San Marino. Rete: “Non più rinviabile il reperimento della liquidità”

San Marino. Rete: “Non più rinviabile il reperimento della liquidità”

“La necessità di reperire la liquidità per sostenere l’economia del nostro Paese non è più rinviabile, ma deve conciliarsi e non mettere a repentaglio la sovranità della nostra Repubblica”.

Lo dice Rete, spiegando in una nota che tra i punti qualificanti della legge sulla variazione di bilancio “rientra senza dubbio quello atto a favorire il rientro dei capitali detenuti all’estero, sia quelli dichiarati sia quelli sommersi”. Un provvedimento “più che mai necessario, considerato che da dicembre 2016 a dicembre 2019 la raccolta bancaria è calata di 1,114 miliardi, passando da 6,357 miliardi a 5,253 miliardi”. A detta del movimento di governo, “un calo vertiginoso causato dalla fuoriuscita progressiva di denaro dei cittadini sammarinesi e di chi aveva creduto nel nostro sistema Paese; una profonda crisi di fiducia causata da una serie di operazioni dissennate imposte sul sistema bancario che hanno messo in ginocchio il paese e danneggiato ulteriormente la credibilità”.

Per questo motivo Rete ritiene che “sia arrivato il momento ricreare le condizioni minime per fare rientrare queste somme dando un messaggio ai nostri cittadini affinché tornino ad avere fiducia nel Paese: una brutta stagione è finita e ci sono tutte le condizioni per ripartire”. Viene, inoltre, “introdotto un mandato forte al Congresso di Stato per contenere le uscite, ridurre gli sprechi e riqualificare la spesa”. L’ottica è quella di “ricreare, oltre la fiducia nel sistema Paese, anche le condizioni di sostenibilità del debito”.

L’articolo che prevede la possibilità per il governo di emettere titoli del debito pubblico per 500 milioni di euro è “forse il passaggio più significativo approvato dell’Aula consiliare negli ultimi giorni”.

Per capire meglio in quale situazione si innesta questo passaggio, “basti pensare che a fine 2016 il rapporto debito/pil era pari al 19%, a fine 2017 è arrivato al 61%, a fine 2019 ha toccato l’86%debito pubblico è passato da 262 milioni di euro del 2016 a 888 milioni nel 2017”.

L’emergenza pandemica “ha aggravato ancor di più una situazione che era già molto difficile; ad oggi tutti i canali sono aperti, tutte le strade sono percorribili: nulla è stato ancora stabilito in maniera definitiva”.

Sul tavolo “ci sono tutte le ipotesi: la Banca d’Italia, la Banca centrale europea, il mercato dei capitali, investitori istituzionali, gli Stati; la scelta che dovremo fare non sarà facile e occorre tenere conto degli impatti non solo sul versante economico ma anche delle implicazioni politiche perché si dovrà valutare con molta attenzione interlocutori e condizioni”.

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