San Marino. Rf sul divieto di voto ai magistrati in Consiglio giudiziario

San Marino. Rf sul divieto di voto ai magistrati in Consiglio giudiziario

Dopo che è stato vietato ai magistrati in Consiglio giudiziario di votare, Repubblica futura

“Viene impedito al Terzo Potere dello Stato di esprimere un proprio orientamento”

Antonio Fabbri

Dopo il Consiglio giudiziario dell’altro ieri nel quale si è impedito ai giudici di esprimere votando una propria determinazione, alla luce di due ordini del giorno presentati, dalla maggioranza tutto tace, anche se l’imbarazzo di molti si è percepito ieri in Consiglio. Dall’opposizione, con le dovute cautele, interviene invece Repubblica futura in conferenza stampa online.

“Apprendiamo che su temi rilevantissimi della giustizia che riguardano l’equilibrio tra i poteri, dopo ampio confronto, alla fine della seduta non è stato consentito ai magistrati di esprimersi in merito a delle deliberazioni e a degli ordini del giorno. Noi riteniamo – dice Nicola Renzi – che il rapporto tra poteri dello Stato sia cosa delicata. Leggere quello che abbiamo letto stamattina (ieri, ndr), fa molto male, crediamo che su quello che è accaduto serva chiarezza e soprattutto che i cittadini debbano sapere quali riflessioni i magistrati fanno in ordine alla situazione della giustizia e all’espletamento del loro ruolo quali magistrati, il segreto su questo non dovrebbe esserci, ma la massima trasparenza”.

“Se quanto riportato, e non smentito, è confermato – ha aggiunto Renzi -, vediamo impedire che il terzo potere dello Stato esprima il proprio orientamento, la propria opinione con un atto formale. Siamo davanti a un problema veramente serio. Temo che se queste cose e tutte quelle che stanno succedendo in questi giorni saranno confermate come vere, il rischio possa essere molto alto, di subire attenzioni specifiche da parte di organismi internazionali”.

Per Rf è necessario, anziché “chiudere la bocca” ai magistrati, un confronto con le toghe sui temi della giustizia. “Invece la maggioranza continua a testa bassa con riferimenti su un tema delicatissimo come l’ordinamento giudiziario”. Poi aggiunge: “Questa maggioranza nei primi suoi sei mesi è già passata alla storia per la profonda rotta di collisione con i magistrati e con il Dirigente del tribunale, per aver voluto bloccare l’attività del tribunale nell’emergenza Covid, chissà, magari per dilazionare procedimenti a persone politicamente esposte. Noi abbiamo bisogno di una giustizia che lavori e funzioni con indipendenza e autonomia”. E a proposito di polemiche o “sgrammaticature” nei provvedimenti sulla giustizia, Maria Katia Savoretti evidenzia le due interpellanze fatte da Rf. Una sui tagli disposti con delibera dal Governo alla remunerazione del Dirigente. Interpellanza che chiede se vi siano altri magistrati con indennità e trattamenti fiscali privilegiati che debbano rientrare nella ratio, e nelle norme, richiamate dal Governo per procedere ai tagli alla remunerazione del Dirigente.

L’altra interpellanza richiamata è quella sulle affermazioni del Segretario agli Interni circa l’appartenenza del Dirigente Giovanni Guzzetta al comitato scientifico della Fondazione Tatarella, ritenuta motivo di incompatibilità. Della stessa Fondazione fa parte anche il Giudice del Collegio Garante, De Vergottini. “Noi siamo convinti che questa incompatibilità non ci sia, ma la questione è di coerenza di politica e di sapere come la pensino il governo e in particolare il Segretario agli Interni su quanto aveva in maniera anche molto grave affermato”, ha detto Maria Katia Savoretti. Un problema di coerenza politica, insomma.

“Certi attacchi fatti dal Segretario agli Interni, che collegava gli aderenti alla fondazione al cerchio magico di Confuorti, avrebbero meritato quanto meno una spiegazione perchè oggi il professor Vergottini è legittimato pienamente nel ruolo di membro effettivo del Collegio Garante”, ha aggiunto Andrea Zafferani. Che poi rileva: “Se un Segretario di Stato in passato avesse fatto incontri con giudici, senza mandato e senza spiegazioni ai colleghi, Rete avrebbe fatto interpellanze, mozioni di sfiducia. Lo ha fatto per molto meno. Ma oggi Rete mostra, anche con il comunicato dell’altro ieri, una mutazione genetica. Zafferani parla di totale incoerenza di Rete tra le posizioni attuali e passate. “Quel movimento non rendiconta più le spese. Sparita la rubrica ‘Quanto ti spenno in consulenze’. Non pubblicano più gli atti delle delibere. E poi le nomine in posti strategici retribuiti. L’ultima è quella del team di comunicazione, a cui rete assieme ai colleghi di governo ha concesso diecimila euro a testa per sei mesi di lavoro a tre membri scelti ciascuno per ogni partito politico. Non parlo di Barducci, di cui è riconosciuta la professionalità, parlo degli altri membri, assolutamente persone vicine ai partiti di maggioranza. Questo cosa avrebbe scatenato in passato in un movimento che diceva che doveva essere la pubblica amministrazione a fare comunicazione? E’ solo un esempio, ma potremmo fare un libro già dopo sei mesi di legislatura”. 

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