza si sveglia — e lo dico seriamente — e dà priorità a questo progetto di legge come merita, oppure continuiamo con la solita approssimazione. Se non volete informare l’opposizione, va bene, abbiamo visto come funziona. Ma almeno informate i vostri consiglieri, che in Aula sono sembrati evidentemente spiazzati.  È sbagliato venire qui a dire che si tratta di un provvedimento talmente semplice da non meritare discussione. Segretario, per favore: su queste tematiche non possiamo permetterci di banalizzare. Io sono d’accordo sul progetto di legge, glielo dico apertamente. Anch’io ho domande da fare, delle osservazioni da porre. Ma attaccare chi chiede il rispetto delle regole del Consiglio è sbagliato.  La Reggenza ha giustamente richiamato il regolamento e ha confermato che la procedura è legittima. Ma non possiamo ignorare la reazione che la sua richiesta ha suscitato all’interno della sua stessa maggioranza. Non è passata inosservata. Ha messo in difficoltà la maggioranza.  E a questo punto — permettetemi il dubbio — non vorrei che questa forzatura fosse funzionale ad altre dinamiche interne alla maggioranza, che non conosco. Perché se l’obiezione è che l’opposizione chiede chiarezza sulle modalità, bastava mandare un messaggio ai capigruppo. Bastava avvisare, scrivere: “avremo bisogno di chiedere l’urgenza”.  Non possiamo permetterci di trattare un tema come questo — la violenza di genere — con leggerezza. Anche in quest’Aula abbiamo avuto esempi, anche qui dentro. La violenza, anche contro le donne, l’abbiamo vista anche qui, e non è un tema da liquidare in fretta.  Quindi non utilizziamo uno strumento tecnico come la procedura d’urgenza per fare forzature che non stanno né in cielo né in terra. Questo è poco rispettoso. E non lo è solo nei confronti dell’opposizione.  Perciò, lo dico chiaramente: su un argomento come questo, noi le battaglie le abbiamo sempre fatte. Ma con questi criteri di ingaggio, oggi, non ci stiamo. 

Massimo Andrea Ugolini (PDCS): È chiaro che, solitamente, per prassi, quando viene richiesta la procedura d’urgenza, questa viene avanzata in Ufficio di Presidenza. In questo modo, al momento della convocazione, la procedura è già formalmente prevista, e i gruppi consiliari hanno anche la possibilità di prepararsi adeguatamente, formulando eventualmente proposte di emendamento nel tempo che intercorre tra la prima e la seconda lettura in Consiglio Grande e Generale.  Visto il tema, noi non ci opponiamo alla procedura d’urgenza, se c’è realmente questa necessità. Eventualmente, come accaduto anche per altre leggi, si potrebbe inserire un articolo con una delega al Congresso di Stato per modificare la normativa attraverso decreto delegato, nei primi quattro o cinque mesi successivi all’approvazione, qualora emergano criticità che rendano necessario un intervento correttivo.

Giovanna Cecchetti (indipendente): Capisco le posizioni dell’opposizione e le ragioni che ha sollevato, perché è evidente che si è trovata impreparata di fronte a una richiesta di procedura d’urgenza che, come da prassi, non è stata presentata in Ufficio di Presidenza.  Allo stesso tempo, comprendo anche le ragioni del Segretario, che si trova ad affrontare un provvedimento importante già da prima di giugno. Si è impegnato a dare una risposta a episodi incresciosi che hanno evidenziato un vuoto normativo, un vulnus che non tutela adeguatamente i minori, i ragazzi e le ragazze che noi genitori affidiamo alle strutture sportive. Ma anche noi stessi, come adulti, quando pratichiamo sport, ci affidiamo a queste realtà, che devono essere sicure.  Capisco quindi la volontà del Segretario di voler agire subito, affinché la normativa sia applicabile già prima dei prossimi tesseramenti. Per questo ritengo sensata la proposta che è stata avanzata: attivare ora la procedura d’urgenza, ma sospenderne l’attuazione durante il fine settimana, in modo che i gruppi abbiano il tempo di prepararsi ed eventualmente presentare emendamenti.

Viene messa in votazione la richiesta relativa alla “procura di urgenza” (il quorum è di almeno 39 voti). I voti favorevoli sono 32, quelli contrari 2: dunque la richiesta non viene accolta. Si procede pertanto con l’iter ordinario.

Segretario di Stato Rossano Fabbri: Intendo ringraziare comunque l’Aula, perché credo ne valesse la pena comprendere se ci fossero le condizioni per portare avanti, in procedura d’urgenza, un provvedimento così importante, per le ragioni che ho già avuto modo di esplicitare.  Nonostante il mancato raggiungimento del quorum, voglio ribadire che la richiesta di procedura d’urgenza è stata avanzata sulla base di quanto previsto dal regolamento e sostenuta anche da motivi di opportunità. Ho ascoltato le posizioni espresse dai gruppi di opposizione, ma queste non possono essere confuse con quanto stabilito dalle norme regolamentari.  Il progetto di legge seguirà ora l’iter ordinario. Di conseguenza, qualora dovesse trovare approvazione, ciò avverrà con la stagione sportiva già avviata.  Il provvedimento, come spiegato in precedenza, ha l’obiettivo — per motivi di sicurezza e in via precauzionale — di inibire nella Repubblica di San Marino l’attività sportiva a soggetti condannati in primo grado per reati di violenza di genere o contro minori, con pene superiori a un anno.  La seconda parte della normativa prevede l’obbligo, per il soggetto condannato, di informare la propria federazione sportiva e il Comitato Olimpico. A loro volta, questi soggetti sono tenuti a darne comunicazione al presidente della federazione, ai fini dell’attivazione della sospensione cautelare.  Nel caso in cui tale obbligo di comunicazione venga violato, è prevista una sanzione: la sospensione per quattro anni da ogni attività sportiva.  È un provvedimento depositato da alcuni giorni, e pur nella sua semplicità formale, ritengo che sia sostanzialmente importante, se non addirittura dirimente, per stabilire se la Repubblica di San Marino intende realmente valorizzare un approccio che mette al centro l’etica, l’integrità e la morale, come principi fondamentali a corollario dell’attività sportiva.  Questo approccio si discosta dalla prassi adottata dalla stragrande maggioranza degli ordinamenti europei, dove, in nome della presunzione di innocenza, spesso non si prevedono conseguenze neanche in caso di condanna in primo grado. Ma nella nostra Repubblica, lo ribadisco, l’ordinamento ha caratteristiche peculiari.  Situazioni come quelle che abbiamo vissuto generano un allarme sociale enorme. Inoltre, va considerato che, a San Marino, non disponiamo di un numero sufficiente di impianti sportivi per garantire la separazione assoluta tra le attività maschili e femminili, o tra adulti e bambini.  Ecco quindi il senso e l’essenza di questo provvedimento.

Michela Pelliccioni (D-ML): Siamo favorevoli alla convocazione in tempi brevi della Commissione IV, in modo che già da luglio si possa eventualmente procedere con la seconda lettura.  Fatta questa doverosa premessa, ritengo utile ricordare da dove nasce l’esigenza di tutelare lo sport — soprattutto i soggetti più fragili che lo praticano — e di garantire che lo sport sia sempre simbolo di valori importanti, dove l’integrità deve prevalere su tutto.  Voglio ricordare un caso di cronaca particolarmente grave. Inizialmente, è passato sotto silenzio: un calciatore militante nel campionato sammarinese è stato condannato in primo grado in Italia per violenza su una minore. Si tratta di un caso non solo grave, ma gravissimo, e il fatto che inizialmente non sia stato reso pubblico lo rende ancor più preoccupante.  In questo caso, va riconosciuto il merito all’Unione Donne Sammarinesi, che ha avuto il coraggio di alzare la voce dove era necessario farlo, portando la questione all’attenzione della cittadinanza.  Devo ringraziare anche la Segreteria di Stato, che si è attivata subito in maniera seria per affrontare un problema reale e urgente. Questo dimostra che il problema non è stato affatto preso sottogamba.  Il contrasto alla violenza di genere — e più in generale alla violenza sui minori — deve essere una priorità assoluta. Quest’Aula si è dimostrata spesso coesa su questi temi, anche se, ad esempio nel caso del reato di molestie, non sempre vi è stata unità di vedute sulle sanzioni da applicare (mi riferisco alla questione della riprensione).  Credo si possa e si debba lavorare per approfondire e ampliare alcuni obblighi previsti dalla legge, così da rendere il testo ancora più efficace.  Ad esempio, Segretario, vorrei chiedere chiarimenti in merito agli obblighi delle federazioni legati al recepimento della legge entro 60 giorni dalla sua entrata in vigore. In caso di inadempienza da parte delle federazioni, non sarebbe opportuno prevedere delle sanzioni? Altrimenti si rischia che l’adempimento rimanga in un limbo, in una “terra di nessuno”.  Credo sia importante intervenire sia sulle sanzioni, sia sugli obblighi specifici a carico delle federazioni e del Comitato Olimpico. La materia è complessa e, trattandosi anche di un ambito che tocca profili penali, occorre trovare un giusto equilibrio.  Va garantita, certamente, la certezza del diritto, ma quando si parla di funzioni pubbliche — e qui intendo la funzione educativa e sociale dello sport — deve essere riconosciuto un valore aggiunto alla responsabilità che queste figure ricoprono.  A tal proposito, ho letto alcuni commenti sui social, anche di colleghi, che mi hanno lasciata perplessa. In particolare, c’era chi sosteneva che, finché una condanna non è definitiva, nessuno dovrebbe essere limitato nella propria attività lavorativa. O che, se qualcuno ha già scontato la pena, non dovrebbe subire ulteriori conseguenze.  Ecco, a mio avviso, questo approccio tecnico non è sufficiente.

Iro Belluzzi (Libera): Ringrazio il Segretario Fabbri per aver portato all’attenzione dell’Aula questo progetto di legge, che trovo importante. Ma credo anche che il testo debba essere affinato. Lo sport è molto di più. È un maestro di vita, un ambito educativo, formativo, dove si imparano comportamenti, valori e rispetto delle regole.  Lo ribadisco: lo sport deve essere un luogo di incontro, di confronto, di crescita per i giovani. Non può tollerare scorrettezze. Devono essere sospesi e indagati anche coloro che, ad esempio, sono coinvolti in scommesse sportive. E purtroppo, a San Marino, abbiamo avuto casi andati in prescrizione, legati proprio a scandali su scommesse.  Per questo, come gruppo Libera, chiediamo che la norma includa anche altri comportamenti gravi che possano minare l’etica dello sport. Parlo, ad esempio, di reati a sfondo razziale o legati alla discriminazione. Sappiamo bene — lo vediamo anche nella vicina Italia — quanto certi comportamenti siano ancora presenti in ambito sportivo.  È importante che questa legge non nasca solo sull’onda emotiva di uno scandalo. Dobbiamo approvare una norma solida, strutturata, che affronti tutte le forme di comportamento antisportivo, non solo la violenza di genere o contro i minori, ma anche razzismo, frodi e altre violazioni.  Se era urgente, perché vi era la necessità di intervenire prima che iniziasse la campagna acquisti nel mondo del calcio, allora basta la moral suasion portata dal Segretario allo Sport, portata dal Consiglio Grande e Generale. È necessario che le federazioni stiano attente nel mettere in campo o nel far giocare chi, comunque, si è comportato in una determinata maniera, pur in assenza di una condanna definitiva.

Matteo Casali (RF): Io sono un pochino dispiaciuto per la parte iniziale di questo dibattito sulla procedura d’urgenza, perché sono state rivolte accuse di strumentalizzazione all’opposizione, e non era certamente nelle intenzioni di nessuno strumentalizzare un argomento così importante.  Il progetto di legge è certamente apprezzabile e da sostenere, ma deriva da una sollecitazione legata a un fatto di cronaca e a una parte della società civile che si è attivata. In particolare, l’Unione Donne Sammarinesi ha fortemente esposto all’opinione pubblica il fatto di cronaca che poi ha portato alla formulazione di questo progetto di legge. Quindi, ben venga. Tuttavia, dobbiamo registrare che tutti noi, come istituzioni, arriviamo sempre un po’ in ritardo rispetto alla cronaca e alle sollecitazioni della società civile.  Avevo preparato una serie di considerazioni e richieste di chiarimento in previsione di una procedura ordinaria, che tra l’altro è stata già avviata con l’assegnazione alla Commissione IV. Per quanto riguarda i chiarimenti, ho visto che il Segretario ci ha spiegato che l’aspetto cautelare scatta in presenza di una condanna in primo grado con pena superiore a un anno. Io non conosco esattamente la gradazione delle pene previste per reati come le molestie sessuali, ma mi pare evidente che un anno sia una soglia piuttosto alta. A maggior ragione, se si tratta di una persona che lavora con minori o che fa l’allenatore di ragazzini, forse quel principio di cautela doveva essere applicato in maniera più incisiva. Perché aspettare una condanna superiore a un anno, pur se in primo grado, potrebbe non essere sufficiente. Mi chiedo, ad esempio, se una condanna a otto mesi per molestie non debba già comportare una sospensione. Io non sarei tranquillo, da genitore, se l’allenatore dei miei figli fosse stato condannato in primo grado a otto mesi per molestie e potesse continuare ad allenare.  Un secondo punto riguarda la presenza di una ridefinizione dei reati. C’è una declaratoria dei reati che vengono elencati e descritti nel testo. Mi chiedo se ci sia una corrispondenza esatta con quanto previsto nei codici — ad esempio, nel codice penale — perché ridefinire dei reati potrebbe comportare il rischio di incongruenze. Quello che entra da una parte potrebbe non rientrare dall’altra.  Sono anche d’accordo con il consigliere Zanotti, che ha osservato come ci siano fattispecie di reato altrettanto gravi, come la discriminazione razziale. Pensiamo, ad esempio, a un allenatore condannato per discriminazione razziale che ha in squadra un ragazzino di colore. Ecco, credo anch’io che si debba ragionare su un ampliamento dello spettro dei reati considerati.  Infine, richiamo la necessità di una verifica e di un allineamento con tutte le altre normative. Sappiamo che la normativa sul pubblico impiego è molto restrittiva. Non vorrei che rimanessero zone grigie, ad esempio in caso di collaborazioni, consulenze o simili, dove magari non si effettuano controlli accurati, e potremmo ritrovarci nella paradossale situazione in cui una persona non può giocare a calcio ma può lavorare a scuola o in ospedale. Quindi, serve un’armonizzazione con altri ambiti.

Andrea Ugolini (PDCS): Sta emergendo un dibattito molto interessante. Io ho votato a favore della procedura d’urgenza e concordavo con il mio capogruppo sulla possibilità di inserire una delega che permettesse eventuali modifiche successive alla legge, qualora ce ne fosse bisogno — e mi pare che i temi emersi oggi ne confermino la necessità.  Ringrazio il Segretario Fabbri per essere stato celere nel portare in Aula questa legge, che va a coordinarsi con quello che possiamo considerare un vero e proprio codice di condotta dell’atleta e del dirigente all’interno delle nostre federazioni e del Comitato Olimpico Sammarinese.  È una norma che manca anche nella vicina Italia.  A San Marino, invece, proprio per le caratteristiche del nostro ordinamento e del nostro ambiente sportivo — come ricordava il Segretario — c’è una promiscuità che impone maggior cautela. E oggi emerge chiaramente da questo dibattito la volontà di difendere l’alta funzione educativa dello sport. Dobbiamo dotare i presidenti delle società e delle federazioni, e per estensione il presidente del CONS, degli strumenti per intervenire subito, con una sospensione cautelare, in presenza di determinate condanne.  Perché lo sport, in Repubblica, rappresenta anche un messaggio educativo, che i nostri atleti portano all’estero. Questo messaggio di integrità è parte del nostro DNA.  Per questo motivo esprimo il mio apprezzamento per questo atto normativo — anche come ex uomo di sport — perché ritengo che tuteli possibili, purtroppo sempre potenziali, future vittime. I bambini e i ragazzi vengono affidati allo sport per crescere, per formarsi, non per essere esposti a molestie o abusi.  Questo è uno strumento normativo che mancava, ed è giusto che arrivi al più presto al suo licenziamento da parte dell’Aula, così da offrire gli strumenti necessari a tutelare un ambiente che deve restare formativo e sicuro.  Per quanto riguarda la Commissione IV, sono d’accordo con l’assegnazione, in quanto delegata allo sport. Ritengo che l’iter sportivo e quello ordinario possano coesistere e procedere in parallelo, ciascuno con i propri tempi.  Infine, anticipo una possibile risposta alla domanda del collega Zanotti: se un tesserato riceve la sentenza e partecipa comunque a una manifestazione sportiva, senza averne informato il presidente, si può immaginare che, come già avviene per il doping, il risultato sportivo ottenuto venga considerato valido per la giustizia ordinaria, ma nullo per la giustizia sportiva.

Dalibor Riccardi (Libera): Credo che questo provvedimento sia molto puntuale e preciso, soprattutto su alcuni aspetti. Mi riferisco principalmente all’introduzione del fatto che, durante il primo grado di giudizio, ci sarà comunque una sospensione per reati che vanno nell’ottica dell’abuso e della violenza di genere e contro i minori.  Lo dico perché, ad esempio, si è fatto riferimento al fatto che in altri contesti questo non avviene in maniera così tutelante, a livello sportivo, sul piano del rispetto e dell’inclusività. Perché, ad esempio, in leghe professionistiche, anche qui vicino a noi, purtroppo ci sono situazioni differenti. E questo credo però ci debba assolutamente inorgoglire, perché va nella direzione del rispetto, dell’inclusività e dei valori che lo sport, a ogni livello — e sono orgoglioso che lo faccia prima di tutto nel nostro Paese — deve assolutamente promuovere.  Indipendentemente dalla modalità, che sia in maniera urgente o tramite iter in Commissione, mi sembra che l’Aula — in maniera bipartisan, anche l’opposizione — abbia dato disponibilità a procedere in maniera celere sul ragionamento di questo progetto di legge, che comprende ed è volto a recepire una normativa europea che, credo, possa in questo modo avere anche un maggiore studio e una maggiore possibilità di intervento, e di miglioramento ulteriore.  Un progetto di legge fatto di pochi articoli, ma di tanta sostanza.  Mi permetto, magari, di suggerire  che potrebbe essere utile anche sentire il CONS, che è un altro ente con il quale si potrebbe avere la possibilità di ricevere qualche indicazione utile in merito.  Sono assolutamente convinto che, con la volontà, con il tema e con gli argomenti che sono stati proposti, si arriverà quanto prima all’approvazione. Condivido il fatto che l’avvio di una nuova stagione agonistica debba già contenere questi principi e questi concetti all’interno degli ordinamenti e degli statuti delle federazioni.  Sono convinto che, in questo modo, si potrà fare un lavoro ancora più ampio, ancora più completo, per cercare di limitare o contrastare — ma soprattutto limitare — ogni singolo episodio che non appartiene ai valori identitari di questo Paese né, tantomeno, allo sport.

Luca Della Balda (Libera): Io volevo spiegare al Segretario il motivo per cui non ho votato a favore della procedura d’urgenza. Sono d’accordo, in linea di principio, sulla legge, che approvo. Tuttavia, avrei preferito — e mi auguro che in sede di Commissione venga fatto — che si ampli il raggio di azione della legge.  Ci sono alcuni aspetti che, a mio avviso, dovrebbero essere trattati in maniera più approfondita e analizzati meglio.  Voglio fare qualche semplice esempio.  Si parla di sospensione dell’attività dell’atleta in caso di condanna in primo grado per reati di abuso su minori, violenza su minori e violenza di genere. Tuttavia, non si pone un limite.  Sappiamo quanto durano i procedimenti penali, soprattutto in Italia, ma anche a San Marino. Potremmo trovarci nella situazione in cui un atleta ventenne, condannato in primo grado — faccio un esempio banale — per aver litigato con la fidanzata e averle dato una testata, venga sospeso. In appello, in Italia, ci possono volere anche cinque anni. Quindi, questa persona, dai 20 ai 25 anni, non potrebbe più svolgere alcuna attività sportiva, e dopo cinque anni magari viene assolto.  Questo, a mio avviso, crea uno squilibrio, una situazione di iniquità.  Quindi, chiedo al Segretario — e anche a coloro che fanno parte della Commissione IV — di valutare questi aspetti. Ad esempio, si potrebbe porre un limite temporale alla sospensione.  Ripeto: nulla toglie alla bontà dell’iniziativa, che io approvo. Però penso che una valutazione e un approfondimento di alcuni aspetti tecnici siano doverosi e corretti.

Emanuele Santi (Rete): A livello di principio sono assolutamente d’accordo con quanto scritto dal Segretario Fabbri. Non posso che rallegrarmi per il fatto che abbia depositato questo progetto di legge. Come gruppo, a livello di principio, lo condividiamo pienamente e, a livello di principio, lo sosterremo. Lo dico subito.  Quando dobbiamo criticare, critichiamo. Ma quando le cose sono fatte in un’ottica che riteniamo giusta, non abbiamo mai avuto problemi a fare i complimenti a un Segretario di Stato, anche se non fa parte della nostra maggioranza.  Il clamore che si è generato qualche mese fa, rispetto alla vicenda del tesserato italiano che giocava nel campionato sammarinese e che era stato condannato per una violenza sessuale su una minore, ha creato molto scalpore.  Credo che, quando succedono questi fatti, l’unico modo per reagire sia intervenire cercando di mettere in sicurezza chi frequenta spogliatoi e palestre. Tutti noi abbiamo figli — più o meno piccoli o grandi — e non possiamo permettere che in ambienti che devono essere sani e protetti vi siano persone che possano reiterare certi comportamenti.  Quindi, condivido pienamente la ratio di questo provvedimento e ringrazio il Segretario, davvero, con tutto il cuore.  Rispetto al merito voglio fare una riflessione che va un po’ in senso opposto a quella del collega Della Balda.  Il collega dice: “Noi non possiamo sospendere una persona perché è condannata in primo grado, e poi magari ci vogliono 5-6 anni, nel pieno della carriera sportiva, e alla fine viene assolta.”  Ecco, io invece faccio un’altra riflessione: dal momento in cui una persona viene rinviata a giudizio per un caso di questo tipo, possono passare mesi, se non anni, prima della condanna in primo grado.  La pongo come domanda: va bene che un rinviato a giudizio per un caso del genere possa continuare a praticare o frequentare palestre, luoghi dove ci sono bambini, donne, e dove potrebbe eventualmente reiterare il reato?  Lei ha scritto “condannati”. Ma io pongo la questione dei rinviati a giudizio.  Al di là del metodo con cui è arrivata la richiesta di procedura d’urgenza, io credo che si debba spingere sull’acceleratore per approvare questo provvedimento, per dare un segnale vero. Un segnale che dimostri che, in questo Paese, le cose si fanno anche bene.  

Enrico Carattoni (RF): Segretario, devo riconoscere che questo progetto ha un pregio: la questione disciplinare in ambito sportivo, come lei sa purtroppo, è variegata, perché è spesso affidata alle singole federazioni, alcune delle quali hanno una sensibilità diversa. Mi auguro che questo possa essere anche uno slancio, segretario, per cercare di valutare l’opportunità di rendere più omogenea la giustizia sportiva per tutte le federazioni, in modo che non si creino disparità, figli e figliastri, ma che tutti i soggetti vengano trattati ad armi pari.Per quanto riguarda invece il merito del provvedimento, credo che sia un buon testo. Mi permetto però di fare un accenno alla definizione dei reati che possono portare alla sospensione dell’atleta: si parla genericamente di reati riconducibili a violenza di genere o ad abusi su minori. Come lei sa, si tratta di un ventaglio molto ampio. Certo, ci sono reati specifici, ma esistono anche fattispecie come maltrattamenti o molestie che non sono tipiche, cioè non si riferiscono solo a donne o minori. Un maggiore dettaglio potrebbe permettere di evitare sacche di incertezza che in alcune casistiche potrebbero invece essere critiche.  Non dimentichiamoci che questo provvedimento viene portato avanti perché purtroppo si è verificato almeno un caso — così risulta dalla stampa — in cui un soggetto ha commesso, o avrebbe commesso, abusi particolarmente gravi di questa natura, e l’ordinamento sammarinese non era pronto a gestire la situazione, tanto da non poter nemmeno sospendere l’interessato. Non so se poi vi sia stata condanna in primo grado, ma è un tema su cui riflettere.  Vorrei poi richiamare l’attenzione sul limite previsto dalla norma: si parla solo di pene superiori a un anno. Come abbiamo detto mille volte, da questo provvedimento resterebbero escluse le molestie, perché, come sappiamo, è un reato che non comporta pene superiori all’anno e quindi non permetterebbe l’inibizione dell’accesso alle federazioni sportive da parte di chi ha commesso — o potrebbe commettere — un reato del genere.  Anche su questo si potrebbe fare una valutazione diversa.  Concludo facendole presente che il nostro contributo sarà assolutamente costruttivo. Se vorrà, potremo confrontarci anche prima, per valutare eventuali emendamenti da sottoporle, proprio nell’ottica di migliorare e rendere il più possibile chiaro e certo questo provvedimento. 

Matteo Zeppa (Rete):  Ritengo che questo progetto di legge sia scaturito dal fatto di cronaca ricordato anche dalla collega Pelliccioni, emerso dalla stampa. L’Unione Donne Sammarinesi ha giustamente sottolineato la gravità della questione. Si parla, come scrive anche il Segretario nel progetto di legge, di contrasto alla violenza di genere e sui minori in ambito sportivo.  Mi rifaccio anch’io, come hanno fatto altri colleghi, a quanto detto in apertura dal collega Guerrino Zanotti: bisognerebbe forse ampliare il novero delle situazioni contemplate, includendo anche questioni legate all’etnia o all’orientamento sessuale. Sappiamo che queste forme di violenza possono rientrare nella violenza di genere, ma forse sarebbe più omogeneo, specifico e concreto estenderle esplicitamente nella normativa.  Sollevo una questione, Segretario: lei fa riferimento, anche nella relazione accompagnatoria e nell’articolo 1, a soggetti condannati in primo grado per reati riconducibili a violenza di genere o ad abusi su minori. Nell’articolo 3, però, sono previste valutazioni a carico di organismi sportivi.  Mi chiedo: se il caso che ha generato questo provvedimento non fosse emerso dalla stampa — e quindi di rimbalzo anche nell’ambiente sportivo sammarinese, in questo caso calcistico —, se non se ne fosse saputo nulla, probabilmente nulla si sarebbe mosso.  Allora le chiedo: sarebbe possibile, in un eventuale emendamento, prevedere — anziché il solo certificato dei carichi pendenti — anche un’autocertificazione? Sarebbe plausibile, secondo lei, prevedere un’autocertificazione in cui il tesserato dichiari di non avere condanne o procedimenti in corso per reati riconducibili a queste fattispecie?  In alcuni paesi — faccio l’esempio di Cuba — nemmeno arrivano i certificati dei carichi pendenti, quindi la società non può sapere nulla.  Dal mio punto di vista, anche se so di essere in minoranza, la condanna in primo grado arriva già troppo tardi. 

Segretario di Stato Rossano Fabbri: Ringrazio nuovamente l’Aula per gli interventi, alcuni dei quali meritano davvero un approfondimento, e per l’articolato dibattito, ricco di spunti propositivi.  Intanto vorrei rispondere a coloro che — e dispiace che siano persone che fanno parte del mondo sportivo — in qualche maniera confondono il principio della presunzione di innocenza con l’adozione di provvedimenti come questi, che sono di natura cautelare, all’interno di un ordinamento come quello sportivo.  L’ambito sportivo è un ambito dove etica e morale prevalgono rispetto alle regole ordinarie che governano gli ordinamenti giuridici, in particolare quello penale. Se determinati comportamenti avvengono in ambito sportivo, ci sono già normative, come quelle sul Safe Guarding, che intervengono per reprimere le violenze di genere.  A maggior ragione, è doveroso mantenere alta l’attenzione nel mondo dello sport quando si parla di comportamenti che destano allarme sociale, come la violenza sulle donne e sui minori.  Non c’è dubbio che, quando si parla di procedimenti penali conclusi in primo grado con pene superiori a un anno, ci si riferisca a reati gravi, e non a reati bagatellari o irrilevanti.  Per questo motivo, dal mio punto di vista, certe disquisizioni non hanno pregio. Al contrario, hanno valore e sono degne di approfondimento le considerazioni sollevate dal consigliere Santi di Rete, che si chiedeva se si potesse anticipare l’applicazione della sanzione già al momento del rinvio a giudizio, come accade per i pubblici dipendenti.  Anch’io mi sono posto questa domanda. Tuttavia, non confondiamo ordinamenti giuridici differenti: quello che disciplina il lavoro dei pubblici dipendenti e quello che regola l’attività sportiva sono due canali distinti. Ma è un ragionamento che merita di essere percorso.  Questa normativa è sotto certi aspetti eccezionale, perché per la prima volta in ambito — credo addirittura europeo — impone all’ordinamento sportivo di recepire istituti propri dell’ordinamento giuridico. Si tratta di due ordinamenti che viaggiano in parallelo, ma che non si incrociano mai.  Se si fosse scelto di intervenire già al rinvio a giudizio, si sarebbe adottato un approccio differente, con un’apertura anticipata del giudizio in ambito sportivo. Per ora, si è deciso di non farlo. È diverso il caso in cui esiste già una sentenza di primo grado: in quel caso, il giudice si è già espresso e l’ordinamento sportivo prende atto della decisione.  Un altro spunto di riflessione è stato quello sul momento della ricezione della notizia di reato: si potrebbe pensare di agire anche prima del rinvio a giudizio. Ma, ripeto, trattandosi di questioni molto particolari, si è scelto per ora di procedere per gradi.  Questa è stata l’indicazione della Segreteria. Tuttavia, su quel ragionamento si può tornare, ed è legittimo discuterne.  Per quanto riguarda invece la proposta del consigliere Zeppa sull’autocertificazione dei tesserati, è esattamente il motivo per cui è stata richiesta la procedura d’urgenza. 

Comma 13 – Progetto di legge “Disposizioni in materia di Sandbox Normative” (presentato dalla Segreteria di Stato per l’Industria) (I lettura)

Segretario di Stato Rossano Fabbri: Questo intervento è stato proposto anche da chi mi ha preceduto, seppur con modalità certamente diverse rispetto a quelle presentate nella precedente legislatura, nella quale erano state circoscritte le materie in cui la sandbox allo stato attuale può intervenire. In questa fase, sono state accolte anche ulteriori indicazioni e suggerimenti. Tuttavia, rimane certamente un progetto aperto: aperto al contributo dell’Aula, aperto a suggerimenti, a innovazioni e a possibilità di miglioramento.  Certo è che si tratta di un progetto su cui occorre davvero ragionare approfonditamente.  Uno degli elementi peculiari, dal mio punto di vista, è proprio questo: in un ordinamento come il nostro, l’elemento di attrattività, anche rispetto al contesto che ci circonda, non risiede tanto nel differenziale fiscale — che in parte, anzi certamente, esiste rispetto al Paese enclave che ci circonda — ma piuttosto nella possibilità di avere una filiera corta, ovvero nella facilità con cui si può interagire con le istituzioni.  Ci sono tanti altri ordinamenti che hanno livelli di tassazione paragonabili, se non addirittura inferiori, a quelli della Repubblica di San Marino. Ma ciò che la Repubblica ha saputo valorizzare è la sua capacità di mettere a disposizione dei cittadini — in questo caso, delle imprese o dei promotori di progetti innovativi — un accesso diretto e immediato alle istituzioni, capace di intercettare tempestivamente le esigenze dell’innovazione e della tecnologia.  Questo, se valorizzato adeguatamente, e lo ribadisco anche tenendo conto degli accorgimenti che l’Aula vorrà apportare, può diventare un elemento di grande spinta e di grande forza per la Repubblica di San Marino, specialmente in un momento importante e delicato come questo, in cui molto sta cambiando e — probabilmente — molte cose, da qui a qualche anno, non saranno più come prima.  Basti pensare, ad esempio, all’impatto che si prevede avrà anche nel mondo del lavoro d’ufficio e nella pubblica amministrazione ciò che oggi è ancora agli albori, ma che già si presenta con una sua consistenza: l’intelligenza artificiale. Avrà un impatto con cui certamente dovremo misurarci.  Progetti come questo devono entrare a far parte del nostro background. Dovremo essere aperti per natura, attenti alle peculiarità, ma anche attenti a quei settori più sensibili, dove entrano in gioco anche valori o ragionamenti di tipo etico e morale. Non a caso, abbiamo lasciato fuori dalla normativa tutto il settore della salute, non per mancanza di volontà di disciplinarlo, ma proprio per riservargli un ragionamento ulteriore, più approfondito. Lo stesso vale per ambiti altrettanto delicati come quello bancario e finanziario.  Ad oggi, dunque, la normativa — a differenza di quella precedente — si presta ad essere applicata in modo particolare alle esigenze delle imprese e dell’imprenditore.  Ecco perché mi auguro che da questo confronto possa nascere un lavoro proficuo, e che tanto in questa sede quanto in quelle successive si possa realizzare il miglior risultato possibile.  Perché questo è un progetto su cui, dal mio punto di vista — anzi, dal nostro punto di vista — il Paese deve investire. Ed è un progetto che viene guardato con attenzione anche dall’esterno, anche dal mondo che ci circonda.

Gaetano Troina (D-ML): In generale, come è stato giustamente detto dal Segretario, la Repubblica di San Marino deve sempre più aprirsi al mondo che la circonda. Deve essere capace e pronta ad affrontare le sfide economiche, imprenditoriali e tecnologiche che si stanno affacciando, e deve farlo in maniera competitiva. In caso contrario, rischia inevitabilmente di essere schiacciata dall’iniziativa e dall’aggressività di Paesi indubbiamente più strutturati, sia in termini di capacità imprenditoriali che di risorse, come ad esempio la vicina Italia o altri Stati di dimensioni maggiori.  San Marino deve quindi saper trovare quelle nicchie, quelle particolarità che possano permetterle di attrarre investitori e sperimentazioni, capaci di creare realtà di interesse e consentire la messa alla prova di progetti che altrove probabilmente non potrebbero nemmeno essere avviati.  La materia delle sandbox normative è, ad oggi, ancora oggetto di studio in diversi Paesi europei. Non è ancora in vigore in molti Stati, e potrebbe rappresentare per noi una di queste “nicchie”. Si tratta infatti di una modalità che consente, attraverso l’iniziativa di un investitore interessato, di testare il funzionamento di regole che vengono proposte e impostate in sinergia con l’investitore stesso.  Da un certo punto di vista, si tratta di una caratteristica innovativa, anche inusuale rispetto al modo in cui siamo abituati a concepire la formazione normativa. Allo stesso tempo, però, consente di cogliere opportunità e, attraverso la sperimentazione, di mettere eventualmente a disposizione della collettività una normativa all’avanguardia su un settore che, nei Paesi vicini, potrebbe non essere ancora normato.  Regolamentare con precisione questa modalità di elaborazione normativa è fondamentale, proprio perché parte in via sperimentale ma può poi consolidarsi nel tempo. E noi siamo convinti che possa rappresentare, come si suol dire oggi, un volano sia per la sperimentazione che per nuove iniziative imprenditoriali.  Dispiace constatare che, nonostante il progetto fosse da tempo sul tavolo, siano passati anni prima che si tornasse a discuterne seriamente. È uno dei tanti progetti rimasti nel cassetto dalla scorsa legislatura. Speriamo che, come altri che fortunatamente sono stati ripresi, rispolverati e portati a termine, anche questo possa giungere a una felice conclusione, a beneficio del nostro sistema economico, dell’imprenditorialità e della capacità tutta sammarinese di valorizzare quegli elementi peculiari del proprio ordinamento che possono renderlo interessante anche agli occhi di chi ci osserva da fuori.  Da parte nostra ci sarà piena disponibilità alla collaborazione, sia in commissione che in ogni altro contesto di confronto, affinché questa normativa possa finalmente vedere la luce e diventare effettivamente applicabile, a vantaggio del Paese.

Emanuele Santi (Rete): Ricordiamo bene la genesi di questo provvedimento: era nato come decreto delegato ed era uno degli ottanta decreti ereditati dalla scorsa legislatura. Ricordo che tra gennaio e febbraio — forse era gennaio — il Segretario Fabri lo presentò in Aula. In quella sede ci furono diverse voci critiche, anche da parte della stessa maggioranza. Fu evidente che il decreto, così com’era, presentava molteplici criticità, tant’è che il Segretario decise di ritirarlo per poi ripresentarlo oggi sotto forma di progetto di legge.  Qual era la criticità più evidente? Il fatto che il Congresso di Stato aveva uno strapotere pressoché assoluto: analizzava il progetto, lo autorizzava, ne controllava la gestione e valutava persino gli eventuali danni. In sostanza, il Congresso si sostituiva a qualsiasi altro organismo di controllo o di esame. Ed era chiaro che questa impostazione non fosse accettabile.  Devo dire, Segretario, che noto che il comitato d’esame è stato modificato. Diciamo che ora il comitato è un po’ più equilibrato.  Rimane però invariata la struttura per cui il comitato trasmette la valutazione al Congresso di Stato, che decide se il progetto è meritevole di approfondimento e, infine, se concedere l’autorizzazione. Diciamo che lo strapotere del Congresso è stato limitato, ma forse si poteva fare qualcosa in più.  Detto ciò, riconosco che si è intervenuti su una criticità.  Quello che non riesco ancora a comprendere pienamente riguarda l’ambito applicativo.  Questa è una normativa che esiste anche in altri Paesi, mi pare persino in Italia, se ricordo bene. Ma noi siamo uno Stato piccolo, che ha bisogno di sviluppo. Allora, la domanda è: quali settori vogliamo incentivare attraverso questa normativa? È tutto possibile?  Secondo tema: quali sono le deroghe previste alle leggi esistenti? Noi abbiamo già numerose norme che prevedono incentivi e benefici.  Ecco, dobbiamo sapere chiaramente quali norme saranno derogabili, anche perché il Congresso di Stato potrà poi adottare decreti delegati che modificano o derogano alla normativa. Ma credo sia importante conoscere da subito questi ambiti.  Terzo punto: quali saranno gli ulteriori benefici previsti per le società che partecipano alla Sandbox? Alcune normative — ad esempio quelle per le imprese giovanili — già prevedono agevolazioni per i primi anni di attività. E allora: quali agevolazioni in più sono previste in questo caso? Anche questo è un aspetto che andrà chiarito.  Segretario, lei sa che mi piace confrontarmi, discutere, approfondire. Rispetto alla versione presentata a gennaio, che lei si è trovato ad ereditare dalla precedente legislatura, vedo che uno sforzo è stato fatto. Tuttavia, ammetto che ancora non comprendo del tutto il disegno complessivo. Ma spero — anzi, sono certo — che avrò modo di capirlo meglio.

Filippo Tamagnini (PDCS): Vorrei chiedere un chiarimento, o comunque sottolineare un aspetto che è contenuto nell’articolo 3, e che ritengo particolarmente delicato.  La domanda che pongo è la seguente: se è questa legge che fornisce la delega a tutti i decreti delegati sandbox, la delega risulta estremamente larga.  Se un’impresa, autorizzata dal Congresso ad effettuare una sperimentazione, ha bisogno di un edificio a Torraccia di 45 metri, io con un decreto delegato modifico il Piano Regolatore, o il Testo Unico delle leggi urbanistiche ed edilizie.  Ripeto, è un esempio volutamente esagerato, ma serve a sottolineare che questo approccio va in direzione diametralmente opposta rispetto a ciò che si sta discutendo nella commissione istituita per legge sulle riforme istituzionali, dove si sta affermando invece la necessità di normare il rapporto tra il Consiglio Grande e Generale e il Congresso di Stato, delimitando con maggiore precisione i rispettivi ambiti di competenza.  Ecco, io vedo questo rischio, che sollevo come preoccupazione e per il quale chiedo un chiarimento.

Iro Belluzzi (Libera): Intervengo sulla scia dell’intervento del collega Tamagnini, che ha sollevato un’iperbole sulle infrastrutture necessarie per svolgere una sperimentazione.  Ma il punto centrale è proprio questo: stiamo parlando di progetti innovativi e sperimentali, ed è vero che sono stati limitati alcuni ambiti, come ha ricordato anche il Segretario, per esempio quelli legati alla cura della persona, o al settore fintech, rispetto a quanto era previsto nel progetto presentato da Righi nella precedente legislatura.  Tuttavia, rimane il fatto che si tratta di qualcosa di fortemente innovativo, e quindi il campo di applicazione è davvero molto ampio. L’ambito di applicazione è estremamente vasto. Sicuramente in fase referente ci sarà bisogno di un ulteriore approfondimento, e forse di qualcosa che permetta di individuare con più chiarezza i campi di azione e di interesse.  C’è un altro punto importante, che a mio avviso merita attenzione, ed è la questione relativa a chi può essere promotore del progetto. Se si tratta di una persona fisica residente sul territorio, come prevede l’articolo 3, allora si presuppone che questa persona debba essere in possesso della residenza, anche se in forma atipica.  Ma è chiaro che non tutti i sammarinesi, o non tutti i residenti sul territorio, hanno interesse, capacità o volontà di sviluppare progetti di questo tipo. Quindi, la persona fisica che intende essere promotore di un’attività sperimentale all’interno della sandbox dovrebbe essere comunque soggetta alle norme sull’ottenimento della residenza.  Se non sbaglio, è proprio l’articolo 3 a elencare i requisiti legati al soggetto promotore. Comunque, questi sono gli elementi su cui chiedo chiarimenti e che propongo vengano meglio approfonditi dal Segretario.  Nel complesso, si tratta di un progetto di legge interessante, che deve però essere ben declinato anche in funzione delle osservazioni fatte, ad esempio, dal consigliere Tamagnini.  

Segretario di Stato Alessandro Bevitori: Voglio anch’io esprimere qualche considerazione rispetto a questo progetto di legge che viene presentato in prima lettura. L’impianto normativo poi potrà essere modificato, integrato durante il lavoro che verrà fatto in commissione.  Intanto, per quanto riguarda il progetto di legge presentato in prima lettura, rispondendo anche a qualche domanda che è emersa dai consiglieri intervenuti, possiamo dire una cosa: che non ci inventiamo niente. La sandbox normativa è un qualcosa che esiste in tante parti del mondo, tra cui anche nella vicina Italia, per esempio. Quindi non andiamo a inventarci nulla sotto questo aspetto, anzi probabilmente recuperiamo, come dire, un po’ il gap che abbiamo con altre giurisdizioni.  In particolare, queste sandbox normative nascono per quale motivo? Nascono per cercare di rendere più favorevole, più attrattivo, più competitivo un particolare sistema economico che un determinato Paese, in questo caso ovviamente la Repubblica di San Marino, dovesse ritenere particolarmente interessante.  Se noi volessimo incentivare e rendere più competitivo — qui non si parla tanto di soggetti residenti, ovviamente — si parla di persone fisiche o giuridiche, sia residenti che non residenti, come è previsto dalla normativa sul diritto societario della legge 47/2006. Quindi nello stesso identico modo.  E rispondendo anche al tema della concessione eventualmente delle residenze o del permesso di soggiorno in favore dei richiedenti, sotto questo aspetto verrebbero allineate tutte quelle che sono le normative della legge 118/2010 e successive modifiche. È chiaro che dipenderà da quello che il Consiglio Grande e Generale deciderà di autorizzare rispetto a quello che probabilmente potrà essere ritenuto più utile.

Alle 24 la seduta viene interrotta. Riprenderà domani alle 9.00

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