San Marino. Rete: “Proteggiamo le nostre acque: come è cambiato il Codice Ambientale per perseguire chi sversa in fiumi o torrenti”

San Marino. Rete: “Proteggiamo le nostre acque: come è cambiato il Codice Ambientale per perseguire chi sversa in fiumi o torrenti”

“La calamità naturale che ha colpito l’Emilia Romagna in questi giorni, ci porta a riflettere sull’urgenza della prevenzione per contrastare i cambiamenti climatici. Di primaria importanza quindi la tutela del suolo, dei fiumi e degli habitat naturali. Precisamente l’obiettivo contenuto nel Decreto Delegato 20 maggio 2021 n.91, che porta modifiche al Codice Ambientale”.

Lo scrive in un comunicato stampa il Movimento Rete.

“La norma, in linea con le direttive italiane ed europee, impone il divieto di scarico nelle acque dei fiumi e dei torrenti e mira ad incentivare la corretta gestione dei rifiuti, soprattutto quelli speciali derivati dagli insediamenti industriali, con particolare attenzione alle responsabilità dei produttori e gestori dei rifiuti.

Il divieto vale per le aziende che scaricavano nel Marano e nel torrente San Marino e che ora devono scaricare le loro acque reflue nella rete fognaria, pagando in percentuale progressiva per il carico inquinante da avviare ad Hera. La cosiddetta tassa ambientale. Diversamente dal passato, quando nessuno pagava sui reflui, oggi chi inquina di più, paga di più. L’alternativa per le aziende a forte tasso inquinante è costruirsi un proprio depuratore e consegnare acque reflue pulite.

Tra le novità, l’obbligo di presentare una fidejussione a garanzia di eventuali danni ambientali o fallimento delle aziende, affiancato dall’istituzione del Responsabile Tecnico Gestione Rifiuti (RTGR) che svolge azioni dirette ad assicurare la corretta organizzazione nella gestione dei rifiuti da parte dell’impresa e vigila sulla opportuna applicazione della normativa di riferimento.

Tale figura è obbligatoria per le attività economiche produttrici di rifiuti speciali pericolosi e mette in capo all’azienda la responsabilità del rifiuto fino a quando non c’è una ineccepibile certificazione di smaltimento. Cioè non basta più mettere i rifiuti in un capannone e lasciarli lì. In casi estremi, se lo Stato dovesse intervenire per lo smaltimento, potrà rivalersi espropriando la proprietà immobiliare.

Si tratta di un percorso normativo che vuole evitare per il futuro casi dannosi, come la famosa “vicenda Beccari” per la quale, proprio in questi giorni, si sta completando la procedura di sequestro e, di conseguenza, quella di risanamento del sito.

Il catasto dei rifiuti, per cui il Decreto ha disposto la digitalizzazione, garantisce la tracciabilità dei “sottoprodotti”, cioè gli scarti del processo produttivo di un’impresa che vengono riutilizzati da altre aziende come materiale per dare vita a un prodotto nuovo. Nel contempo, per la materia prima seconda si traccerà la destinazione del rifiuto che, opportunamente lavorato e reimmesso sul mercato, potrà diventare la materia prima di un’altra impresa.
Le modifiche apportate al Codice Ambientale in questa legislatura con il fattivo contributo di RETE, non sono un punto di arrivo, ma solo una tappa che San Marino sta segnando nel contesto dell’Agenda 2030. Anche questa è ecosostenibilità”.

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