San Marino. Riciclaggio “Cosa Nostra”, prescrizione

San Marino. Riciclaggio “Cosa Nostra”, prescrizione

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Riciclaggio denaro “Cosa Nostra” dichiarata la prescrizione

Una sentenza della Cassazione ha attestato che il tempus commissi delicti era risalente nel tempo. Di qui la dichiarazione di non doversi procedere

Antonio Fabbri

Il processo riguardava una somma, circa 200mila euro, ritenuti di Cosa Nostra, la Mafia siciliana, transitati a San Marino e per i quali erano sotto processo per riciclaggio Angelino Coiro, 63enne di Bologna, e Giovanni Costa, 63enne originario di Villabate in provincia di Palermo, ma residente a Bologna. Giovanni Costa sta scontando una condanna a 12 anni oltre confine. Secondo le accuse ha passato la vita a ripulire il denaro di Cosa Nostra.

Montagne di denaro che, secondo i calcoli della magistratura italiana, basati anche sulle dichiarazioni di collaboratori di giustizia, ammontano a circa 900miliardi di vecchie lire di provenienza mafiosa. Per la parte dei 200mila euro transitati sul Titano si è aperto quindi il processo lo scorso anno. Un processo non semplice. Non tanto e non solo per la complessità intrinseca dei casi di riciclaggio, quanto perché essendo Costa in carcere a Bologna, per consentirne la partecipazione al processo, il giudice Battaglino ha concesso la possibilità di svolgere le udienze in diretta streaming, su richiesta dell’avvocato Campagna difensore di Costa. Diretta streaming, però, difficoltosa ed estremamente travagliata, con blocchi della comunicazione e intoppi nella ricezione e trasmissione audio-video. Di certo si è trattato anche di una esperienza nell’utilizzo dello strumento dello streaming nei processi penali.

Ieri l’ultima udienza, nella quale è stata però dichiarata la prescrizione del reato. In tale caso, tuttavia, non sarebbe intervenuta per lungaggini processuali, quanto per il fatto che è stato dimostrato che il tempus commissi delicti, cioè la data di commissione del reato, era risalente nel tempo e quindi la condotta non più punibile. Secondo l’accusa, infatti, il trasferimento dei 200.000 euro, di provenienza illecita, era avvenuto sotto forma di partecipazione – al 94% – nella “Costa Costruzioni spa”. Ieri, però, in seguito a rogatoria, è emerso da una sentenza definitiva della Cassazione italiana, che le azioni di quella società, riconducibile agli imputati, erano state confiscate nel 2008, in seguito al fallimento. Da quella data, quindi, non era più operativa. Pertanto le condotte di riciclaggio dovevano essere state poste in essere al massimo fino al 2008. E’ così che, fatti i dovuti calcoli a partire da quella data, è stata constatata la prescrizione del rato e il Giudice Battaglino ha dichiarato non doversi procedere per l’estinzione del reato intervenuta per la decorrenza dei termini di prescrizione, appunto. Non vi erano denaro o azioni societarie sotto sequestro, peraltro già sottoposte a confisca dall’autorità italiana.

 

 

 

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